Mi ricordo benissimo gli argomenti dei miei amici e conoscenti che votarono Berlusconi Presidente alle prime elezioni cui partecipò Forza Italia. Tra i più gettonati: “È ricco di suo, non avrà bisogno di rubare” e “Ha avuto successo come imprenditore, quindi saprà gestire il Paese con altrettanto successo“.

Alcuni blogger del Fatto hanno notato, giustamente, come nel discorso al Parlamento Berlusconi abbia “confessato” l’esistenza del conflitto di interessi protestando la sua qualità di imprenditore “in trincea”. Come al solito, questa rivelazione non ha sortito alcun effetto, nessuna reazione dell’opposizione o dell’opinione pubblica.

Evidentemente no! Gli italiani il conflitto di interessi lo conoscono benissimo, e lo apprezzano addirittura: hanno votato B. per questo.

Il risultato è che il grande imprenditore ha usato il suo potere economico per superare le barriere politiche (inclusa la compravendita di senatori e deputati) e ha portato il Paese sull’orlo del baratro – o, dovranno ammettere anche i più ferventi sostenitori del governo, non ha saputo evitare che ci arrivasse.

Mario Monti, con il consueto acume, dice che in Italia c’è ora un governo tecnico sopranazionale. A me pare che l’Italia sia da tempo una Società a Sovranità Limitata, una s.s.l. per così dire.

Da tempo il Porcellum ha privato i cittadini di una bella fetta di sovranità. La trasformazione delle Aule del Parlamento in un mercato di vacche, nemmeno sacre, ha dato il colpo di grazia. In fondo, se l’azionariato di riferimento si allarga oltrefrontiera, magari giova all’azienda Italia s.s.l…

Il problema della sovranità nazionale alla prova dei fatti è complesso e – per usare un termine alla moda – epocale. Ne ho parlato un po’ nel caso della Grecia, dove si è manifestato con lo scontro tra il popolo (sovrano, in teoria) e il governo (con le spalle al muro, in pratica).

Non sorprenderà che in Italia lo stesso problema si manifesti… all’italiana. Niente rivoluzioni, niente proteste, il premier va al mare e in due giorni i maggiori partiti di governo sconfessano l’essenza della loro propaganda martellata incessantemente fino al giorno prima, nel silenzio tombale delle opposizioni.

A questa nonchalance invidiabile si accoppia purtroppo il conflitto di interessi non più latente ma beante come una ferita nel tessuto politico nazionale. Suggerendo ai risparmiatori di investire nelle “sue aziende” proprio all’apice della crisi del debito sovrano (debito che, ricordiamolo, in Italia è largamente in mano ai cittadini stessi), Berlusconi ha fatto una scelta di campo netta: alla malora il Paese, del suo destino se ne occuperà l’Europa.

Il Financial Times in un editoriale dice che è l’ultima chance per Berlusconi di tagliare il deficit. Dice anche che in 17 anni di governo il Nostro ha realizzato “next to nothing“. Conclude escludendo un governo tecnico perché è compito dei politici eletti mostrare coraggio e fare le riforme.

Ineccepibile nella forma e nella sostanza. Al netto del conflitto di interessi.

Disclaimer: Come riportato nella bio, il contenuto di questo e degli altri articoli del mio blog è frutto di opinioni personali e non impegna in alcun modo la Commissione europea.

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