Hope non si chiama davvero così, ma il nome porta con sé l’auspicio dei suoi sogni. Vuole trovare un buon lavoro, sposarsi e vivere felice. Ancora adolescente, parte dal Delta State in Nigeria: destinazione Europa e la promessa di un buon guadagno per inviare denaro alla famiglia in difficoltà dopo che il negozio del padre era stato distrutto durante un attentato. Hope sbarca in Sicilia, il gommone soccorso in mezzo al mare quando l’acqua le arriva già al ginocchio. Prima passa per la Libia, dove assiste a pestaggi, abusi e violenze come quelle di cui sono vittima tre ragazze che si trovano nella sua stessa struttura, violentate ripetutamente.

Arrivata in Italia, Hope chiama quella che poi scopre essere una madame. E quando capisce che il suo destino è la prostituzione, che il suo posto di lavoro è la strada, si oppone. Peccato che, le dicono, debba ripagare un debito di 30mila euro, quello che ha contratto per il viaggio. Hope non ha idea di quanto siano 30mila euro: l’unica valuta che conosce è quella nigeriana. “Pago”, dice. “Fatemi lavorare”. “Il tuo lavoro è la strada”, le rispondono. “Non mi prostituisco per voi, no”, dice lei. Viene legata e picchiata. E alla fine cede. Ma Hope non si chiama così per caso: dopo qualche mese riesce a chiedere aiuto a degli operatori di strada, fino a riuscire a scappare, denunciare i suoi sfruttatori, farli arrestare ed essere inserita nel progetto “Vie d’uscita” di Save the Children.

Quella di Hope è solo una delle tante storie di vittime di tratta e sfruttamento che arrivano in Italia, ma il cui destino è segnato spesso fin dal paese d’origine. In occasione della Giornata europea contro la tratta degli esseri umani, celebrata in tutta Europa oggi, mercoledì 18 ottobre, sono stati diffusi alcuni numeri. E sono impressionanti: si calcola che siano più di 20 mila ogni anno nel territorio dell’Ue, le donne, gli uomini e i minori che entrano nei sistemi di protezione e assistenza alle vittime di tratta di cui mille solo in Italia.  In Europa sono un milione le persone vittime del traffico di esseri umani e di grave sfruttamento.

I minori stranieri non accompagnati sono i più esposti. E sono sempre di più le adolescenti nigeriane under 18 costrette a prostituirsi, o i minori bengalesi ed egiziani sfruttati nel lavoro in nero. Save the Children li chiama “piccoli schiavi invisibili”: secondo i dati dell’organizzazione sono migliaia i minori “in transito” che diventano vittime di tratta e sfruttamento: bloccati alla frontiera nel loro tentativo di andare al nord, a raggiungere parenti e amici, vengono rispediti indietro una, cinque, dieci volte e ricadono tra le braccia dei trafficanti invece che riuscire ad accedere alle procedure di relocation.I minori stranieri non accompagnati arrivati via mare in Italia sono più che raddoppiati nel 2016 rispetto all’anno precedente. E nei primi mesi di quest’anno il trend era ulteriormente in crescita. “È ancora presto per sapere cosa accadrà con la diminuzione degli sbarchi”, spiega Raffaella Milano, direttrice programmi Italia-Europa di Save The Children. “Abbiamo grandi responsabilità a cominciare dai minori che sono già sul nostro territorio. Di certo, denunciamo da tempo le condizioni della Libia e di tutto il viaggio affrontato dai migranti”.

Secondo una ricerca condotta dalla ong Reach, i minori stranieri non accompagnati accolti nei centri italiani erano 15mila a febbraio. Si stima che altri 5.252 abbiano abbandonato i centri di prima e seconda accoglienza poco dopo l’arrivo per (provare a) continuare il viaggio. Tra questi bambini e adolescenti maggiormente esposti alle diverse forme di tratta e sfruttamento in Italia, spiccano le tante ragazzine nigeriane condotte qui raccontando loro le storie più disparate, spesso condite da superstizioni e inganni, e costrette a prostituirsi. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, il 71% di chi intraprende il viaggio attraverso il Mediterraneo diventa vittima di tratta, così come è vittima di tratta l’80% delle 11mila donne nigeriane registrate lo scorso anno in Italia: ad arrivare nel nostro paese, l’anno precedente, era stata la metà. Ma aumentano anche, dicono ancora i numeri raccolti da Save the Children, i minori dell’Europa est, i ragazzi bengalesi vittime dello sfruttamento lavorativo, e gli under 18 transitanti in Italia che ricorrono ai trafficanti per proseguire il viaggio verso i paesi del nord Europa.

A livello globale, dice ancora Raffaella Milano, “su 63.251 casi rilevati in 106 paesi, ben 17.710 – ovvero un caso su 4 – riguardano bambini o adolescenti”. 12.650 sono di genere femminile. Nel 2016, secondo Save the Children, le vittime di tratta effettivamente censite e inserite in programmi di protezione sono state 1.172: 954 donne e 111 bambini e adolescenti, di cui l’84% di genere femminile. Le vittime under 18 sono soprattutto di nazionalità nigeriana (67%) e rumena (8%), e a farla da padrone è lo sfruttamento sessuale che rappresenta quasi la maggioranza dei casi (50%), con un andamento crescente.

“E parliamo della punta di un iceberg perché basta – come fanno i nostri operatori e le nostre operatrici – fare un giro per rendersi conto di come il fenomeno abbia dimensioni ben più gravi“, conclude Milano. “Abbiamo fatto una piccola sperimentazione in tutta Italia, in diverse città, con la rete di Save the Children e degli altri gruppi con cui lavoriamo e abbiamo rilevato, in una sera qualunque, la presenza su strada di 237 vittime minorenni e 1076 neo-maggiorenni”. Insomma, “un fenomeno allarmante e che fa vittime sempre più giovani”. Secondo l’ong, “la nuova legge per la protezione e l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che promuove la figura del tutore volontario del minore non accompagnato – in diverse regioni è già possibile presentare domanda – è un primo fondamentale passo per rispondere a questa emergenza”.

[Musica Isra, Florida]

Articolo Precedente

“Ti racconto la mia”, il nostro appello: aiutateci a costruire l’inchiesta su molestie e abusi sul posto di lavoro

next
Articolo Successivo

Valerio Guerrieri, 22enne suicida in carcere: Antigone si rivolge all’Onu dopo richiesta di rinvio a giudizio per 2 agenti

next