Non solo il mistero delle foto e dei video che ritraggono l’uccisione di Osama bin Laden e il suo funerale. Le ombre che avvolgono l’operazione ‘The mother lode of intelligence’, che ha portato prima all’individuazione e poi alla morte del principe del terrore, sono sempre di più. E con il passare del tempo la trama continua a infittirsi.

I talebani addirittura mettono in dubbio l’intero blitz, “dato che prodotto nessuna prova accettabile per sostenere il loro annuncio, e dato che gli stretti collaboratori non hanno confermato o smentito la sua morte”, come ha affermato Zabibullah Mijahid, portavoce degli studenti coranici afghani.

Dopo i vari falsi che sono circolati in rete, mancano ancora le immagini ufficiali che ritraggono il corpo di Osama. La Casa Bianca ha annunciato che sta ancora valutando se diffondere gli scatti, dato che “si tratta di fotografie piuttosto dure”, come ha specificato il portavoce dell’amministrazione americana Jay Carney. Ci sarebbe anche un video dell’incursione, ma anche questo non è stato reso pubblico divulgato. La sua pubblicazione solleverebbe la coltre di nebbia che ancora accompagna la dinamica dei fatti: a partire da chi ha materialmente ucciso bin Laden. Come riportano gli Usa, a sparare sono stati gli uomini del commando con un colpo di arma da fuoco alla testa. Oppure due. Ma secondo fonti di Al Qaeda sarebbe invece stato uno dei fedelissimi di Osama, che da tempo aveva ordini precisi in merito, una volta capito che non c’era via di fuga ha freddato il suo leader per impedire che cadesse vivo in mani nemiche. Gli Usa sostengono poi che i militari hanno sparato perché, una volta dentro il covo, hanno incontrato la resistenza di alcuni jihadisti anche se Osama era disarmato.

Non è chiaro nemmeno il numero di persone che si trovavano all’interno della sua abitazione-bunker. Si continua a parlare di almeno nove bambini, alcune donne (una è stata uccisa), diversi miliziani di cui tre uccisi e altri fatti prigionieri. Che fine hanno fatto una volta terminata l’irruzione? Anche qui le versioni divergono. Fonti pachistane affermano che gli arrestati sono nelle loro mani e al momento sono sotto interrogatorio. Come prevede la legge del Pakistan, i prigionieri non saranno portati negli Stati Uniti ma rimandati “nei loro paesi d’origine”. Peccato che in precedenza gli americani avessero detto che erano stati portati via in elicottero dopo il blitz delle forze speciali.

Giallo anche su uno degli elicotteri impiegati nell’operazione. Innanzitutto oggi è stato detto che i velivoli erano quattro e non due come precedentemente annunciato. Secondo gli Usa, gli uomini del commando hanno fatto saltare in aria uno degli elicotteri perché aveva avuto un guasto tecnico e non poteva ripartire. Ma i qaidisti sostengono che è stato colpito e messo fuori uso dagli uomini che difendevano la villa-fortezza a 50 chilometri dalla capitale pachistana.

Altri interrogativi si addensano anche sulle sue esequie che, come riferiscono gli Usa, sarebbero state celebrate secondo il rito musulmano a bordo di un’imbarcazione della marina militare americana. E’ disponibile un filmato che ritrae il momento del funerale e la sepoltura del corpo in mare. Ma al momento anche questo documento rimane secretato.

Anche sul mancato coinvolgimento del Pakistan dell’operazione, le informazioni disponibili sono a dir poco contraddittorie. Da una parte e dall’altra si dice che Islamabad era all’oscuro dell’operazione o, al contrario, era stata informata. Sempre da entrambe le parti, fonti diverse confermano o smentiscono la partecipazione dei pachistani al blitz.

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