“Soccorrere nuovi schiavi, bimbi sfruttati e migranti”. Papa Francesco nel messaggio Urbi et Orbi in occasione delle celebrazioni per la Santa Pasqua a San Pietro ha rivolto il suo pensiero alle vittime contemporanee davanti a circa 60mila fedeli provenienti da tutto il mondo. “Il Pastore risorto”, ha detto, “si fa carico di quanti sono vittime di antiche e nuove schiavitù: lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze”; si fa carico dei bambini e degli adolescenti “sfruttati” e “di chi ha il cuore ferito per le violenze che subisce entro le mura della propria casa”; “si fa compagno di strada” dei “migranti forzati”, “costretti a lasciare la propria terra a causa di conflitti armati, di attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi”.

Il Pontefice ha quindi parlato del conflitto sanguinario in Siria: “Il Signore Risorto guidi i passi di chi cerca la giustizia e la pace; e doni ai responsabili delle Nazioni il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi. In modo particolare sostenga gli sforzi di quanti si adoperano attivamente per portare sollievo e conforto alla popolazione civile in Siria, l’amata e martoriata Siria, vittima di una guerra che non cessa di seminare orrore e morte. E’ di ieri l’ultimo ignobile attacco ai profughi in fuga che ha provocato numerosi morti e feriti”. Il pensiero del Papa si è rivolto anche alle altre terre tormentate da conflitti senza fine: “Doni pace a tutto il Medio Oriente, a partire dalla Terra Santa, come pure in Iraq e nello Yemen. Non manchi la vicinanza del Buon Pastore alle popolazioni del Sud Sudan, del Sudan, della Somalia e della Repubblica Democratica del Congo, che patiscono il perpetuarsi di conflitti, aggravati dalla gravissima carestia che sta colpendo alcune regioni dell’Africa”.

Nel corso dell’omelia, pronunciata interamente a braccio, il Papa ha parlato anche dei dubbi di chi crede. “La Chiesa non cessa di dire, alle nostre sconfitte, ai nostri cuori chiusi e timorosi: ‘fermati, il Signore è risorto’. Ma se il Signore è risorto, come succedono queste cose? Come succedono tante disgrazie, malattie, traffico di persone, tratta di persone, guerre, distruzioni, mutilazioni, vendette, odio? Ma dov’è il Signore?”. “Ieri ho telefonato a un ragazzo con una malattia grave e parlando, per dare un segno di fede, un ragazzo colto, un ingegnere, gli ho detto: ‘ma non ci sono spiegazioni per quello che succede a te, guarda Gesù in croce, Dio ha fatto questo col suo figlio e non c’è altra spiegazione’. E lui mi ha risposto: ‘sì, ma lui ha domandato al figlio, che ha detto di sì. A me non è stato chiesto se volevo questo’. E questo ci commuove. A nessuno di noi viene chiesto ‘ma stai contento con quello che accade nel mondo? Sei disposto a portare avanti questa croce?’. E la croce va avanti. E la fede in Gesù viene giù. E oggi la Chiesa continua a dire ‘fermati, Gesù è risorto’, e questa non è una fantasia: la Resurrezione di Cristo non è una festa con tanti fiori, questo è bello, ma non è questo, è di più. E’ il mistero della pietra scartata che finisce per essere il fondamento della nostra esistenza”. Quindi cosa chiede la Chiesa di fronte a tante tragedie? “Questo semplicemente: la pietra scartata non risulta scartata, i sassolini che credono e si attaccano a quella pietra non vanno scartati, hanno un senso. E con questo sentimento la Chiesa ripete, ma da dentro il cuore, ‘Cristo è risorto’. Pensiamo un po’ ognuno di noi ai problemi quotidiani, alle malattie che noi abbiamo vissuto, che qualcuno dei nostri parenti ha vissuto, alle guerre, alle tragedie umane. E semplicemente, con voce umile, senza fiori, solo davanti a Dio, davanti a noi: ‘non so come va questo, ma sono sicuro che Cristo è risorto, e io ho scommesso su questo. Fratelli e sorelle – ha concluso – questo è quello che mi viene di dirvi tornate a casa oggi ripetendo nel vostro cuore, ‘Cristo è risorto'”.

In una lettera inviata al vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino per l’inaugurazione del nuovo Santuario della Spogliazione, infine Francesco ha denunciato la “scandalosa realtà” del “divario tra lo sterminato numero di indigenti, spesso privi dello stretto necessario, e la minuscola porzione di possidenti che detengono la massima parte della ricchezza e pretendono di determinare i destini dell’umanità”: “siamo di fronte a un fenomeno di ‘inequità globale’ e di ‘economia che uccide’”, ha ribadito citando la sua Evangelii gaudium.

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