Ieri, al ministero dell’Interno, si è tenuta la seduta del Consiglio centrale di disciplina della Polizia di Stato, chiamato a decidere sulla mia destituzione dalla Polizia di Stato. Ho registrato una particolare attenzione nei componenti della Commissione e questo mi dà ancora fiducia nell’attesa della decisione. Ormai è solo una questione di giorni e vedremo se io sarò cacciato dalla Polizia o se qualche altro sarà cacciato da Palazzo Chigi. Se questo accadrà, penso che le mie aspettative di giustizia, come quelle di tutti gli italiani onesti, troveranno più agevole accoglimento.

Per sette ore ho replicato alle assurde contestazioni con cui si è cercato di completare il progetto della mia delegittimazione di uomo dello Stato. Da uno spiraglio della finestra del corridoio si percepivano le voci del megafono dei giovani che sono venuti a sostenermi. A loro, ai miei figli, ai tanti italiani onesti ed a quanti sono morti per una Italia migliore, devo la forza con cui mi batterò fino alla fine per impedire che questo accada. Ho concluso il mio intervento confermando che se dovessi essere destituito dalla Polizia di Stato, dal giorno dopo mi batterò con tutte le mie forze per rientrare al ministero dell’Interno “dall’ingresso principale”. Anche se non ho mai morso al polpaccio un poliziotto, non riesco a trovare una sola ragione per pensare di non averne i titoli.

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