Sulla scrivania di Michele Santoro, in Borgo S. Angelo, fra libri, scalette e ninnoli vari, ieri c’erano due documenti: il primo, la bozza di contratto di Marco Travaglio. Il secondo: le agenzie sulle minacce a Sandro Ruotolo e la sua famiglia. Due simboli immediati, a ben vedere, dell’assedio concentrico ad Annozero. Santoro si poggia un dito sul labbro: “Dicono: chi minaccia Ruotolo e perché? Rispondo: sui giornali di Berlusconi siamo additati a nemici pubblici. Per il premier siamo farabutti. In certi programmi Rai siamo dileggiati senza che si invochi il contradditorio… A furia di battere, qualcuno che ha strane idee si trova”.

Hai paura?
“In tutta la mia vita non ho mai accettato scorte. A Sandro dico come mi sono regolato io”.

Come?
“Ho sempre finto di essere in un mondo migliore di quello in cui mi trovavo, non ho mai cambiato una mia abitudine”.

Cosa rispondi a Feltri che chiede la tua chiusura?

“E’ singolare che sia stato definito un gran giornalista in piazza del Popolo. Per fortuna non credo all’ordine dei giornalisti, altrimenti, direi: su un direttore che chiede la chiusura di un programma si deve intervenire”.

Anche Libero spara su voi, però poi invitate Belpietro.
“La critica è legittima. Ma Belpietro ha un altro profilo rispetto a Feltri, e non vorrei parlarne troppo bene, per non metterlo nei guai. In ogni caso abbiamo intervistato anche Feltri”.

Non sei stato contento della manifestazione di sabato?
“Al contrario. Una piazza meravigliosa denunciava un pericolo per la democrazia. Mentre sul palco, a parte Saviano, si invocava solo un po’ di tolleranza”.

Ti sei arrabbiato per l’editoriale del direttore del Tg1?
“Il problema non è la scelta dell’editoriale, che Minzolini ha tutto il diritto di fare, al pari di Barbato, Moretti , Curzi… ”.

E quale, allora?
“Che quell’editoriale era contro una parte del paese. Mi chiedo: è la missione del Tg1? Può essere il Tg1 smaccatamente di parte? Come minimo è un cambio di linea editoriale”.

La Rai, per giustificare il modo in cui vi tratta, ricorda sempre l’Agcom….

“Ho il massimo rispetto per le sentenze della magistratura, ma non posso accettare che l’Authority diventi strumento di veto contro Annozero”.

Perchè?
“In primo luogo, secondo me e i miei avvocati, molti provvedimenti dell’Agcom sono adottati al di fuori della legge”.

E poi?
“Quell’organismo ha una chiara composizione lottizzatoria. E io non ne riconosco l’imparzialità, se è vero che due commissari sono ex sottosegretari di Berlusconi e altri sei dirigenti sono ex parlamentari (cinque) e assessori (uno) del centrodestra”.

L’Agcom è considerata l’arbitro delle partite televisive.
“Già. Ma sarebbe come se l’Inter accettasse di far dirigere le sue partite da un arbitro nominato da Galliani. E’ possibile?”.

Dicono: Santoro fa la vittima per alzare gli ascolti.

(Sorride) “E allora perché non ce lo tolgono questo alibi? Io non vedrei l’ora”.

Sul tuo tavolo c’è la bozza del contratto più discusso della storia della Rai, non posso non chiedere com’è…
“E’ arrivato. Sostanzialmente è un non-contratto”.

In che senso?

“La Rai si pone in una posizione dominante, impone a Marco di farsi carico di ogni onere legale per le sue partecipazioni”.

Si parla sempre della famosa diffida dell’Agcom.
“Ma nessuno ricorda che risale a due anni fa! E che la stessa Rai ha impugnato questo provvedimento, di dubbia legalità, al Tar. Peccato che negli ultimi due anni nessuno si sia fatto problemi. Cosa è cambiato oggi?”.

E’ ostruzionismo?
“L’azienda deve decidere cosa vuole da noi. Non ci vogliono? Bene. Ma si assumano la responsabilità e la finiscano con i giochini da azzeccagarbugli!”.

Dopo anni ti sei abituato?
“In nessun momento, nemmeno dei periodi di maggiore tensione, mi è successo di essere trattato dalla mia azienda, come oggi, al pari di un nemico”.

Pasquarelli vi sospese….
“Ma non pretese mai di censurare il programma. Mi chiese di sospendere i collegamenti dalle piazze in campagna elettorale. Fui io a rifiutare”.

Voi mandaste in onda il telefono che squillava a vuoto…

“E ci fu permesso di protestare, persino in modo clamoroso”.

Anche con Manca, Agnes furono duelli epici.
“Parliamo di giganti. Agnes ti trattava da collega, se c’era un problema ti chiamava la sera. Manca era un aziendalista…”.

E la Moratti?
“C’era lei quando ci fu il tragico suicidio del maresciallo Lombardo. Si strinse al nostro fianco in un momento di oggettiva difficoltà. Che accadrebbe oggi?”.

C’è un giro di vite, e perché?
“Il pentapartito non era l’età dell’oro. Ma con l’avvento del maggioritario c’è stata una spinta forte all’omologazione. Anziché dare più autonomia ai giornalisti si prova a metterli in riga”.

Accade con Berlusconi?
“Sì. Ma purtroppo, gli oppositori di Berlusconi sono stati di fatto concordi: si vuole informazione più obbediente al potere”.

