L’intervista

Roma, Virginia Raggi: “A Roma fanno sparire i faldoni. Io voglio intorno gente fidata”

Virginia Raggi - Garantista con Muraro, riconoscente a Sammarco, benedetta da Grillo: ecco i suoi primi cento giorni

Di Luca De Carolis e Paola Zanca
1 Ottobre 2016

Un morso a un gelato, lo sguardo alla tv: “Scrivono sempre caos giunta, anche oggi che abbiamo i due assessori”. Bar del Campidoglio, ore 18: la sindaca di Roma Virginia Raggi fa una pausa dopo la riunione di giunta. Maglietta senza maniche, pantaloni a sbuffo e tacchi, appare di buon umore. Racconta del fantasma di un frate che si aggirerebbe per le stanze del Comune. “Alemanno chiamò una squadra di acchiappafantasmi per scacciarlo…”. Da ieri mattina i siti spargono una sua foto sul tetto del Campidoglio. Le ha scattate un fotografo portoghese in vacanza. E lei conferma: “Ci vado spesso, lo facevo anche quando ero all’opposizione. La vista è bellissima e mi serve per prendere aria”. Anzi, rilancia: “Vi ci porto”. E così, si toglie le scarpe e sale su, fino al piccolo orto improvvisato dai dipendenti. E tra basilico, pomodori e origano dice: “L’intervista facciamola qui”.

Dopo un mese avete un assessore al Bilancio, Andrea Mazzillo. È il responsabile per l’attuazione del programma, lavora con voi da anni: non potevate nominarlo prima? Pare un ripiego.

Non è così. Lo abbiamo scelto perché ha le competenze che servono: è un esperto di finanza locale, docente a contratto all’università di Tor Vergata. Ed è iscritto da anni al M5s: condivide i nostri metodi e i nostri obiettivi.

Avete perso un mese.

No, in questo lasso di tempo abbiamo costruito una squadra per il Bilancio: ci siamo concentrati sulle seconde file.

Nemmeno Mazzillo è un nome altisonante. Non volevate avere a che fare con un’altra personalità forte come Marcello Minenna, l’ex assessore al Bilancio?

Minenna aveva sicuramente una personalità molto determinata, ma non era una caratteristica negativa. Con Mazzillo abbiamo semplicemente preferito un compagno di strada, competente.

Salvatore Tutino ha dovuto declinare per colpa della guerra interna al M5s.

Era solo una delle persone che avevamo esaminato.

Il nuovo assessore alle Partecipate è l’imprenditore veneto Massimo Colomban. Glielo ha suggerito Davide Casaleggio?

Il suo nome è arrivato dall’interno del M5s. Ci ha colpito per la voglia di lavorare in squadra e la sua visione uguale alla nostra.

Nella scelta quanto ha contato Milano?

I colloqui li abbiamo fatti qui, con il vicesindaco Frongia e i consiglieri comunali.

Mazzillo si era candidato per la lista Veltroni, Colomban per il leghista Luca Zaia. Un vecchio principio del M5s è non ricorrere a persone con un passato in altri partiti. Per lei non vale?

Siamo di destra o di sinistra allora? Mumble, mumble…

Scelga lei, il tema rimane.

Innanzitutto, la regola vale per chi si sia candidato contro il Movimento. E comunque né Mazzillo né Colomban sono stati mai eletti.

Però…

La competenza dei due e la loro condivisione dei nostri obiettivi vale più di tutto.

Vale anche per l’assessore all’Ambiente Paola Muraro? È indagata per due reati, ma è ancora al suo posto.

Vale quello che abbiamo sempre detto: aspettiamo di leggere le carte, e poi non faremo sconti a nessuno.

Non potevate subito rivelare che la Muraro era indagata, invece di tacerlo aggrappandovi al fatto che non avesse ricevuto un avviso di garanzia?

Alla luce di quanto accaduto dopo, direi di sì. Scegliemmo di aspettare perché prima volevamo capire esattamente per cosa fosse indagata.


Sta di fatto Muraro è ancora al suo posto.

Da quanto mi risulta, ad oggi non ha ancora ricevuto un avviso di garanzia. Non voglio esprimere un giudizio adesso. Ricordo che i pm in Italia hanno l’obbligo di esercitare l’azione penale. Poi è il gip a decidere per l’archiviazione o per il rinvio a giudizio. Se escludessimo qualcuno ogni volta che viene indagato non sarebbe corretto. Può succedere a chiunque.

Eppure per anni i 5Stelle hanno chiesto la testa degli indagati.

Noi italiani veniamo da una storia difficile, dove tanti condannati hanno deciso della nostra sorte. Corrotti che hanno fatto leggi contro la corruzione. È pieno di conflitti di interessi.

