“La nostra immagine all’estero adesso è molto bassa. E lo dico per esperienza personale. Siamo in giorni in cui anche lo sport più importante viene messo in discussione. E io ho paura di una cosa, che prima di cambiare, abbiamo bisogno di toccare il fondo“. Romano Prodi, per tutti il Professore, lo dice quasi col cuore in mano, parlando alla platea di imprenditori che si sono riuniti oggi a Modena, nell’incontro organizzato da Confindustria sul tema “Il mondo è rotondo e rotola in fretta, come inseguirlo?” (titolo scelto da lui).

Da questa triste immagine non si salva neanche la sua vecchia passione: il ciclismo. “Non posso più neanche guardare il Giro d’Italia – dice l’ex premier – perché non so chi è drogato e chi no”. Parole che dette nella città di Riccardo Riccò, hanno un sapore particolarmente amaro. Poi racconta di quando, mentre faceva ginnastica a Pechino indossando una felpa con la scritta “Italia” si sia sentito domandare da un cinese: “Ma perché lei non torna in Italia? E’ un paese così divertente (it’s such an entertaining country)”. Dopo questa domanda “mi sono vergognato così tanto”, racconta Prodi.

Il Professore quindi parla dei nuovi Paesi emergenti (come l’India e la Turchia), di un’Europa “contraddittoria e asimmetrica”, nonché di un Paese (il nostro) con un debito pubblico altissimo, dicendo di essere “meno ottimista di due mesi fa” rispetto al superamento della crisi. “Di fronte ad una disoccupazione così alta e a un debito pubblico così elevato, l’unica strada è crescere. C’è troppa esitazione”. Anche in questo 150^ dell’Unità d’Italia, il nostro Paese si conferma “sempre all’inseguimento, sempre dietro”.

Ma la prima questione che gli pone un imprenditore riguarda l’etica: quanto è importante nell’economia? “E’ fondamentale – risponde – l’etica negli affari è importantissima”. Quindi sottolinea la “mancanza di investimenti stranieri” nel nostro Paese, di cui avremmo tanto bisogno. “Gli imprenditori stranieri vengono a comprare un marchio, come nel caso della Parmalat, ma non c’è nessuno che venga a fare investimenti. Questo è uno dei drammi – avverte – noi non ci pensiamo mai”. In questo, spiega il Professore, “io do un peso enorme al Mezzogiorno e alla criminalità organizzata. Mi dispiace dire queste cose, ma gli imprenditori non si fidano. Perché lo straniero non distingue come il Censis il tessuto economico a macchia di leopardo, le zone vortuose. No, e quando mette l’etichetta è finita”.

Tra gli altri mali, inoltre, “c’è  la lentezza della giustizia, che viene legata al non rispetto della legge. E anche la lentezza della burocrazia”, prosegue. Senza contare la “paura degli imprenditori”, che invece di investire in innovazione, preferiscono buttarsi nel mercato immobiliare e “rinunciare alla sfida. Così si dà un quadro di ritirata”. Ma il Governo (anche se il Professore non lo cita mai direttamente), è il primo a non dare un esempio di coraggio: “Il taglio lineare è simbolo di paura. Tagliare del 10% tutto così non brontola nessuno, significa non fare scelte“, ma “per togliere la paura, noi abbiamo bisogno di qualche successo. Ed io mi auguro che arrivi”. Con questo augurio, Prodi conclude il suo intervento e si ferma a parlare con gli imprenditori. A un cronista che gli chiede una valutazione sulle manovre correttive di cui sta discutendo il Governo, non risponde: spalanca gli occhi e si allontana con l’aria di chi “è meglio che non parli”.

Elena Boromeo

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