Conflitti e interessi

L’incarico da 3.800 al mese al fratello di Cantone

A Bruno, avvocato, una consulenza generale dall’imprenditore campano di cui Raffaele si era occupato all’Anac

Di M.L.
18 Febbraio 2017

La questione dell’incarico di consulenza legale affidato da parte di Alfredo Romeo al fratello del presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, rischia di lasciare una scia velenosa sull’immagine di un magistrato che è il simbolo mediatico della lotta alla corruzione in questo paese.

La questione merita di essere raccontata nel dettaglio a partire dalla somma pattuita tra Romeo e il fratello del magistrato per un’attività di consulenza legale.

L’avvocato Bruno Cantone, secondo quanto ha appreso Il Fatto, avrebbe stipulato un contratto di consulenza per un importo di 3 mila e 800 euro al mese. Nella somma non erano incluse le difese legali del gruppo Romeo. Al Fatto risulta che l’avvocato Bruno Cantone abbia ottenuto un incarico per una causa davanti al Tar. La prima attività richiesta da Alfredo Romeo a Bruno Cantone, avvocato con studio a Napoli vicino a quello di Romeo Gestioni, riguardava una questione relativa a un immobile di Londra.

Il Fatto Quotidiano ha provato a chiedere informazioni più precise su importi e oggetto della consulenza e della difesa. Prima a Raffaele Cantone, il quale ci ha risposto con la massima gentilezza chiedendo di girare al fratello i quesiti. Poi a Bruno che ci ha risposto: “Ci sono notizie che per ragioni di segreto investigativo non posso svelare e precisamente quelle che riguardano i compensi da me percepiti, sui quali ho offerto ampia spiegazione e tutta la documentazione alla Procura di Napoli; i compensi percepiti sono stati tutti regolarmente fatturati e riguardano attività professionali di assoluta importanza e complessità, in nessun modo ricollegabile all’attività che svolge mio fratello Raffaele. Il mio rapporto professionale con il Gruppo Romeo ha avuto inizio nel mese di novembre 2015, quindi successivamente al parere reso dall’Anac di cui ho avuto notizia solo all’esito di questa vicenda giudiziaria e si è protratto per solo 5 mesi. Le ragioni dell’interruzione del rapporto riguardano profili di carattere professionale che sono trasfusi in un carteggio intercorso con il Gruppo Romeo regolarmente consegnato alla Procura di Napoli”.

Il fratello ha tutto il diritto di non rispondere. Raffaele Cantone afferma che “mio fratello ha detto alla magistratura tutto quello che aveva da dire e più trasparente di così non poteva essere”.

Una posizione legittima. Però forse dallo zar dell’Anticorruzione ci si può attendere uno sforzo in più. Comprendiamo la riservatezza familiare e il riserbo per le indagini però ci chiediamo se queste esigenze non debbano cedere il passo davanti al rispetto del diritto di conoscere i fatti dell’opinione pubblica. Come può il vertice del sistema dell’Anticorruzione, che ogni giorno chiede ai funzionari pubblici e ai politici di rendicontare tutto per evitare conflitti di interessi, non chiarire con dati e cifre – ai cittadini e non solo ai magistrati – i propri possibili conflitti di interessi familiari?

La storia è stata già raccontata dal Fatto: Raffaele Cantone è il presidente dell’Anac e la sua Autorità il 21 ottobre 2015 approva un parere che riguarda indirettamente l’impresa di Alfredo Romeo. La Consip aveva aggiudicato un appalto importante alla società modenese Cpl Concordia e Alfredo Romeo aveva interesse che la Cpl, in precedenza colpita da interdittiva antimafia per i suoi presunti rapporti passati con il clan dei Casalesi, fosse esclusa dalla gara per subentrare in quanto secondo classificato.

Il parere del 21 ottobre, firmato da Raffaele Cantone, prescrive: “Il provvedimento interdittivo adottato dal Prefetto di Modena riguardante la mandataria Cpl Concordia deve indurre la Consip spa a revocare l’aggiudicazione definitiva dell’appalto trattandosi di fase di gara antecedente la stipula”. Nel merito quindi l’Anac di Cantone dà ragione a Romeo e torto a Cpl. Però di fatto Romeo resta con un pugno di mosche in mano. Perché? Il parere si conclude così: “Si prende atto che con provvedimento n…. è stata disposta l’iscrizione della CPL Concordia nella White List istituita presso la Prefettura di Modena”.

In sostanza Cantone dice a Consip: avreste dovuto escludere Cpl e assegnare l’appalto a Romeo ma ormai è troppo tardi perché Cpl è tornata “pulita” grazie al commissariamento, disposto sempre dall’Anac. Quindi essendo riammessa nella white list dal Prefetto di Modena, io non posso più fare nulla e sarà Cpl a svolgere l’appalto.

Questa posizione non era scontata ed è frutto di una scelta di Cantone che non ha certo favorito gli interessi di Romeo. Il 12 settembre 2015 sul tavolo del presidente dell’Anac arriva infatti il parere preparato dagli uffici, relatrice la dottoressa Parisi, che dava ragione a Romeo. Proprio Cantone, nella riunione del consiglio dell’Anac del 23 settembre, avendo ricevuto una nota dei commissari di Cpl Concordia che lo invitavano ad attendere la decisione del Prefetto di Modena, data per imminente, decise di aspettare qualche settimana. Alla fine proprio quella scelta determinò la vittoria di Cpl. Pochi giorni dopo Romeo, appena bastonato con grazia da Raffaele Cantone, sceglie il fratello minore Bruno Cantone per un incarico di consulenza del quale Raffaele non sa nulla.

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