Che differenza c’è tra la teoria e la pratica? Basta chiederlo a quelli di Praia a Mare, nei dintorni di Cosenza. Sono 300 ex dipendenti (ancora vivi) e parenti dei 40 morti per cancro che lavoravano alla Marlane, azienda tessile del Gruppo Marzotto andata a bonificare la piaga della disoccupazione nel profondo sud.

Peccato che insieme agli stipendi abbia portato un ciclo produttivo altamente inquinante per cui la procura di Paola di Calabria ha deciso di mettere sotto indagine i 14 dirigenti dell’impianto (chiuso nel 2004) con accuse gravissime: omicidio colposo, lesioni colpose e disastro ambientale. Le indagini proseguono da anni, ma il processo ha dovuto sopportare una lunga serie di rinvii e ritardi a causa di un protagonista particolarmente vip, l’onorevole Niccolò Ghedini.

L’avvocato che ama – riamato – il premier e sta spremendo le meningi sul risiko Lodo-impedimento, a Paola difende Antonio Favrin, ex dirigente Marzotto, e ha ingaggiato col tribunale una vera guerra dilatoria. Diverse udienze sono saltate a causa delle sue assenze per impegni istituzionali, legittimi affanni parlamentari, scudi romani abilmente sfruttati in sequenza (pure di sabato). Solo nel mese di ottobre l’avvocato Ghedini ha marcato visita per due volte, chiedendo infine di spostare il giudizio presso un’altra procura: Vicenza.

Richiesta respinta, si resta tutti a Paola, coi parenti che vanno in aula a mostrare le foto dei morti e a manifestare fuori dal palazzo chiedendo giustizia. Nel corso dell’ultima udienza, il giudice ha identificato un uomo che scattava loro fotografie dentro la sala: costretto a dichiarare la propria identità, ha rivelato di essere un agente della scientifica. Dopo l’insolita interruzione, il pm Antonella Lauri ha chiesto al giudice il rinvio a giudizio per tutti gli imputati.

Insomma a Paola succedono tante cose, ma una preoccupa più delle altre: “Se si va avanti così si rischia la prescrizione” dice Mara Malavenda, del coordinamento nazionale Slai Cobas. Aggiungendo: “E’ assurdo che i processi contro i potenti non si debbano mai fare“. Onorevoli colleghi, tappatevi le orecchie.

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