«Ivan S., stupratore. Presto svizzero?». La frase troneggia sotto un viso ripreso a metà, la barba nera, due spalle possenti. E’ uno dei manifesti che tappezzano le strade della Svizzera in questi giorni, firmati Udc, l’Unione democratica del centro. E’ il partito di estrema destra, nazionalista e sempre più xenofobo, che ha proposto il referendum che si terrà domenica. Obiettivo: decidere se gli stranieri (una buona fetta della popolazione, il 21,7%, oltre un milione e 800mila persone) potranno essere espulsi automaticamente nel caso abbiano commesso reati gravi o truffato le mutue pubbliche.

«Finora esistevano dei tabù a questo riguardo, ma ormai sono saltati, nel nostro partito come altrove», ha sottolineato Lukas Reimann, 27 anni, il più giovane dei deputati confederali dell’Udc. Viene da Will, 18mila abitanti, per il 40% stranieri, vicino a San Gallo, in quella Svizzera orientale, economicamente cosi’ prospera e pure aperta quando c’è da accogliere lavoratori necessari al sistema produttivo. Quella Svizzera orientale dove l’Udc ha particolarmente attecchito negli ultimi anni. Faccia da bravo ragazzo, Reimann è uno dei simboli della nuova generazione del suo partito, senza complessi e tutto sommato assai aggressiva. Si’, i tabù sono saltati un po’ ovunque se appena un anno fa poteva passare il referendum contro la costruzione dei nuovi minareti. E se, l’ultimo sondaggio disponibile, dell’istituto Gfs.Bern, dà il si’ al referendum vincente con il 54%.

Proprio per evitare una nuova vittoria dell’estrema destra, il governo  ha spinto il parlamento federale a presentare un controprogetto, che faccia la differenza tra i diversi reati e che propone di decidere sull’espulsione caso per caso. Gli elettori domenica dovranno pronunciarsi anche su questo testo, giudicato dal Partito socialista, dai Verdi e da Amnesty international una «versione light» di quello dell’Udc. «L’espulsione automatica è contraria al diritto internazionale– ha sottolineato Alain Bovard, uno dei responsabili di Amnesty -. Alcuni rifugiati politici potrebbero essere rinviati nei loro paesi d’origine, dove sarebbero sottoposti a torture o alla pena di morte. E poi non è giusto che un criminale paghi due volte per lo stesso reato». Il problema del testo dell’Udc è anche che l’espulsione automatica si abbatterebbe sul pluriomicida come sulla donna delle pulizie immigrata, che non ha dichiarato qualche ora del suo lavoro.

D’altra parte la legislazione in vigore, l’ultima legge federale sugli stranieri, applicata dal 2008, è già assai severa in materia. Dà ai cantoni la possibilità di revocare un permesso di soggiorno quando una persona è stata condannata a una pena carceraria di almeno un anno, nel caso rappresenti un pericolo per l’ordine pubblico o dipenda da troppo tempo dall’assistenza sociale pubblica. E poi, quest’accanimento sugli stranieri è davvero giustificato dalle cifre sulla violenza? Secondo i dati del ministero della giustizia, nel 2009 il 59% degli omicidi in Svizzera è stato commesso da stranieri. Ma negli ultimi anni non si registra una crescita degli assassinii, mentre in parallelo è aumentato il numero degli stranieri residenti. «La percezione dell’insicurezza – osserva Pascal Sicarini, politologo dell’università di Ginevra – è cresciuta in fretta, molto più di quanto possa giustificarlo la realtà effettiva». Domenica, se l’Udc vuole vincere, dovrà soprattutto convincere l’elettorato di centro-destra, storicamente prudente e abbastanza demoristiano (anche nel senso stretto, perché ha sempre votato in prevalenza la Dc elvetica). Un bacino di elettori piuttosto benpensante, dal razzismo frenato da qualche remora cristiana. Ma, come dice il giovane Reimann, i tabù sono ormai saltati. Per tutti, anche per loro.

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