Ieri notavamo che a marzo il pubblico di prima serata della TV è diminuito continuativamente dal 2015 al 2017, calando di 2,3 milioni, cioè molto. Per darcene una ragione, anziché immaginare fughe di massa dalla tv trash etc etc, abbiamo ipotizzato che gli italiani si ritrovino qualche soldo in più e che stiano correndo a spenderselo (essendo ormai saturi di case, auto, divani e frigoriferi) fuori casa: al cinema, in pizzeria, etc. Ipotesi ardita, certo, ed esposta in questi tempi di perentorietà elettoralistiche, all’accusa di ottimismo filogovernativo.

Così abbiamo approfondito la questione e, grazie alla cortesia di Cinetel (che tiene il conto giornaliero dei biglietti venduti ai botteghini), abbiamo verificato che in effetti, nello stesso periodo in cui la tv ha perso spettatori il cinema ne ha guadagnati, passando da 6,4 milioni di presenze del 2015 a 7 milioni del 2017 (che vale quasi il 10% in più. Non poco). Nel contempo gli incassi, influenzati tanto dal numero quanto dal prezzo dei biglietti, sono passati da 40 a 40,8 milioni di euro (con un contenuto 2% di incremento).

Ma c’è davvero una correlazione fra i tre fenomeni del consumo di tv, del consumo di cinema e delle condizioni dell’economia? La questione è grossa e va trattata con le pinze della cautela.

Intanto, restando all’aumento delle presenze al cinema, si può immaginare che ad esso abbia potentemente contribuito il mercoledì a prezzo ridottissimo (€2) imposto dal Ministro della Cultura ai recalcitranti distributori ed esercenti cinematografici. Sta di fatto che, più o meno attratti dallo sconto, gli italiani qualche euro in più (+2%) al cinema lo hanno speso e, in misura assai maggiore (+10%) hanno scelto la Sala rispetto al Salotto. Fra tv e cinema, dunque, la correlazione inversa pare da confermare.

Mentre, passando al rapporto con la situazione economica, è doveroso ricordare che una ricerca denominata Sala&Salotto (curata da Ergo Research) ci mostra da anni che al cinema ci va quasi esclusivamente la crema della popolazione, vale a dire una decina di milioni scarsa di Italiani rispetto al totale dei residenti. E quindi, a partire dal medesimo fatto, e cioè la aumentata la frequenza al cinema, potremmo costruire due considerazioni opposte: 1) in chiave antigovernativa, che dalla crisi stanno uscendo i quartieri alti, mentre in basso è ancora pianto e stridore di denti, come ci spiega ogni lunedì Del Debbio; 2) in chiave filogovernativa, che se va meglio per la punta dell’iceberg, anche il resto forse sta meglio di prima, salvo che non dobbiamo cercarlo al cinema, ma magari in pizzeria. Però non disponendo di un Pizzatel (ma ci stiamo in qualche modo lavorando) non possiamo spingerci oltre.

Del resto, Pizzatel o non Pizzatel, ognuno sceglierà la interpretazione che si confà ai propri pregiudizi, come per lo più avviene a fronte anche delle più oggettive delle statistiche. Specie con gli umori che incombono.

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