Caro signor Colombo, gentilmente riuscirebbe a spiegarmi una cosa che non ho capito seguendo varie testate giornalistiche: ma la manovra finanziaria di fine agosto si somma o si sostituisce a quella di metà agosto o si sostituisce a quella di luglio? Cioè, se già a luglio si erano trovati 48 miliardi e l’Europa li voleva subito, non si poteva anticipare tutto? Né in rete né sui giornali trovo una risposta. Forse anche loro non hanno capito?
Albino.

La ansiosa domanda di chiarimento del lettore Albino (1 settembre) non è che una delle moltissime mail che giungono al Fatto. Provo a ricostruire frammenti di percorso del peggior periodo della storia recente italiana per vedere insieme come si è formato l’ingorgo.

“La grave crisi dell’economia mondiale rafforza la posizione della Chiesa, non solo perché i tempi difficili richiedono riferimenti forti, ma perché la dottrina sociale del cattolicesimo ha anticipato la tendenza che riemerge in tutto il mondo, fondata sul primato delle persone sulle cose, e del lavoro sul capitale” (Il Corriere della Sera, 22 agosto).

“Calderoli annuncia che proporrà una patrimoniale sui patrimoni di lusso per far pagare chi finora non lo ha fatto” (Repubblica, 22 agosto ).

“Rosy Bindi dice che il Pd è pronto a raccogliere l’invito di Napolitano. Il pidiellino Cicchitto ricorda che la strigliata del capo dello Stato riguarda l’opposizione” (Repubblica, 22 agosto ).

“Pensioni: i conti del Pdl, da riforma 3,5 miliardi. Da un punto di Iva 6 miliardi” (Repubblica, 22 agosto ).

“Paolo Bonaiuti invita alla cautela: nessuno strappo con la Lega. Ognuno lancia la sua proposta, ma una sintesi sarà fatta in Parlamento, mantenendo invariati i saldi. Alfano fino a ieri sera lavorava seriamente all’ipotesi di innalzamento dell’età pensionabile. In serata il dossier è finito nel cassetto” (Repubblica, 23 agosto).

“Nel suo vestito leggero color acquamarina, Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, ha assicurato che i tagli sono finiti e la scuola, il 12 settembre, partirà rinnovata e migliorata. In un lavoro di approfondimento il periodico Tuttoscuola ha spiegato che, grazie a tre commi della manovra bis di luglio, la riorganizzazione gelminiana sarà profonda e dolorosa. Duemila scuole saranno date in reggenza a presidi già impegnati in altre scuole. In Sicilia e in Sardegna un istituto su cinque sarà cancellato”.

Come si vede, la sequenza è del tutto priva di senso. Eppure siamo appena a un frammento del tormentato e incomprensibile percorso. Infatti ecco come prosegue la parata dei titoli: “Manovra, i redditi su Internet. Emendamento di Tremonti: il carcere a chi evade” Il premier: Iva, il 22 per cento per tre mesi” (Repubblica 2 settembre).

“Il premier: opposizione criminale. Alimenta le speculazioni contro l’Italia. In cella gli evasori milionari”. (La Stampa 2 settembre).

“Conti correnti nelle denunce dei redditi. Le modifiche della manovra: carcere per chi nasconde dai tre milioni in su. Le dichiarazioni pubblicate online” (Il Corriere della Sera, 2 settembre).

“Carcere agli evasori, i redditi online” (Il Messaggero, 2 settembre).

A questo punto, e benché manchino moltissimi titoli e pagine dei maggiori quotidiani di agosto, una cosa è chiara: non si capisce. E poiché non è in gioco la qualità dei giornali, è chiaro che tutto lo spazio è ancora occupato dal regime, e che si può dire di tutto ma non tirare le somme. Ovvero avvertire i cittadini Italiani che il Paese, in un momento di rischio mortale, non è governato, che la situazione è peggiore della Libia, se persino Bersani, che pure è in testa ai sondaggi nonostante Penati, conclude la sua constatazione del dramma con la frase “non ho parole”. E si ferma, perché più in là ci sarebbe la rivolta.

Il 2 settembre il titolo del Corriere (l’intera pag. 15) è un pacato e responsabile “Il premier: io, spiato, via dall’Italia”. Il lettore che avrà avuto la pazienza di scendere fino alla 51esima riga, senza l’aiuto o l’invito di alcun occhiello o sottotitolo o richiamo, leggerà quanto segue (testo di una registrazione di telefonata di Tarantini a Berlusconi il giorno 13 luglio di questo stesso anno): “Mi mettono le spie dove vogliono, mi controllano le telefonate, non me ne fotte niente, io tra qualche mese me ne vado per i cazzi miei da un’altra parte, e quindi vado via da questo Paese di merda, punto e basta“. Nota bene: “Cazzi” e “merda” sono parole che, per riguardo (a Berlusconi, ai lettori?) non trovate sul Corriere, non trovate, se non con le iniziali e i puntini, su quasi tutti gli altri giornali. La frase è grave anche perché è di questi giorni, come tutti gli eventi che stiamo tentando di ri-raccontare e mettere in ordine. È evidente che viviamo tuttora in un Paese in cui Berlusconi è una persona normale dal punto di vista psichico, un uomo perbene dal punto di vista penale, un soggetto perseguitato, di tanto in tanto, da una ossessione dei giudici. Ma lui a questi inconvenienti porrà rimedio appena terminata la quarta o la quinta manovra per salvare l’Italia. Noi possiamo soltanto informare il lettore Albino che niente si somma a niente.

Infatti, nonostante i seri e circostanziati titoli dei giornali (che corrispondono ai “lanci” delle grandi tv) e nonostante la gravità della situazione italiana e la durezza dei giudizi internazionali, non è successo niente di tutto ciò che è stato presentato, annunciato, discusso e cambiato.

E niente è arrivato, mentre scrivo, in Parlamento. Questa però non è una rassicurazione. Il passaggio più brutto e allarmante di un altro articolo del Corriere della Sera, stesso argomento, stesso giorno, pag. 8, è il seguente: “Berlusconi invece si mostra serafico sull’approvazione della manovra (che, mentre lui parla, non esiste, ndr ): “Non ci sono problemi, si è cianciato di divisioni nel Pdl, ma i deputati sanno che cosa è la disciplina di partito e l’interesse del Paese”. A quanto pare, sono ancora in molti a saperlo in Italia.

Il Fatto Quotidiano, 4 settembre 2011

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