Riccardo Nuti si è autosospeso dal gruppo M5s alla Camera. Il deputato grillino, che nei giorni scorsi ha ricevuto la richiesta di rinvio a giudizio per il caso delle firme false di Palermo, ha così anticipato l’assemblea dei colleghi che avrebbe dovuto decidere sulla sua sorte su richiesta specifica di Beppe Grillo. Il portavoce era già stato sospeso, ma continuava a lavorare con i colleghi a Montecitorio. Dopo l’evoluzione dell’inchiesta, in un’intervista al Corriere della Sera, lo stesso Nuti aveva definito l’indagine “una montatura ben organizzata nel Movimento”, orchestrata “da chi ha poi lavorato alla designazione dell’attuale candidato sindaco di Palermo Ugo Forello“. Queste parole hanno provocato l’intervento del leader M5s che, venerdì 14 aprile, ha sollecitato “nuove sanzioni”. Sono seguite ore di malumori e discussioni interne sull’eventualità di opporsi all’espulsione dal gruppo. Fino alla scelta di Nuti di procedere da solo. Resta da capire se le altre due deputate (Giulia Di Vita e Claudia Mannino), che si trovano nella sua stessa posizione, lo seguiranno oppure no.

Il messaggio di Nuti è stato pubblicato in serata sulla sua bacheca Facebook. “Mi autosospendo dal gruppo parlamentare 5 stelle”, ha spiegato, “fino al termine della mia sospensione dal Movimento. Basta alle tante mistificazioni volte a farmi fuori e a colpire il Movimento. Adesso non c’è più nulla da strumentalizzare. Con la mia scelta, i portavoce del gruppo M5s non avranno l’imbarazzo di doversi esprimere nei miei confronti in inutili riunioni, distanti dall’obiettivo: la rivoluzione culturale del Paese“. Nuti ha quindi fatto riferimento alle polemiche suscitate dal suo coinvolgimento nell’inchiesta: “Ho compreso il giochino politico di partiti e avversari, per cui non voglio alimentarlo in alcun modo. Credo nel progetto che portiamo avanti da 10 anni. Dunque ho deciso di togliere il giocattolo a quanti vogliono distruggere un sogno collettivo e speciale. Confermo la mia fiducia nella Giustizia e mantengo il rispetto che ai magistrati ho sempre portato fin dall’inizio. Proverò la mia innocenza e la costante fedeltà ai principi del Movimento”. Il deputato ha anche detto che continuerà a dimezzarsi lo stipendio, come da regola M5s: “Inoltre continuerò a dimezzarmi lo stipendio, come nei 4 anni del mio mandato. Destinerò le eccedenze al fondo per il microcredito, fiero d’aver, ad oggi, restituito 123.840 euro. Proseguirò, guardando al territorio, la mia attività parlamentare senza risparmiarmi. Denuncerò ancora conflitti di interessi, malaffare e mafie, come ho fatto in questi anni con gli atti. A testa alta“.

La collega di Nuti, Giulia Di Vita, invece per tutta la giornata ha continuato con la strategia difensiva. Su Facebook ha ribadito che lei non ha mai accusato la magistratura e, ha detto, nemmeno mai attaccato il candidato Forello: “Per scrupolo vorrei ribadire, come detto ieri, che da parte mia non c’è mai stato un attacco nei confronti della magistratura a cui mi affido totalmente per provare la mia estraneità ai fatti di cui vengo accusata e a cui ho consegnato già le relative prove”. E ancora: “Non ho mai nemmeno criticato il candidato sindaco di Palermo del M5s e nemmeno sapevo che nel 2014 i colleghi della commissione Antimafia avessero sollevato un potenziale caso di conflitto di interessi in seno alla onlus antiracket Addiopizzo di cui l’attuale candidato sindaco era presidente”. Di Vita ha quindi detto che nel caso fosse condannata si dimetterebbe da parlamentare: “Nel caso di condanna in primo grado seguiranno prontamente le mie dimissioni come da impegno preso all’atto della candidatura secondo i principi del M5s che ho sempre rispettato, perché ci credo fermamente, da 10 anni a questa parte. Nel frattempo ho accettato la sospensione che mi è stata comminata e infatti non utilizzo il simbolo e non parlo a nome del M5S. Sono certa che tutto si chiarirà per il meglio. In alto i cuori”.

*aggiornata da redazione web il 16 aprile alle 12.10

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