L’ordine di scuderia è di fare quadrato intorno al capo, Silvio Berlusconi, di nuovo in mezzo alla tempesta giudiziaria per il Caso Ruby che lo vede indagato per concussione e favoreggiamento della prostituzione minorile. Oltre ad alcuni esponenti del governo, da Roberto Maroni a Franco Frattini, a parlare è stato lo stesso presidente del Consiglio che in una nota ha attaccato la magistratura rea, secondo lui, di agire “in spregio di ogni norma”.

Dichiarazioni che sono suonate a mo’ di risposta a quelle rese, sempre oggi, da Gianfranco Fini durante una manifestazione pubblica al palazzo di Giustizia di Messina. Il presidente della Camera nel suo intervento ha detto che ”la democrazia italiana è più credibile” grazie all’impegno dei magistrati, come dimostrano i “colpi” inferti al terrorismo, alla mafia e al “martiriologio” delle toghe. A margine dell’incontro Fini ha detto di non voler commentare “le tristi vicende del premier”, ma, a proposito della nascita di Futuro e libertà si è lasciato comunque sfuggire che l’etica pubblica deve essere la “condizione” per ricoprire cariche politiche pubbliche.

Forse è anche per rispondere alle parole del suo ex compagno di partito che il premier si è lanciato in una nuova invettiva contro le toghe. Commentando le indagini della procura di Milano sul caso della giovane marocchina, il capo del governo ha detto che “mai, in diciassette anni di accanita persecuzione giudiziaria nei miei confronti, alcuni Pm erano arrivati a stravolgere, in modo così inverosimile e grottesco, la realtà dei fatti, le garanzie costituzionali e lo Stato di diritto”. Il copione è sempre lo stesso: secondo B. è in atto l’ennesimo tentativo di gettare fango sul suo ruolo istituzionale con il solo obiettivo di eliminarlo dalla scena politica. “Questa ulteriore macchinazione giudiziaria, per quanto possente e ampliata dal solito circuito mediatico – continua il premier – non riuscirà a fermarci e a distoglierci dal nostro impegno di cambiare il Paese. Anche questa volta non ce la faranno”.

Chi si dice sicuro che questo nuovo scandalo non avrà ricadute politiche sull’azione del governo è Roberto Maroni. Il titolare del Viminale si è detto convinto che la vicenda non arrecherà danni alla credibilità dell’esecutivo. Anche il ministro degli Esteri non vede contraccolpi politici immediati dalle inchieste in corso. Nel momento in cui si pensa di dargli la spallata politica con Fini o giudiziaria con la Procura di Milano – ha detto Franco Frattini in un’intervista al quotidiano Avvenire – Berlusconi moltiplica le sue forze e allora scommetto sul compimento della legislatura”. Se per Fini la magistratura aiuta l’immagine dell’Italia a essere più credibile, per il numero uno della Farnesina è vero il contrario: “Irresponsabilità e spettacolarizzazione sfregiano l’immagine del nostro Paese. Si mettono in piazza davanti al mondo accuse fantasiose – continua Frattini – che la grande stampa internazionale già legge come una condanna. Nemmeno nella lotta alla mafia ci si muove così: perquisizioni, analisi minuziosa delle celle telefoniche”. Insomma per Frattini la magistratura si è mossa con troppo zelo. Un concetto ripreso dallo stesso Berlusconi che accusa le toghe di aver intercettato per mesi le utenze telefoniche “in maniera sistematica di tutti coloro che hanno osato varcare il cancello della residenza di Arcore. Come se essere ospiti del Presidente del Consiglio costituisse di per sé un grave indizio di reato”.

L’immagine internazionale dell’Italia è al centro anche delle parole di Pierluigi Bersani, segretario del Pd, che ha detto che i comportamenti di B. “ci fanno vergognare davanti al mondo e se sopportiamo anche questo il mondo fa bene a vergognarsi di noi. Una minorenne dovrebbe andare a scuola – conclude il leader democratico – e non a cena da vecchi ricconi”.

Sempre dall’opposizione è intervenuto anche Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia e leader di Sinistra, ecologia e libertà che ha parlato di “caduta degli dei”. Peccato, come ha sottolineato il governatore, che “la colonna sonora non sia di Wagner, ma di Apicella”.

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