Il Piano

Rai, un altro (finto) tetto agli stipendi: c’è la deroga sui compensi oltre 240mila euro

In cda la maggioranza ottiene consenso unanime sul regolamento degli stipendi per fissare il limite, ma allo stesso tempo ribadisce che alcuni dirigenti (almeno dieci?) potranno ricevere di più. Maggioni: "Dire che nessun manager può andare oltre quella cifra è pericoloso"

Di M. F.
29 Settembre 2016

Ormai è certificato: il mercoledì non è la giornata preferita di Antonio Campo Dall’Orto. Anche ieri mattina, l’Auditel ha spiegato – con le rilevazioni degli ascolti – che il pubblico non apprezza Politics, il programma di Rai3 condotto da Gianluca Semprini. Anzi, il pubblico ignora Rai3 e si trasferisce su La7 per guardare Giovanni Floris: Politics fa sempre peggio (2,7 per cento di share), Dimartedì sempre meglio (6,8). Dopo novanta minuti, Semprini consegna il testimone a Mi manda Rai3: il pubblico aumenta e il canale raggiunge il 5 per cento, ma Floris batte pure Salvo Sottile.

Il mercoledì di Campo Dall’Orto è proseguito in Cda: la maggioranza è ancora solida, non ha faticato a ottenere un consenso unanime sul regolamento degli stipendi per fissare il limite a 240.000 euro. Ma ha ribadito un concetto: alcuni dirigenti (almeno dieci?) potranno ricevere una deroga e superare i 240.000 con un’indennità di funzione di circa 50.000 euro (più eventuali premi). Questo significativo dettaglio ha innescato le proteste della politica, anche perché i parlamentari sono già intervenuti con un emendamento a una legge sull’Editoria per ripristinare il tetto aggirato con l’emissione di un titolo di debito. In commissione di Vigilanza, la presidente Monica Maggioni ha difeso l’autonomia aziendale: “Dire che non si possa mai avere un manager con uno stipendio sopra i 240 mila euro è molto pericoloso.” Il Pd non gradisce.

Il senatore dem Francesco Verducci, vicepresidente in Vigilanza, denuncia l’invasione di campo di Viale Mazzini: “Nel momento in cui il Cda vara finalmente un codice di autoregolamentazione su stipendi e ruoli, come chiesto con forza dalla Commissione nelle scorse settimane, appare una incomprensibile forzatura dal punto di vista del rispetto istituzionale che si stabiliscano criteri per le retribuzioni senza tener conto della conclusione dell’iter di legge sull’Editoria”. La Maggioni ha rivelato anche l’esistenza di una lettera di risposta all’Autorità Anticorruzione di Raffaele Cantone dopo la delibera che ha evidenziato numerose inadempienze della televisione pubblica sui contratti e le assunzioni. Verducci è ugualmente insoddisfatto: “Sia garantita la trasparenza”. Campo Dall’Orto è assediato dai politici dem, nonostante il legame personale con Matteo Renzi. Oltre agli stipendi e all’Anac, Viale Mazzini è al centro della polemiche per le scelte sull’informazione, sia per il fallimentare esordio di Politics, sia per la scarsa copertura del referendum.

Come al solito, l’accusa arriva da Michele Anzaldi, segretario dem in Vigilanza: “Dimartedì ha quasi triplicato gli ascolti di Politcs. La prima serata del martedì di Rai3, che fino a qualche anno fa era il fiore all’occhiello dell’informazione della rete, è stata letteralmente smantellata, per la gioia della concorrenza. Chi pagherà per questo incredibile danno? (…) In una fase politica importante e delicata come quella attuale, che vede gli elettori chiamati a informarsi in vista del referendum del 4 dicembre, c’è finora solo una trasmissione che è specificamente dedicata a illustrare le ragioni del Sì e del No, quella di Enrico Mentana su La7. E la Rai? Non pervenuta”.

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