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Torino il vespaio della cultura tra nomine, addii e accuse

Dopo il caso Salone, lascia la presidente della Fondazione Musei

25 Ottobre 2016

Piano piano cadono i tasselli. Prima il Salone del libro, ora la Fondazione Torino Musei. I protagonisti dell’industria culturale, quella con cui Torino si è rifatta la facciata, perdono pezzi. Se non è la magistratura, è lo spoils system della sindaca M5S Chiara Appendino, che negli scorsi anni, da consigliera, ha sempre attaccato il sistema economico che ruota intorno gli eventi. Ora a farne le spese è Patrizia Asproni, presidente della Fondazione Torino Musei, ente che gestisce alcuni centri cittadini come la Galleria d’arte moderna (Gam) e Palazzo Madama e che è stato spesso preso di mira da Appendino per i suoi costi elevati, le consulenze e le nomine.

Proprio per queste ragioni i rapporti tra la manager e la politica non sono mai stati facili, al punto di dimettersi dopo l’ennesima polemica: “Lascio per profonda sfiducia nella nuova amministrazione comunale – ha detto Asproni nella conferenza stampa di ieri mattina –. La città ha dimostrato un comportamento non istituzionale per non dire maleducato e offensivo nei miei confronti e verso un ente autonomo come la fondazione”.

Secondo lei i nuovi amministratori “hanno creato un clima d’odio”. Torna in mente il video di Appendino nel quale, mostrando dei cartelli, contrapponeva le code ai musei a quelle alle mense dei poveri, criticando l’ex sindaco Piero Fassino di aver dimenticato i secondi per favorire gli abitanti del centro città. Asproni aveva chiesto un incontro alla sindaca a giugno e poi a luglio. Ai primi di ottobre le due avevano concordato una data, il 24 ottobre, ma di mezzo c’è stato il pasticcio della mostra su Édouard Manet: sulle pagine torinesi di Repubblica era stato pubblicato un articolo secondo il quale la società organizzatrice della mostra, la Skira di Massimo Vitta Zelman (vecchia conoscenza di Fassino), non poteva confermare ancora l’appuntamento previsto per il 2017.

“La Città non può tollerare che una fondazione non sia in grado di mantenere i rapporti con un importante soggetto culturale”, aveva affermato Appendino chiedendo le dimissioni di Asproni, “rea” di non aver segnalato con urgenza un problema che si è concretizzato negli ultimi giorni: la mostra su Manet, alla fine, sarà a Milano. Alle richieste della sindaca è poi seguita una mozione di sfiducia alla Asproni proposta dalla Lega Nord. La presidente si è presa qualche giorno di tempo per decidere e alla fine si è dimessa.

Secondo il Pd quella di Appendino (e del suo capo di gabinetto Paolo Giordana) è una vendetta. Dal 2013 attacca la Fondazione Torino Musei criticandone l’utilità, i costi enormi per gli allestimenti, le consulenze e la nomina del direttore del Museo d’arte orientale (Mao), ragione per cui nel maggio 2015 aveva chiesto le dimissioni della presidente. A luglio ha criticato il bando per la scelta del direttore di Artissima, fiera dell’arte contemporanea, un atto di cui non era stata messa al corrente. Alla fine è arrivato il caso Manet. Asproni si difende sottolineando il suo impegno e i suoi risultati: visitatori in crescita dal 2014, un aumento degli introiti dagli sponsor e dalle entrate proprie: “Ho fatto tutto questo gratuitamente – spiega al Fatto – per questa ragione trovo surreale l’attacco”. Ritiene che tutto dipende dallo spirito di opposizione: “La cultura è stata la cifra del mandato di Fassino, ma attaccare tutto il comparto fa male alla città”.

L’assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi ha preso il suo posto e dovrà affrontare alcune partite importanti, dalla scelta del nuovo direttore di Artissima alla fusione tra due centri dell’arte contemporanea, la Gam e il Museo di Rivoli. Intanto Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte (altro socio fondatore di Torino Musei), vuole un chiarimento da Appendino. Secondo lui molto dipende dal “venire meno del valore aggiunto rappresentato dal sistema di relazioni personali e istituzionali che il precedente sindaco di Torino Piero Fassino aveva messo a disposizione della città”.

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