Dominique Strauss-Kahn è stato assolto e torna libero. Ma è una non-vittoria.

Non ha vinto nessuno, sono tutti sconfitti. Sono d’accordo con Vittorio Zucconi, che nel suo articolo di ieri su Repubblica ha fatto ruotare la sua riflessione attorno a un’affermazione: la giustizia è quel sistema che deve stabilire chi ha gli avvocati migliori fra accusa e difesa. Questo pensiero racconta l’episodio nel migliore dei modi possibili e testimonia che il caso dell’ex presidente del Fondo Monetario Internazionale rischia di fare giurisprudenza a livello internazionale. Anzi, molto di più, rischia di cambiare il significato, il senso della parola giustizia.

La vicenda, come spesso accade per i grandi casi giudiziari, ha diviso l’opinione pubblica in due fazioni. Da un lato ci sono i colpevolisti, che pensano che Dsk sia un uomo incapace di gestire le proprie pulsioni ed è disposto a usare violenza contro le donne pur di assecondarle. Dall’altro c’è chi pensa che Ophelia, di sua spontanea volontà o sotto suggerimento di terze persone, abbia provato a capitalizzare la situazione trasformando un rapporto consensuale in una violenza.

In mezzo ci sono i giudici, che devono lavorare sulle prove e raggiungere un verdetto definitivo, oggettivo, incontestabile. E devono evitare le trappole, le bugie, le ricostruzioni che cambiano durante le indagini, le perizie, le controperizie, la sfida tra gli avvocati, tra il loro carisma e le loro parcelle. I giudici sono i portatori della Giustizia, cioè quelle persone a cui una comunità delega il compito di stabilire la Verità. La verità dovrebbe essere una sola e non dovrebbe essere soggetta a interpretazioni. E, soprattutto, non dovrebbe dipendere dall’incrocio di alcune variabili di contesto.

Ma così non è stato: Dsk è stato percepito come un potenziale stupratore perché aveva la nomea di latin lover, la Diallo è stata ritenuta inaffidabile per alcune bugie ed omissioni durante queste settimane. Essendo bugiarda, non è possibile credere al fatto che sia stata stuprata (è questo, in soldoni, il motivo per cui l’indagine su Dsk è stata archiviata). Ma è abbastanza evidente che entrambe le ricostruzioni sono basate su pregiudizi e sono dunque totalmente inaffidabili.

Dsk è un ricco uomo bianco, Ophelia una povera donna di colore. Non sapremo mai come sarebbe andata a finire a parti invertite, se il presunto stuprato fosse stato il ricco e il presunto stupratore il povero, se il presunto stuprato fosse stato di pelle bianca e il presunto stupratore di pelle nera. Ma nei sentimenti di tutti c’è il convincimento che ogni incastro possibile avrebbe avuto la sua verità, che solo uno di questi incastri avrebbe portato i giudici a raggiungere la Verità e non è detto, dunque, che giustizia è stata fatta.

La Verità su questa storia esiste ed è una, ma probabilmente non la sapremo mai. Ed è per questo che sono tutti sconfitti, a partire dalla Giustizia. Perché se è vero, come teorizza Zucconi, che ogni sentenza dipende da un insieme di variabili (e la qualità del foro degli avvocati rischia di essere determinante) è altrettanto vero che la verità sarà sempre ritenuta parziale e i verdetti interpretabili, impugnabili, mai definitivi. Dunque la giustizia non avrà la lettera maiuscola e per questo i giudici rischiano di perdere la delega fiduciaria totale da parte della comunità. Il passaggio successivo è potenzialmente drammatico: se non si crede nella Giustizia, avanza la tentazione di farsi giustizia da sè. E soprattutto, se la giustizia è parziale, tutti hanno il diritto di sentirsi perseguitati.

Ecco qual è il vero punto di contatto tra Dominique Strauss-Kahn e Silvio Berlusconi: quasi certamente non conosceremo mai la Verità sul loro conto, ma siamo certi che entrambi hanno ottimi avvocati.

Per queste ragioni bisogna decidere subito: fiducia nella Giustizia, comunque sia, oppure no? Se ci si fida della Giustizia, Strauss-Kahn è un uomo libero, pulito, e ha tutto il diritto di diventare nuovo presidente della Repubblica in Francia. E non ci sono ulteriori spazi per le recriminazioni. Se invece non si ritiene la sentenza corretta, non ci si fida della Giustizia. E a quel punto si è dalla parte di chi ritiene la Giustizia oggi di parte, domani politicizzata, dopodomani ossessionata.

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