Quali sono le ultime frontiere del petrolio? Le sabbie bituminose del Congo? L’heavy oil del Venezuela? Non proprio. Hess Corporation, uno dei maggiori produttori di “petrolio non convenzionale” degli Stati Uniti, si prepara a trivellare la terra alla ricerca di petrolio nella regione di Parigi. Si tratta di un petrolio pesante, molto viscoso, quasi solido, che impregna le “rocce madri” nel sottosuolo del nord della Francia. Hess investirà fino a 120 milioni di dollari per diventare co-titolare (assieme alla francese Toreador Resources) di una serie di permessi di esplorazione per 420.000 ettari (più o meno la superficie del Molise) nel “Bassin Parisien”.

Hess verserà immediatamente 15 milioni di dollari e investirà fino a 120 milioni in un programma che prevede due fasi. La fase 1, con la prima trivellazione esplorativa avrà lo scopo di valutare la superficie. Sono previste sei trivellazioni, delle quali almeno una sarà effettuata prima della fine dell’anno. In funzione dei risultati della fase 1, la seconda fase consisterà nel valutare le riserve in modo accurato, sviluppando la produzione. Terminata la fase due, la società americana Hess deterrà il 50% degli interessi economici diretti che deriveranno dall’esplorazione del sottosuolo parigino. Le riserve di petrolio che potrebbero essere estratte dal bacino parigino si stimano in 60/100 milioni di barili. Nuove riserve, che possono essere estratte solo oggi, grazie alle costose tecnologie di perforazione orizzontale (horizontal drilling) sperimentate negli Stati Uniti negli ultimi anni. Tecniche che apriranno presto la strada a nuove trivellazioni in alcune aree di Polonia, Germania, Svezia e Austria, che hanno caratteristiche geologiche simili al bacino parigino.

L’accordo tra Toreador Resources e Hess Corporation “ha una forte dimensione strategica – giurano gli esperti – e aiuterà l’Unione Europea a ridurre la sua dipendenza dalle fonti di energia extraeuropee, che attualmente soddisfano circa il 50 per cento del fabbisogno energetico totale”. In Francia ogni anno si estraggono 900mila tonnellate di greggio (una quantità molto limitata). Nel bacino parigino sono già stati trivellati più di 2mila pozzi dal 1958, sempre senza grandi risultati. Ora però la nuova tecnica che “spreme” il petrolio dalle rocce promette di trasformare il nord del paese in un piccolo Eldorado. La “perforazione orizzontale”, oltre ad essere molto costosa, può però comportare rischi per la contaminazione delle falde acquifere. Date queste premesse non sarebbe stato forse più sensato investire in altre fonti di energia più pulita?

(Fonte: Enerzine)

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