“Non si può andare avanti così a sprecare i soldi dei cittadini”. Il premier Silvio Berlusconi contro gli sprechi dell’amministrazione pubblica? Sì, ma di comuni, province e regioni. Dimenticandosi palazzo Chigi, dove si è ormai ufficialmente insediata la riserva degli spreconi. La presidenza del consiglio dei ministri sfora di oltre un miliardo e mezzo di euro il bilancio di previsione. Intanto taglia le gambe agli enti locali. E le Regioni, sul piede di guerra contro la manovra da settimane, insistono nel tentare di far sentire la propria voce. Ieri cinque governatori hanno chiesto al ministro dell’economia, Giulio Tremonti, di riaprire il confronto. Lazio, Campania, Calabria, Molise e Abruzzo “benedette” dal governatore lombardo, Roberto Formigoni. Risultato? “Dovremo rassegnarci a diminuire le spese, a ridurre le uscite al livello delle entrate”, ha detto il premier da Toronto.

Stamani prima Michele Iorio, vicepresidente della conferenze delle Regioni, e poi Formigoni hanno riaperto il fronte. In particolare il governatore lombardo: “La posizione delle regioni è unanime, chiediamo di cambiare la manovra in un’ottica di responsabilità. E’ necessaria, vogliamo però si tenga conto di chi in questi anni ha lavorato e ha lavorato bene. La posizione delle regioni è unitaria, è inutile che qualcuno faccia il furbo e cerchi di vedere distanze che non ci sono. Le Regioni sono unanimi nel chiedere al ministero del Tesoro un cambiamento profondo di questa manovra”. Un messaggio chiaro ribadito anche dal vicepresidente della Conferenza delle regioni, Iorio: “C’è la volontà di riaprire un dialogo comune con il Governo al fine di raggiungere una soluzione più equilibrata circa gli effetti della manovra sulle singole autonomie locali”.  E a Tremonti Formigoni invia un messaggio fin troppo chiaro: “E’ inutile che qualcuno usi metodi scorretti magari giovandosi di questo o quel giornale favorevole che, invece di scrivere le cose come stanno, accetta a scatola chiusa le veline del ministero del tesoro per mutare la realtà dei fatti”.

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