Meglio la prima repubblica?
“Quei partiti erano più radicati, espressione di culture vere. Oggi purtroppo sono comitati elettorali stretti intorno ai loro leader”.

Era una Rai più pluralista?

“Il Tg3 fu ribattezzato Telekabul perché esprimeva un punto di vista radicalmente diverso sulla guerra. Oggi il potere vuole i tre Tg come articolazioni di un unico punto di vista”.

Scajola vi ha contestato.

“Altro intervento fuori legge. Il contratto di servizio non consente a un ministro di intervenire a gamba tesa contro un programma come ha fatto lui”.

Pure Romani vi attacca

“Anche in questo caso un intervento fuori luogo. Non sta scritto da nessuna parte che i politici debbano decidere cosa deve fare l’informazione”.

E l’opposizione?
“Purtroppo non sembra cogliere la gravità di quel che è accaduto. E’ un caso che tutti i programmi attaccati da Berlusconi fanno grandi ascolti?”.

Contro di voi invocano il precedente di Gavyn Davies, direttore Bbc silurato da Blair.
“A sproposito: lui non riuscì a provare la notizia, che aveva dato, che Blair aveva usato i servizi per orientare l’opinione pubblica sulle armi di distruzione”.

Dopo tanti anni di attacchi ci hai fatto il callo o no?
“No. I politici possono attaccarci impunemente, senza contraddittorio e protetti dall’immunità. Mentre i giornalisti sono sempre più vincolati da controlli e limitazioni. E’ un problema grave”.

Ad esempio?
“Gasparri ha insultato Travaglio con violenza inaudita. E’ una sorta di pitbull scatenato che abbaia, morde e azzanna i nemici di Berlusconi senza pezze d’appoggio”.

Vespa ha fatto una trasmissione su Annozero ti ha preoccupato o tranquillizzato?
“Non voglio parlar male di Vespa, uno imparziale solo per i frequentatori dei suoi teatrini…”.

Non ne vuoi parlar male?
“… quando un giornalista fa l’agenda e l’altro rincorre, il primo non può che essere contento”.

 Cioè Santoro.

“Lo capisco Vespa, poverino: noi abbiamo fatto il festival, lui il dopofestival. Se era corretto poteva ricordare che i provvedimenti contro di noi sono stati impugnati dall’azienda per cui entrambi lavoriamo. Ma non mi aspettavo correttezza anglosassone”.

Ti aspettavi il record?
 
“In tutta la carriera ho fatto 3 volte il 30%. A Samarcanda dopo l’assassinio di Falcone al 32% . A Il rosso e il nero, coi duelli Bassolino-Mussolini e Fini-Rutelli al 29.9%”.

Gli attacchi ad Annozero sono dovuti al suo successo?

“Tocchiamo un pubblico sempre più largo. Siamo visti anche dai giovani, da moltissimi ascoltatori di centrodestra”.

Berlusconi ti considera un nemico giurato…

“Credo che il premier sembri più forte per via della debolezza dei suoi avversari. Il suo attacco alle trasmissioni sgradite configura un salto di qualità”.

Quale?
“Intanto è strano che si continui a definirlo liberale. A parte Ostellino pochi lo ritengono tale”.

Paradossalmente eri più libero a Mediaset che alla Rai.

“Quella Mediaset era più libera di oggi. C’era un management – penso a Brugola o Gori – che aveva una forte autonomia”.

Sei andato alla Rai quando ha vinto l’Ulivo.
“Ero il primo obiettivo. Siciliano si prese la responsabilità di mandarmi via, anche se in una bella e lunga telefonata si pentì. A Mediaset avevo un contratto a tempo indeterminato, ero direttore di testata, guadagnavo il doppio di oggi, e non si poteva toccare una virgola del mio lavoro”.

Fu Saccà a riportarti a casa.
“Già. Oggi mi chiedo se non sia stato più utile per Berlusconi togliermi da lì. Visto che quella Mediaset e quel management dopo sono stati fatti secchi”.

Ti faccio la domanda a cui i politici di sinistra non rispondono. Perchè quella di Berlusconi non è questione di gossip?

“Primo: può essere gossip il fatto che un premier che fa leggi contro la prostituzione ospiti – magari inconsapevolmente – un giro di prostitute a casa sua?”.

Secondo?
“Come garantisce la sua sicurezza uno che viene registrato in casa e consente a estranei di farlo? La ricattabilità di Berlusconi non è una aspetto secondario”.

Lui dice che non sapeva.
“Ma cosa c’entra? Feltri attacca Boffo per una omosessualità che non ha riscontri giudiziari. Però al premier non dice che predica bene e razzola male… ”.

Cos’è il feltrismo?

“Fra lui e il potere politico non c’è nessuna distanza. Quando attacca Boffo, o altri, mi chiedo per conto di chi lo faccia”.

Domani parlate di Ciancimino: stragi, trattative fra mafia e Stato. Avete avvisaglie?
“Nessuna. Ma di solito non mancano mai, alla vigilia”.

Adesso sei ironico
“Per nulla. Questa è davvero l’ultima battaglia. O riusciamo a prevalere, liberandoci dal tentativo di controllo del potere politico…. Oppure gli spazi di democrazia che in questi anni abbiamo difeso a ogni costo saranno cancellati”.

da Il Fatto Quotidiano n°13 del 7 ottobre 2009

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