“Bufalini” a 5 Stelle o bufalone di governo?

21 Gennaio 2017

Grillo lancia il sondaggio sul Bufalino d’oro, “la peggior bufala dei media degli ultimi tempi”, e apriti cielo. Certo, preoccupa sempre quando la politica attacca l’informazione, soprattutto in un Paese che nella classifica mondiale sulla libertà di stampa è già agli ultimi posti. Ma cos’è diventata la nostra informazione?

Possiamo forse negare che verso Renzi – più che con Berlusconi – ci sia stata una condiscendenza della quasi totalità di giornali e tv a discapito della verità dei fatti e, insieme, un accanimento nei confronti del M5S, per cui un congiuntivo sbagliato è da prima pagina mentre la crescita della povertà no, la Raggi (non indagata) è ogni giorno sotto accusa mentre Sala (indagato) uno statista? Possiamo forse negare che le quattro notizie citate da Grillo siano vere e proprie bufale diffuse dai principali mezzi di informazione per screditare il M5S? La presunta cyber-propaganda 5S (La Stampa), dietro la quale c’era la moglie di Brunetta (ahah); “Grillo vuole una banca” (Il Giornale) per l’incontro di Casaleggio Jr. con l’ad di una banca online (e il segretario dei Ds dell’“Abbiamo una banca” o l’ex premier B. che una banca ce l’aveva davvero?); l’attacco alla Raggi de l’Unità con foto di buche del 2014; la bufala “Con il No Paese a rotoli”, con cui si sono ricattati gli italiani per spingerli a votare Sì (il Paese va a rotoli comunque, anche grazie alla cura Renzi).

Nel suo stile (piaccia o no), Grillo provoca chiedendo di ristabilire la verità attraverso – dice – una giuria popolare (iperbole per “gli italiani”, che ben conoscono la realtà visto che la sperimentano ogni giorno sulla pelle a dispetto dello storytelling renziano del migliore dei mondi possibili, della #voltabuona), e – ancora Grillo – le “scuse ai cittadini” (altra iperbole per quella che dovrebbe essere prassi dei media: rettifiche degli errori).

Chi usa di più la mistificazione come arma politica? Chi diffonde più bufale: Internet, Grillo o il potere e l’informazione tradizionale?

Ho già scritto di quei quotidiani che sono riusciti a raccontare in positivo la disoccupazione che cresce: “Più italiani cercano lavoro”; ma che dire di un ministro dell’Istruzione che mente sulla laurea? E il ministro Padoan che a giugno twitta: “In due anni sistema bancario più solido grazie a riforme, gestione sofferenze, fusioni e acquisizioni, ricapitalizzazione”, mentre ora ci troviamo a dover tirare fuori 20 miliardi per salvare le banche (e guai a chiedere trasparenza sui grandi debitori insolventi, la colpa non è loro, vanno tutelati; i migliaia di piccoli risparmiatori che hanno perso tutto invece no, un po’ se la sono cercata)?

Più gravi le scie chimiche o un governo che non mantiene le promesse con l’Ue sui conti pubblici (deficit/pil all’1,8% nel 2017) per dare bonus elettorali, così ora ci tocca una correzione da 3,4 miliardi?

Chi vuole mettere davvero il bavaglio all’informazione: Grillo o il presidente Antitrust Pitruzzella, che evoca un’Authority “indipendente ma coordinata da Bruxelles” (sai che indipendenza), per censurare le bufale online? E le tante del “giornalismo 2.0”?

Risultato: gli italiani s’informano sempre meno sui circuiti tradizionali, la Appendino è il sindaco più amato d’Italia e il M5S primo partito nei sondaggi. Continuate a dire che è “solo un algoritmo”.

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