Quanti soldi dei fondi dell’Unione europea vengono sprecati? Tanti, anzi troppi. Non lascia dubbi la relazione annuale 2009 della Corte dei conti europea: una percentuale tra il 3 e il 5 % dei fondi Ue non dovrebbe nemmeno essere erogata. Tradotto in cifre sono numeri da capogiro: tra 3,5 e 5,8 miliardi di euro. Il rapporto parla di “errori”, ma, a ben guardare, si tratta in buona parte di frodi e cattivo uso da parte degli Stati membri e delle autorità locali.
Tra gli Stati che nel 2009 hanno dovuto restituire a Bruxelles più soldi c’è l’Italia, in compagnia della Spagna martoriata dalla crisi, della fallimentare Grecia e dell’euroscettica Gran Bretagna. In questi casi gli stati nazionali sono incaricati del recupero dei fondi Ue, pena una sanzione pecuniaria. Secondo il rapporto della Commissione sull’anno finanziario 2009, in Italia le correzioni confermate nel 2009 per i fondi strutturali sono ammontate a 217 milioni di euro. Una cifra che, se sommata a quanto dovuto nel 2008, lievita fino a 825 milioni. Medaglia di bronzo dell’irregolarità, dietro la Spagna (2.503 milioni) e la Grecia (920 milioni).

Nonostante il presidente della Corte dei Conti Europea, Vitor Caldeira, parli di un “lieve trend positivo negli ultimi anni”, i numeri della relazione sono chiari: “errori” per oltre il 5% nei fondi all’Agricoltura e risorse naturali (56,3 miliardi). Una debacle, considerando che proprio questa voce costituisce quasi la metà dell’intero budget Ue speso per aiuti (117,3 miliardi). Sprechi, truffe o “errori” che dir si voglia, che fanno impallidire il miglioramento nella spesa dei fondi di coesione (stanziati per ridurre il divario nello sviluppo tra i 27 Paesi Ue), con problemi riscontrati al di sotto del 2% dei 35,5 miliardi di euro totali. Tra questi fondi, nei quali rientrano il FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale), il FES (Fondo sociale europeo) e l’ FC (Fondo di coesione), spiccano gli “errori di ammissibilità della normativa sugli appalti pubblici”, ovvero gare di appalto truccate o addirittura inesistenti come nei casi, rivelati dalla Corte stessa, di aggiudicazione diretta di un contratto senza nessuna fatturazione da parte del responsabile dei lavori.

E chi deve controllare? A quanto pare soprattutto gli Stati nazionali, criticati dalla Corte europea che parla di “debolezze per quanto riguarda le verifiche condotte e gli audit”. Inoltre, i controlli a campione sui fondi di coesione sarebbero stati fatti solamente nei Paesi del Nord, come Lussemburgo e Svezia. Una ulteriore beffa, se si pensa che storicamente i problemi di gestione dei fondi Ue sono concentrati nel sud e nell’est Europa.

Male anche per quanto riguarda i fondi Ricerca, energia e trasporti (8 miliardi), Aiuti esterni, sviluppo e allargamento (6,6 miliardi) e Istruzione e cittadinanza (2,2 miliardi), tutti con “errori” tra il 2 e il 5%. Una situazione che impedirà alla Corte dei Conti europea dal rilasciare la cosiddetta DAS positiva (Dichiarazione di Affidabilità) sull’utilizzo dei fondi Ue, un parere qualificato sulle spese dell’Ue indispensabile in primo luogo a Parlamento europeo e Consiglio, ma anche ai cittadini europei.

Il colpo alla credibilità delle finanze Ue è duro e potrebbe essere fatale all’approvazione del budget comunitario 2011 in discussione in queste settimane a Bruxelles. I grandi Governi nazionali d’Europa sono contrari all’aumento del 5 per cento richiesto da Parlamento e Commissione per le maggiori competenze Ue previste da Trattato di Lisbona.

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