Molti dicono: “Io sono uno che pensa con la sua testa”. Già, in fondo tutti pensiamo con la nostra testa ma le teste sono quasi sempre in connessione e un pensiero veramente libero da influenze è quasi impossibile. Solomon Asch, uno psicologo di origini polacche del secolo scorso divenne celebre per un esperimento che, semplificando molto, consisteva in questo: si formava un gruppo di persone che dovevano rispondere alla presenza di tutti sulla somiglianza tra due linee che erano palesemente differenti. In realtà nel gruppo un solo individuo si sottoponeva senza saperlo all’esperimento, perché tutti gli altri erano d’accordo con lo sperimentatore e davano una risposta palesemente errata. Nel 75% dei casi, almeno una volta la “cavia”, che era sempre interpellata per ultima o penultima, dava la stessa risposta degli altri anche se oggettivamente sbagliata. Tendeva quindi a conformarsi al pensiero comune anche contro la propria opinione.

La maggioranza non ha sempre ragione ed è giusto dissentire anche se ciò sembra portarci svantaggi sociali o provochi in noi quel sentimento che tutti rifiutiamo di provare e che si chiama vergogna. Ma però bisognerebbe maturare la capacità di vergognarsi non solo di fronte agli altri, ma anche di fronte a se stessi. Scrivo “ma però” alla faccia dei “saputelli da blog” che sono pronti a tralasciare il contenuto di questo post per concentrarsi su quello che la maggioranza ritiene un errore di sintassi, perché così ci hanno insegnato a scuola, in questo sono confortato dall’Accademia della Crusca che sostiene che “L’espressione – ma però – non è da condannare”.

Ci sono casi un po’ stupidi, che so, Emilio Fede tifoso juventino che diventa milanista nel momento in cui è nel libro paga del PdT (Presidente di Tutto); ma ci sono casi più sottili, che andrebbero messi in discussione, come il fatto che un non violento non dovrebbe cosiderare un eroe Carlo Giuliani, una vittima, ma non un eroe. E neppure si dovrebbe ritenere che (sempre nel caso di Carlo Giuliani o dell’irruzione nella caserma di Bolzaneto) la polizia faccia semplicemente il proprio lavoro anche quando si macchia di fatti visibilmente criminosi, per i quali tutti, anche i democratici di destra, dovrebbero chiedere le dimissioni del governo.

Non ci sono state, da destra, censure in veneto all’ennesima provocazione anticulturale da parte  dell’assessore regionale all’istruzione Elena Donezzan, con il sostegno morale del presidente Luca Zaia. La Donezzan afferma: “Inviteremo tutte le scuole del Veneto a non adottare, far leggere o conservare nelle biblioteche i testi diseducativi degli autori che hanno firmato l’appello a favore di Cesare Battisti“. Proprio nessuno a destra ritiene questa una disposizione antidemocratica e anticulturale?

E ancora, è possibile che tra “quellidisinistra” ci sia qualcuno che non vuole ammettere chiaramente che Cesare Battisti è un criminale? Molti cattolici stanno mettendo in discussione il Presidente di Tutto perché qualche vescovo ha detto che in effetti una vita da puttaniere non si confà ad un’alta carica dello Stato, ma se ne accorgono ora che qualcuno del “loro gruppo” ha cominciato ad alzare la voce.

Nei lunghi viaggi in cui sono da solo in macchina, mi diverto a fare un gioco: se incrocio per strada un’auto uguale ad una macchina che ho posseduto, immagino che al volante di quella macchina ci sia il me stesso degli anni passati, di quando guidavo quella macchina e lui mi chiede: “Sei contento di quello che fai, di come la pensi?” perché quell’altro me stesso era un po’ diverso, magari aveva una macchina meno costosa e si recava a fare lavori meno gratificanti, ma talvolta mi capita di vergognarmi di fronte a lui.

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