E’ di 28 vittime il bilancio provvisorio dell’esplosione avvenuta a Sanaa, in un deposito gestito dalla famiglia Al Ahmar. La deflagrazione si è verificata durante i nuovi scontri scoppiati ieri a nord della capitale yemenita tra manifestanti contro il presidente Ali Abdullah Saleh e la polizia. Lo riferisce l’emittente araba ‘al Arabiya’, secondo cui nelle violenze sarebbero morte altre 24 persone. Nella tarda serata di ieri, nella regione di Arhab – a nord dell’aeroporto della città – le forze lealiste si sono scontrate con i sostenitori dello sceicco Sadek al Ahmar. Le autorità hanno sospeso i voli nello scalo e ordinato l’arresto del leader dell’opposizione. Lo sceicco, capo della importante confederazione tribale Hached, è uno dei due figli dello sceicco Abdallah Al Ahmar. Il fratello, Hamid al Ahmar, è un imprenditore e dirigente del partito islamico di opposizione Al Islah.

Gli Stati Uniti hanno intanto ordinato ai familiari di diplomatici e funzionari dell’ambasciata Usa in Yemen di lasciare il paese, a causa dell’intensificarsi degli scontri. Per il Dipartimento di Stato statunitense, il livello di minaccia alla sicurezza per il rischio di attacchi terroristici e di violenze è molto alto. L’ambasciatore italiano Alessandro Fallavollita ha confermato che nel corso della notte gli scontri sono stati molto violenti, con uso di artiglieria pesante, e riferito che “tutte le ambasciate occidentali, soprattutto quelle europee, in coordinamento tra loro, hanno rinnovato la raccomandazione ai connazionali che non abbiano impellenti ragioni per restare nello Yemen di lasciare immediatamente il Paese con i voli commerciali, fino a quando saranno disponibili”. La stessa rappresentanza diplomatica italiana, aggiunge, ha già ridotto all’essenziale il suo personale.

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