Le autorità turche hanno impedito al vice console italiano e all’avvocato turco di vedere il giornalista Gabriele Del Grande, in carcere dal 10 aprile e ora detenuto a Mugla, sulla costa egea meridionale della Turchia. La notizia è stata data dal senatore Luigi Manconi in una conferenza stampa in Parlamento e smentisce le prime informazioni secondo cui l’incontro ci sarebbe stato: “Le autorità turche gli hanno impedito di vederlo”, ha detto il presidente della commissione Diritti umani. E ha anche aggiunto: “Le procedure per la liberazione potrebbero non essere brevi, quindi un quadro che sembrava tendente a una soluzione positiva si è improvvisamente aggravato ed è per questo che riteniamo indispensabile la mobilitazione“. La tensione nel Paese è sempre più alta. In giornata c’è stato un secondo episodio. Il giornalista di News Mediaset Alfredo Macchi, che da alcuni giorni si trova a Istanbul per seguire il referendum costituzionale turco, è stato fermato dalla polizia insieme alla sua troupe. Al gruppo, contattato dall’agenzia Askanews, è stato impedito di effettuare il collegamento in diretta da Besiktas con il Tg Studio Aperto di Italia 1 per raccontare gli sviluppi della situazione nel Paese dopo il voto. Gli agenti hanno trattenuto i loro documenti. In serata sono poi stati riconsegnati i documenti e i giornalisti sono ripartiti.

Chi ha chiesto un intervento della Farnesina è stato lo scrittore Roberto Saviano: “Sono molto preoccupato”, ha detto parlando a Milano, “e sto cercando di capire se può essere utile un mio intervento per raccogliere il network che mi segue per far si che il ministro degli Esteri Angelino Alfano intervenga. La Farnesina è in ritardo in modo colpevole. Bisogna dare un messaggio, anche simbolico. Sicuramente, spero che dietro le quinte, in silenzio, stiano negoziando ma c’è bisogno di un messaggio politico”. In mattinata era stato lo stesso Alfano ad assicurare che la situazione fosse sotto controllo: “Ho”, aveva detto, “in fase di lavorazione un contatto mio personale e diretto con il governo turco, per fargli capire chiaramente qual è il livello di attenzione del nostro Paese su questa vicenda. Abbiamo esercitato tutte le pressioni che la diplomazia permette di esercitare”. Poi sollecitato nel corso della giornata ha detto di aver telefonato al “collega turco” Mevlut Cavusoglu: “Ho ribadito la nostra ferma richiesta per il rilascio immediato di Gabriele Del Grande. Ho ricevuto il massimo impegno dal governo turco sul fatto che le procedure verranno concluse al più presto”. La compagna del giornalista, Alessandra D’Onofrio, sul tema è stata molto cauta: “La Farnesina”, ha detto in collegamento telefonico con UnoMattina, “sta facendo un enorme e delicato lavoro. Li sentiamo la Farnesina ogni giorno”.

Il senatore Manconi, nel corso della conferenza stampa per parlare del caso, ha anche smentito altre versioni della storia diffuse nelle scorse ore: “Non esistono prove o conferme”, ha detto, “che volesse passare dalla Turchia alla Siria, così come non esiste conferma o prova che egli abbia avuto un colloquio con persone sospettate di terrorismo. Sono bufale che circolano, oltretutto in forma non ufficiale, che mirano a screditare la figura di uno scrittore che stava facendo il suo mestiere”. Il senatore ha anche letto un messaggio dei familiari: “La sua voce è arrivata come un grido disperato di aiuto”, hanno scritto i genitori di Del Grande raccontando della telefonata ricevuta, “la sua frustrazione era palpabile per il fatto di trovarsi in uno stato di privazione della sua libertà e dei suoi diritti, senza essere accusato di nessun reato penale. Gabriele ha potuto dirci la sua verità con la sua voce. Gabriele ad oggi si trova in isolamento permanente e viene continuamente interrogato in quanto il motivo dell’ancora mancato rilascio pare sia da attribuire al suo lavoro di scrittore. Gabriele non è mai stato informato del fatto che lo stavamo cercando e che abbiamo fatto di tutto per metterci in contatto con lui e si è sentito abbandonato. Di fatto lui è solo, non ha voce”. Ieri Del Grande ha telefonato alla compagna e ha annunciato l’inizio dello sciopero della fame per tutelare i suoi diritti. La sua avvocata, intervistata da ilfattoquotidiano.it, ha spiegato che mentre parlava era sorvegliato da quattro guardie. Nella telefonata ai familiari in Italia, il 35enne reporter originario di Lucca aveva raccontato di essere stato trasferito a Mugla dopo essere stato inizialmente trattenuto in un altro centro di detenzione nella provincia di Hatay, al confine turco-siriano.