Non è in conflitto di interesse anche un assessore all’Ambiente indagato per reati ambientali?

Aspettiamo le carte.

Il garantismo è un valore?

Sì, l’articolo 27 della Carta (“L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”) bilancia l’obbligatorietà dell’azione penale.

Torniamo alle incombenze del Comune. Entro il 31 ottobre dovete rinnovare tutte le nomine dei dirigenti. Come farete?

Procederemo all’interpello: tutti verranno chiamati, e potranno dire in quale dipartimento preferiscono lavorare. Verranno premiati merito e competenze. Lo abbiamo fatto anche per le posizioni organizzative, ossia per i super-funzionari scaduti nel ruolo. Entro metà ottobre verrà lanciato un bando per 500 persone. E questo ha suscitato qualche mal di pancia: non abbiamo prorogato nessuno nell’incarico.

La macchina del Comune vi ha posto o vi pone ostacoli?

Nei Municipi sono spariti subito dei faldoni, delle carte. Me lo hanno detto i nostri presidenti.

E in Campidoglio? Altre sparizioni?

Qui c’è poco da far sparire, le carte sono quasi tutte nei dipartimenti.


Avete detto no ai Giochi. Quante telefonate pesanti ha ricevuto da chi voleva farvi cambiare idea?

Io non ne ho ricevute. Ma il vicesindaco Frongia sicuramente sì: lui ha la delega allo Sport.


Anche dal governo?

Chiedetelo a lui…

Nel giorno del no definitivo, ha fatto aspettare inutilmente in Comune il presidente del Coni Giovanni Malagò. Confessi, lo ha fatto apposta.

No, io quel giorno lo avevo avvertito varie volte che stavo arrivando. E mentre stavo salendo da un’altra entrata Malagò ha scelto di andarsene. Posso dolermi del ritardo, ma poteva aspettarmi.

Invece Pier Emilio Sammarco, l’avvocato per cui lei lavorava, c’è sempre negli eventi importanti a cui lei partecipa. Perché?

È stato il mio professore all’università, e il mio dominus, il capo dello studio dove lavoravo.

È un buon consigliere?

È un buon collega. E un buon dominus.

Mezzo Movimento le ha chiesto di rimuovere Raffaele Marra, ex vicecapo di gabinetto, ora responsabile delle Risorse umane. Ma lei ha fatto muro. Perché Marra è così fondamentale? E perché il M5s non si fida di lui?

Probabilmente non tutti hanno apprezzato il suo lavoro. Per quanto mi riguarda, Marra è un dirigente pubblico, e lo ho allocato nella posizione che ritengo più funzionale.

Le proteste del M5s sono ancora fortissime.

Ho preso la brutta abitudine di non leggere troppo i giornali, perché lavoro molto. E prendo con cautela quanto scrive la stampa.

Roberta Lombardi ha paragonato Marra a un virus.

Sì, la Lombardi…

È vero che Grillo le ha chiesto di rimuovere Marra?

Non mi pare.

Perché Lombardi, Taverna, Ruocco, le donne di peso del M5s a Roma, le fanno la guerra?

Dovrebbe chiederlo a loro. Ma io sono disposta a lavorare anche con loro, sui temi.

Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista dicono: “D’ora in poi oneri e onori solo per la Raggi”. L’hanno isolata?

Sottoscrivo per filo e per segno le loro parole. Io l’appoggio del M5s lo sento, da parte di tutti.

Il destino del M5s, anche in prospettiva delle prossime Politiche, dipende da lei.

Non avverto questo peso. La responsabilità è ripartita con la squadra con cui lavoro, che va anche oltre i consiglieri. Portiamo avanti lo stesso progetto.

Sta di fatto che in tre mesi avete fatto poco o nulla.

Non è vero. Per esempio, abbiamo appena trovato fondi per 9 milioni di euro da destinare ai municipi, per l’assistenza ai bambini disabili e l’assistenza sociale. E siamo sempre quelli che hanno sbloccato le assunzioni per 1100 maestre.

Erano fondi del governo.

Sì, ma si sono sbloccati grazie alle nostre pressioni e quelle di parlamentari come Silvia Chimienti. E comunque abbiamo subito dato applicazione al provvedimento.

È emergenza conti, per i vostri ritardi.

A Roma c’è da sempre. Ma noi ci siamo messi subito a lavorare, recuperando risorse. Faremo ciò che c’è da fare, nei tempi: assestamento di bilancio, e bilancio di previsione.

Sindaca, a Roma c’è ancora Mafia Capitale?

Al di là della personalizzazione su Buzzi e Carminati, Mafia Capitale rappresenta un parametro della malagestione che ha devastato Roma. E noi dobbiamo stare molto attenti perché rischia di perpetuarsi. Non deve succedere.

di Luca De Carolis e Paola Zanca

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