Annozero, la protesta di Valigia Blu: “La Rai si uccide per far piacere a B”
In quattro mostrano uno striscione fuori da viale Mazzini per chiedere un'informazione corretta sui Referendum da parte dei tg delle reti pubbliche e un altro in difesa di Santoro. Sono stati portati in questura per essere identificati
La protesta di Valigia blu davanti alla Rai in viale Mazzini
“Assistiamo inermi all’apoteosi del conflitto di interessi? Zavoli, Garimberti se ci siete battete un colpo. Perché se non riuscite a svolgere il vostro ruolo di garanti, allora tanto vale salvare almeno la dignità e dimettersi”. Valigia Blu, il sito che si è distinto per le battaglie contro la legge bavaglio e per la difesa della Costituzione, si scaglia contro il Presidente della Commissione di Vigilanza e del direttore generale di viale Mazzini, dopo le parole di Michele Santoro ieri sera. “La sua proposta di condurre Annozero a un euro a puntata li mette davanti alla responsabilità di scegliere e di esporsi”, spiega Arianna Ciccone, coordinatrice del sito.
“L’intervento di ieri sera è stato splendido. Santoro era arrabbiato e doveva dirlo: i partiti stanno distruggendo la Rai. Propongono di privatizzarla ma noi la vogliamo pubblica”. E il nodo da sciogliere riguarda la qualità del servizio offerto ai cittadini. “Viale Mazzini – prosegue Ciccone – deve pensare a fare cassa e informazione di qualità. Santoro era in grado di soddisfare entrambi gli obiettivi, visto che portava milioni di introiti pubblicitari”. Il criterio che lo ha sostituito è quello politico, “della maggioranza di Silvio Berlusconi che è l’origine del conflitto di interessi. La presenza dei partiti nella Rai è ormai un fardello insostenibile per i cittadini e paralizza il servizio pubblico”.
Valigia Blu attende le reazioni dei vertici Rai ma ha si dice pronta a organizzare una mobilitazione di protesta. Fino a lunedì si concentrerà sull’informazione del servizio pubblico intorno ai referendum. Ieri infatti quattro ragazzi del sito sono andati davanti ai cancelli di Viale Mazzini con uno striscione: “Cara Rai – avevano scritto – l’informazione sul referendum è un tuo dovere e un nostro diritto (se poi azzeccate le date nei tg è meglio)”. Volevano protestare contro il silenzio delle tre reti sulla consultazione popolare e gli errori di Tg1 e Tg2 che nei giorni scorsi hanno sbagliato le date del 12 e 13 giugno. Il risultato? Sono stati portati in questura e identificati perché “la Rai è un obiettivo sensibile”.
“Erano le 5,30 quando siamo arrivati fuori dai cancelli della Rai – spiega Ciccone. Appena il tempo di srotolare lo striscione ed è arrivata la guardia privata che ha chiamato la polizia. Prima dell’arrivo della volante, un uomo della Digos ci ha detto che non potevamo esporre il manifesto. Gli abbiamo risposto che nemmeno la Rai può comportarsi come sta facendo con i cittadini e lui ci ha persino dato ragione. Poi ci hanno portati in questura perché, hanno detto, la Rai è un obiettivo sensibile e noi potevamo metterla in pericolo”.
I quattro di Valigia Blu indossavano anche la maschera di Augusto Minzolini come “goliardata dimostrativa” per animare la protesta. Che secondo le forze dell’ordine non era autorizzata. “E’ necessario chiedere il permesso se si è in più di cinque. Noi eravamo solo in quattro e non ne avevamo bisogno”, prosegue Ciccone.
Che definisce quanto è successo “una commedia all’italiana”. “In questura – osserva la portavoce di Valigia Blu – si sono chiusi in una stanza mentre noi aspettavamo e due ore dopo sono usciti con un verbale di sequestro. Ci hanno pure avvertiti che saremo denunciati per affissione abusiva. E’ paradossale, vista la quantità di manifesti abusivi affissi per le amministrative”.
E ieri avevano in serbo anche uno striscione su Michele Santoro, che hanno srotolato davanti alla Rai all’uscita dalla questura per una foto ricordo. Avevano scritto: “Santoro addio. La Rai si suicida per far piacere a Berlusconi”. Dopo la puntata di ieri sera si riapre la partita. E ora tocca alla Rai decidere.
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La Redazione
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Il confronto è finalizzato alla stesura di un primo paper — che sarà pronto nelle prossime settimane — propedeutico alla definizione di una vera e propria piattaforma di analisi e di proposta programmatica sulle politiche industriali, da costruirsi con un percorso di ascolto dei soggetti protagonisti dello sviluppo del Paese, con nuovi incontri come questo (a partire dal prossimo sulle politiche energetiche) e con un viaggio nei distretti e nelle diverse realtà produttive.
Tra i temi affrontati: gli squilibri delle bilance commerciali e gli effetti sulla competizione globale, la politica commerciale statunitense, l’innovazione e la sostenibilità nelle transizioni, il ruolo dell’Europa all’interno delle crisi (climatica, ambientale, sociale, geopolitica) e le prospettive di riforma della governance economica, il nodo dell’energia e del rapporto tra i grandi player economici mondiali sul terreno delle risorse e delle materie prime, lo spazio e l’opportunità di vere e proprie politiche industriali nazionali ed europee. Con una parola d’ordine chiara: reindustrializzare l’Italia e l’Unione Europea. Non solo per difendere la capacità produttiva nel contesto delle grandi sfide del tempo presente, ma anche per affermare una idea di civiltà, un modello di società e di relazioni industriali all’interno di una futura coalizione per l’alternativa.
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