Saviano, parlando dalla Fiera “Tempo di Libri” a Milano, è stato tra i primi a esprimere la sua preoccupazione per la situazione generale. “La vicenda è molto grave e porterà un significativo cambiamento dei rapporti tra Italia e Turchia e soprattutto tra Europa e Turchia: adesso ogni giornalista, anche se va lì senza lavorare deve avere una sorta di visto giornalistico per poter entrare. Andare in Turchia come giornalista sarà impossibile se non c’è il visto di questa nuova censura di Erdogan”. Secondo lo scrittore, questa vicenda è molto grave ed è il simbolo di un cambio radicale nelle relazioni con i turchi: “Erdogan sappiamo benissimo che vuole arrivare allo scontro su questi temi e vuole mostrare all’Europa una verità ultima: la vostra democrazia è una messa in scena. La mia democrazia, quella che lui considera tale, è ricchezza per tutti, un paese più sano. Il vostro permettere a tutti – spiega – di dire fesserie, di poter esprimere opinioni sta semplicemente rendendo il paese più instabile. Erdogan giustifica questi arresti dicendo ‘noi difendiamo la nostra immagine e la nostra dignità’. Ci sono degli echi su quello che succede in Italia e in Europa. Argomenti così li spendono gli italiani di continuo: ‘buffone, chi ti paga’. E quindi la vicenda di Gabriele va seguita perché sta cambiando e cambierà il nostro modo di vivere”.

Intanto si moltiplicano i messaggi di sostegno e solidarietà. Il Tirreno, il principale giornale locale della costa toscana, ha dedicato l’intera prima pagina al caso di Del Grande, con una foto grande e il titolo “Gabriele libero“. Di spalla il fondo del direttore Luigi Vicinanza che sottolinea che “documentare la realtà di un mondo globalizzato in cui ciò che accade in Siria e Turchia si riverbera sotto i nostri occhi smarriti, vicino a casa nostra” è un lavoro che “costa fatica e coraggio questo tipo di narrazione, anche a costo di urtare la suscettibilità di apparati a scarso contenuto di democrazia”. Intanto rimbalza su Twitter e su Facebook l’hashtag #iostocongabriele: tra coloro che lo hanno utilizzato l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi (“Tutti insieme, senza distinzioni, diciamolo chiaro al governo turco”) e i dirigenti di Mdp, Possibile e Sinistra Italiana Arturo Scotto, Pippo Civati e Nicola Fratoianni.

Nel pomeriggio è arrivata anche la solidarietà del presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti: “E’ una vicenda molto delicata. Noi siamo e saremo strumento di quello che sarà deciso: siamo a disposizione delle scelte dei legali e della famiglia di Gabriele. Credo che in questa fase ogni iniziativa individuale possa essere pericolosa”.

Articolo Precedente

Report, Orlando: “Gli attacchi del Pd? Nessun commento. Non ho visto la puntata”

next
Articolo Successivo

Report, l’affondo dei renziani sulla Rai: nel mirino Campo Dall’Orto. Fico: “Se lo sospendono, non paghiamo il canone”

next