Ieri si è tenuto l’ultimo evento pseudoscientifico all’interno di un’istituzione pubblica: un convegno definito antivax nella sala delle conferenze presso la Camera dei deputati. La notizia è diventata virale non tanto per l’ennesima ferita al buon senso prima che alla scienza, ma perché ne è nato uno scontro tra gli appartenenti ai “Renziani” e “Bersaniani” (l’organizzatore del “convegno”, Adriano Zaccagnini, appartiene alla formazione Articolo 1-Movimento Democratico Progressista, appena nata dalla scissione del Pd).

C’è una forza politica che sostiene la scienza più delle altre? Innanzitutto, con i vari cambi di casacca (Zaccagnini stesso è al terzo, prima era passato per Movimento 5 Stelle e Sinistra italiana) è complesso identificare chi sono i “paladini dell’antiscienza” all’interno dei vari partiti e movimenti. Comunque, se vogliamo valutare il Parlamento nel suo insieme, basti ricordare che la legge che autorizzava la sperimentazione (tecnicamente impossibile tra l’altro) del cosiddetto “metodo Stamina”, una pseudoterapia pericolosa e inutile il cui “inventore” ha patteggiato una condanna a un anno e dieci mesi di reclusione, fu votata praticamente all’unanimità dai nostri rappresentanti eletti. Alla Camera ci fu il solo voto contrario dell’esponente PSI Marco Di Lello, mentre i due senatori Pdl che votarono contro sostennero poi apertamente il cosiddetto metodoElena Cattaneo non era stata (purtroppo) ancora nominata senatrice a vita.

In un’intervista su Repubblica, Zaccagnini si definisce “né vaccinista né antivaccinista”, ma di una posizione “intermedia”. Un po’ come sostenere che la terra non è né piatta e neppure rotonda, ma un po’ ondulata. E la fantomatica correlazione vaccini-autismo?

Intervistatore: “Lei crede che i vaccini siano collegati all’autismo?”
Zaccagnini: “Da alcuni dati ufficiali del governo Usa sembrerebbe di sì”.

Ma quali sarebbero mai questi “dati ufficiali”? Difficile saperlo, ma Zaccagnini potrebbe forse riferirsi alle tesi esposte nel “documentario” Vaxxed, diretto dall’ex-medico Andrew Wakefield, l’autore dello studio su Lancet (ritirato dalla rivista perché basato su dati falsi) nel quale si ipotizzava la correlazione tra un vaccino e un aumentato rischio di autismo. Questo cosiddetto “documentario” è stato sbufalato più volte, ma vale la pena ricordare dov’è il “trucco”, tra l’altro largamente sfruttato (in modo più sofisticato) da alcune cosiddette case farmaceutiche al fine di provare l’efficacia di farmaci in realtà inutili e dannosi.

Il “documentario” racconta che secondo un’elaborazione dei dati del CDC (Center for Disease Control) di Atlanta, ci sarebbe un aumentato rischio di autismo (circa tre volte rispetto al resto della popolazione tra i bambini neri, maschi e vaccinati prima dei 31 mesi. L’articolo con la rianalisi dei “dati ufficiali” (tra l’altro ritrattato dalla rivista che l’aveva pubblicato) dimostra qualcosa? Assolutamente no. Se in un’analisi statistica si restringe il campione arbitrariamente, si può “provare” qualsiasi cosa, persino che esisterebbe una correlazione tra gli studenti più bravi in chimica e i segni zodiacali. I miei studenti non ci credevano e ho dato una dimostrazione pratica: ho chiesto a quelli delle prime tre file il segno zodiacale e il voto al primo esame di chimica. Su 12 studenti, ben 4 erano del segno della bilancia con un voto medio di 28! Quindi, si potrebbe affermare che sono proprio quelli della bilancia i più portati per la chimica! Il trucco è che mi sono ben guardato dal dire PRIMA quale sarebbe stato il segno zodiacale dei più bravi.

All’interno di un qualsiasi campione, ci sarà di sicuro una fluttuazione. Basta prendere i bambini neri o bianchi o di origine asiatica o ispanica, vaccinati prima dei 31 mesi, dopo i 12 mesi, prima dei 12 mesi, ripetere questa ricerca per tutti vaccini possibili e oplà, si trova di sicuro una correlazione con l’autismo o con qualsiasi altra condizione. Che però, non dimostra assolutamente un nesso di causalità, ma solo che purtroppo c’è chi diffonde le bufale e ci sono genitori che mettono a repentaglio la salute dei propri figli per ignoranza.

Secondo Zaccagnini, il risultato della sua iniziativa sarebbe che l’Agenzia Italiana del Farmaco lo avrebbe contattato per dargli dei “dati” che richiedeva da tempo.

Certo, avere i dati è importante, ma lo è anche possedere gli strumenti culturali per analizzarli. Se qualcuno in futuro per chiedere “dati”, sentisse l’impellente necessità di organizzare anche “conferenze” sulla terra piatta o scie chimiche si affittasse una sala in un centro congressi privato e lasci stare luoghi istituzionali o università.

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