A Perugia arriva il weekend e anche il grande pubblico. Trovare gente in coda fuori dai teatri, in attesa di seguire gli eventi di maggior richiamo non è stato infrequente e non lo sarà neanche domani.

La giornata è stata pienissima ed è stato obiettivamente impossibile essere ovunque. Il Festival del Giornalismo dovrebbe raccontarsi così, mettendo insieme ciò che è successo in 12 ore e in un’area di un chilometro quadrato: Cruciani e Telese che si mandano al diavolo al Teatro Pavone; Severgnini e Bill Emmott che discutono del fenomeno antropologico Berlusconi; le conversazioni tra Nichi Vendola e Vittorio Zincone (Sette – Corriere della Sera) e tra Ligabue e Luca Valtorta (XL – Repubblica), entrambi al Teatro Morlacchi, entrambi capaci di attrarre una folla tale da portare alla creazione di code già ore prima dell’inizio; il confronto tra Sam Graham-Felsen, capo blogger di Obama 2008 e Micah Sifry, presidente del Personal Democracy Europe in un panel sulla comunicazione politica moderato da Alessio Jacona (Nova – Sole 24 ore) che mi ha visto tra i partecipanti insieme a Stefano Epifani e Antonio Sofi.

E ancora, quattro ore e mezza di dibattito su Wikileaks con i più autorevoli analisti mondiali sul tema; 8 ore di Hacker’s Corner, un insieme di lavoro tematico che già da ieri aveva illustrato diffusamente il rapporto tra tecnologia, trasparenza e giornalismo e poi, citando in ordine sparso, Luca De Biase, Derrick De Kerckhove, Zoro (con la sua rassegna stampa mattutina e un gremitissimo speciale di Tolleranza Zoro), Vauro, Robin Good, Giulio Anselmi, Luca Sofri, Corrado Formigli, Gianni Barbacetto, Andrea Vianello ed Evgeny Morozov (qui il programma completo).

La quantità della proposta va di pari passo con la qualità e con l’eterogeneità del tipo di evento proposto al pubblico (tutto, rigorosamente, gratuito e con traduzione simultanea italiano-inglese). Ci si può destreggiare tra panel e presentazione di libri, tra rassegne stampa italiane e internazionali e workshop. E poi ci sono i momenti di formazione del Journalism Lab e gli eventi serali speciali.

Così come il Festival, anche le nostre giornate sono state frenetiche: non siamo mai usciti di casa la sera, non abbiamo mai finito di realizzare una clip prima delle 3 di notte, non ci siamo mai svegliati più tardi delle 8.30. Ma ne vale decisamente la pena.

La rutilante giornata odierna mi ha portato una magnifica rivelazione: confrontandomi con Sam Graham-Felsen, per me un punto di riferimento professionale, ho scoperto che negli Stati Uniti parlano di politica e social media con lo stesso linguaggio e la stessa convinzione. Hanno le stesse idee e le raccontano nello stesso modo. Hanno la stessa idea di futuro, probabilmente hanno avuto le stesse difficoltà nel far passare idee innovative e allo stesso tempo hanno aperto la breccia per momenti di attivazione e partecipazione popolare impensabili solo fino a pochi anni fa.

Sentirlo parlare e ascoltare il confronto con Sifry, con cui si condivide però un comune interesse e ottimismo nei confronti delle possibilità offerte nel rapporto tra tecnologia e politica, ti rincuora. Ti fa pensare che l’Italia ha più di una speranza per regalarsi un’improvvisa e gioiosa rinascita. Lo dice proprio Graham-Felsen sul suo profilo Twitter, pochi minuti dopo la fine del dibattito: “Mi sto rendendo conto che l’Italia è più adatta di qualsiasi altro paese europeo a una candidatura stile-Obama”.

Riuscite anche solo a immaginarlo?

La Repubblica tradita

di Giovanni Valentini 12€ Acquista
Articolo Precedente

Altro che nuovi bavagli, strappiamo anche i vecchi

next
Articolo Successivo

Tettamanzi l’arcivescovo per ogni stagione
Prima comunista, poi imam, ora contro B.

next