Nel giorno in cui l’Italia viene nuovamente bocciata in materia di corruzione la commissione Affari Costituzionali del Senato approva il disegno di legge a prima firma Francesca Businarolo (M5S) che dà più tutele coloro che denunciano i casi di corruzione (“whistleblowing”). Il disegno è atteso in Aula prima del 20 ottobre, cioè prima che prenda il via la sessione di bilancio.

Il whistleblowing – la ‘soffiata’ dei dipendenti pubblici  all’interno del proprio ufficio – è un istituto non pienamente decollato, anche se dal 2012, quando è stato previsto dalla legge Severino, le segnalazioni sono in aumento: l’Anac, come emerso in un recente rapporto, nei primi 5 mesi di quest’anno ne ha ricevute 263 rispetto alle 252 dell’intero 2016. Arrivano in maggioranza (per il 75%) dalle prime linee delle pubblica amministrazione (impiegati, insegnati e personale sanitario); molte meno quelle dagli alti livelli della P.a., dirigenti, responsabili della prevenzione della corruzione, militari.

Tra le tutele previste dal ddl l’anonimato di chi segnala irregolarità anche da eventuali danni conseguenti alla segnalazione stessa, ha diritto a essere riassunto qualora licenziato e al risarcimento per gli eventuali danni morali, economici o di carriera subiti nonché delle eventuali spese legali. Chi segnala – nei casi di reati che comportano un danno erariale, – ha diritto anche a un premio compreso tra il 15 e il 30% della somma recuperata a seguito della condanna definitiva della corte dei Conti.

Le attività più esposte sono gli appalti, l’attribuzione di incarichi, i concorsi pubblici, i danni erariali. Transparency International Italia, che anche oggi in un convegno ne ha sottolineato l’importanza in autonomia, a fine 2015 ha istituito un servizio di allerta anticorruzione, che raccoglie le segnalazioni di vittime, testimoni, whistleblower: quelle pervenute da allora sono circa 450.

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