Il big killer non è in fuga. Almeno non tra i più giovani. Secondo l’ultimo rapporto dell’agenzia dell’Oms per la ricerca sul cancro, la Iarc (International agency for research on cancer), negli ultimi trent’anni c’è stato un aumento dei casi di tumore infantile nel mondo. Nel decennio 2001-2010 sono stati, infatti, il 13% in più rispetto agli anni ‘80. Secondo gli esperti della Iarc, che hanno pubblicato il loro studio sulla prestigiosa rivista The Lancet Oncology, questa maggiore incidenza è in parte dovuta a una migliore conoscenza del cancro, a diagnosi più efficaci e precoci, e in parte a una maggiore predisposizione genetica giovanile rispetto agli adulti. “Ma non è escluso – scrivono gli autori – che ci siano anche fattori esterni, come infezioni o l’esposizione a qualche inquinante”.

La ricerca ha analizzato più di 300mila casi di tumore in ragazzi di età compresa tra 0 e 14 anni. I dati sono stati ricavati da 153 registri tumori di 62 Paesi. Le percentuali più elevate riguardano la leucemia, che da sola copre circa un terzo dei casi studiati. Un altro 20% è dovuto ai tumori del sistema nervoso centrale. Per quanto riguarda i minori di 5 anni, invece, i tumori più frequenti sono quelli embrionali, come il neuroblastoma o il retinoblastoma. In questi casi, la proliferazione delle cellule maligne inizia prestissimo, già durante la gravidanza.

“Il cancro è una causa significativa di morte nei bambini e negli adolescenti, nonostante sotto i 20 anni resti ancora una patologia relativamente rara”, sottolinea Christopher Wild, direttore della Iarc. Il rapporto ha, inoltre, censito per la prima volta anche i tumori negli adolescenti tra 15 e 19 anni. Il più frequente, riguardante quasi un quarto dei circa 100mila casi analizzati, è risultato il linfoma, seguito da carcinoma e melanoma.

Le informazioni che abbiamo raccolto sono vitali per aumentare la consapevolezza sul tema – spiega Wild -. E, soprattutto, per capire e combattere meglio quest’area negletta della salute infantile”. I dati raccolti attraverso i registri tumori coprono il 100% di alcune aree del mondo, come l’Europa e gli Usa. Ma in altri continenti come Africa e Asia, sottolineano gli autori, la copertura è molto bassa, e sfiora appena il 5%. “Questo studio – aggiunge Tezer Kutluk, oncologo pediatrico ed ex presidente della Union for international cancer control (Uicc) – fornisce i dati di cui abbiamo bisogno per offrire diagnosi precoci e trattamenti migliori. Ciononostante – conclude lo studioso, tra gli autori della ricerca -, è molto importante migliorare il monitoraggio dei tumori infantili, per colmare il gap esistente con le regioni economicamente svantaggiate”.

Lo studio su The Lancet Oncology

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