Perché mai dei ragazzi poveri, con il problema immenso di un posto di lavoro, devono fare grande festa a un ragazzo che ha il solo pregio di essere nato ricco?

Perché i ciellini si sono radunati attorno a John Elkann come se fosse una sorta di San Luigi, re in terra e nei cieli?

Per fortuna, si fa per dire, a portare tutti con i piedi per terra c’era il ruvido Sergio Marchionne, che accompagnava come un mastino non invitato il suo giovane e invitato presidente e si è messo a parlare di Montezemolo e di volgari beghe politiche.

Ogni anno si ripete. Gli azionisti di Dio sono affascinati dai ricchi della terra. Da un quarto di secolo, i ragazzi di Comunione e Liberazione continuano a ricevere i re di denari come se fossero delle Madonne pellegrine.

Cominciò nel 1987 con un bel gruppetto, guidato da Silvio Berlusconi, Raul Gardini, Calisto Tanzi, Steno Marcegaglia, Luciano Benetton. Personaggi tutti diventati famosi per il loro approccio dedicato all’etica, alla solidarietà e, come piace ai ciellini, alla sussidiarietà.

Si finisce quest’anno con il ministro Giulio Tremonti, messo a concludere il Meeting di Cl sull’onda del successo dell’anno scorso, quando a suon di citazioni, dai Vangeli ai capisaldi dell’economia, fu osannato come la speranza post-Berlusconi. Il neo economista catto-solidal-leghista. Nel giro di un’inizio estate, Tremonti è tramontato e l’arco di trionfo preparato a Rimini è diventato quasi imbarazzante.

Cl. è oculata, la Provvidenza però quest’anno ha già fatto il miracolo con Giorgio Napolitanno, coinvolto a celebrare la sussidiarietà, la sostituzione privata di compiti che lo Stato non fa, non può fare, con vuol fare: una manna per C.L. dall’economia alle scuole private. Amen per Tremonti.

E poi ci sono stati Corrado Passera di Banca Intesa, Mario Moretti delle Ferrovie, Fulvio Conti dell’Enel, presenti da anni, noti tutori dei risparmiatori, dei viaggiatori, dei consumatori, come l’altrettanto immancabile Raffaele Bonanni della Cisl, difensore dei lavoratori.

In queste chiamate ci sono anche legami da sponsor, per gli otto e mezzo milioni che il Meeting raccoglie. Idem con le coop rosse. Ma non solo. Ai conti e ai rapporti politici ci pensano i grandi del movimento, i ragazzi fanno massa da manovra e da applausi senza nessun interesse personale.

Giancarlo Cesana, che fu il braccio destro di don Luigi Giussani, Giorgio Vittadini, il fondatore della Compagnia delle Opere, gli uomini degli affari e i politici ciellini, spiegano che il movimento ha sempre percorso una propria strada accogliendo chi andava nella stessa direzione, anche per brevi tratti, e la facilitava. Modo per spiegare e accettare tutto. Da Claudio Martelli annusato nel 1980, craxismo montante, osannato nel 1988, craxismo imperante. Se va avanti così vedrete le aperture verso il Pd, in vista del 2013 e del Berlusconi in ogni caso bollito.

Si cambia continuamente il menù.

La Compagnia delle Opere al Meeting è arrivata nel 1988, otto anni dopo la partenze della kermesse, uno dopo l’arrivo dei Grandi Imprenditori. «Un’occasione per l’imprenditorialità italiana» si presentò. A fare festa c’erano i padri dei ragazzi di oggi. L’amo resta lo stesso, i pesci cambiano.

Berlusconi fu inseguito e osannato nell’87. Ancora nel ’94 quando si trattò di piccola impresa. E nel 2002 quando si presentò da presidente del Consiglio, seppellendo fra frizzi e lazzi un grigio Romano Prodi, presidente della Commissione europea. Da sempre non amato, come tutti i cattolici di sinistra (esclusi banchieri come Giovanni Bazoli e Giuseppe Guzzetti o il laico Alessandro Profumo), concorrenti veri di Cl, che ama-ricambiata i vecchi comunisti come Ugo Sposetti, l’uomo dei denari rossi per decenni, primo sostenitore della sussidiarietà e dell’aumento del finanziamento pubblico ai partiti.

I capi Cl stendono le reti, i giovani ciellini sognano e applaudono chi spunta. Sembra Pinocchio. Poi si sceglie, chi rimane amico e chi no. Cesare Romiti ebbe gran successo attaccando i costi sociali dell’adesione dell’Italia all’Unione monetaria europea. Mario Monti lanciò nel ’98 «uno sciopero generazionale dei giovani per il lavoro» contro lo sciopero generale annunciato sempre a Rimini da Sergio D’Antoni della Cisl. La storia ritorna, anche se Bonanni ora è contro lo sciopero. Nel 1999 a parlare di «Educare per costruire» furono chiamati altri campioni della solidarietà come Roberto Colaninno, Vittorio Colao, Sergio Billè, Giulio Tremonti, Cesare Romiti. Nel 2000 sui Paesi poveri fu chiamato a trattare anche il re del lusso Diego Della Valle. Nel 2001, «La prima questione morale è l’educazione» vide Umberto Agnelli e Ivano Barberini della Lega coop, Luca Cordero di Montezemolo e Andrea Riello.

L’anno dopo di amore per gli altri ed economia trattarono Santo Versace, Lorenzo Necci, Franco Bernabè, Leonardo Mondadori, Paolo Scaroni, altro pool sussidiario. Come nel 2003 Bruno Ermolli, Elio Catania, Giancarlo Cimoli, Vito Gamberale. O nel 2004 Tronchetti Provera di Pirelli-Telefon-Afef. Il tutto fra arrivi di Papa Wojtyla, presenze di Ratzinger cardinale, nobili cammei di madre Teresa di Calcutta, di eremiti, di cristiani perseguitati. E pure di Carlo Petrini di Slow Food.

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