Non solo il taglio al Fondo sanitario nazionale. I risparmi imposti alle Regioni per contribuire all’equilibrio di bilancio andranno a incidere pesantemente anche sul fondo non autosufficienze e su quello per le politiche sociali. L’accordo siglato il 23 febbraio in Conferenza Stato-regioni prevede infatti tra il resto che, “per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica“, i due capitoli di spesa vengano tagliati rispettivamente a quota 450 milioni e 99,7 milioni di euro. Il fondo destinato al sostegno delle persone non autosufficienti scende quindi al livello cui era stato portato con l’ultima legge di Bilancio, perdendo i 50 milioni aggiuntivi promessi lo scorso novembre dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti ai malati di Sla e sbloccati solo il 22 febbraio (l’incremento era stato inserito nel dl Sud).

Ancora peggio per il fondo politiche sociali, che ne esce decimato, perdendo 211 sui 311,58 milioni stanziati nell’ottobre 2016. Si tratta di soldi che servono a finanziare, per esempio, gli asili nido, le misure di sostegno al reddito per le famiglie più povere (nel frattempo l’approvazione al Senato della legge per il contrasto alla povertà è stata rinviata alla prossima settimana), l’assistenza domiciliare e i centri antiviolenza. Solo giovedì l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per non aver protetto una donna e suo figlio dal marito violento: non c’erano più fondi per ospitarla nella struttura in cui si era rifugiata.

Il Movimento 5 Stelle ha annunciato che presenterà un’interrogazione “su questa stretta che conferma come ormai politiche sociali e sanitarie siano considerate un bancomat subordinato alle scelte del Mef”. “In pochi giorni abbiamo assistito a tagli per 683 milioni“, proseguono i deputati M5S in commissione Affari Sociali, riferendosi al taglio di 422 milioni al Fondo sanitario nazionale che deriva dal rifiuto delle Regioni a statuto speciale di farsi carico di una parte dei risparmi. “Il fatto, rispetto al quale interrogheremo alla Camera i ministeri competenti, è di una gravità inaudita. L’intesa, ha affermato il sottosegretario” alle Politiche sociali Luigi Bobba “rispondendo a un’interrogazione sul tema presentata dalla deputata del Pd Donata Lenzi, sarebbe stata il frutto di un accordo tra Regioni e Mef, ma il fatto che il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali non abbia partecipato al confronto non lo esclude dalle responsabilità. Anzi, questa assenza costituisce un’aggravante perché conferma ancora una volta come oramai le politiche per la salute siano totalmente subordinate a decisioni economiche”.

“Aggiungiamo”, prosegue la nota, “che mentre il Fondo politiche sociali sarà sostanzialmente smantellato, passando da 311 a 99,7 milioni, quello per le non autosufficienze perderà quei 50 milioni che gli erano stati aggiunti appena prima dell’intesa Stato-Regioni del 23 febbraio, nell’ambito della legge per la Coesione sociale e il Mezzogiorno. La situazione avrebbe del grottesco, se non fosse grave”.

I segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil Rossana Dettori, Maurizio Bernava e Silvana Roseto, in una nota unitaria, sottolineano che “sono tagliati anche i fondi per i libri di testo, per il sostegno agli inquilini poveri, per l’edilizia sanitaria e scolastica. Scelte con cui il Governo sembra rassegnarsi al disagio sociale“. Almeno la metà dei tagli, sottolineano i segretari confederali, “colpisce le persone disabili, gli anziani non autosufficienti, i bambini poveri, ma anche le risorse per l’edilizia scolastica e sanitaria sono toccate. Queste politiche sono sbagliate e inopportune, e non solo feriscono le persone più vulnerabili, negando diritti e inclusione sociale, ma paralizzano il nostro Paese. È puro autolesionismo – sostengono – tagliare la spesa per le politiche sociali e sanitarie anziché utilizzarla come un formidabile investimento per creare sviluppo, innovazione e buona occupazione”. Per questo partirà a breve una campagna di mobilitazione per il rilancio del welfare sociale e sanitario “a garanzia dei diritti delle persone e a sostegno di un nuovo sviluppo per il nostro Paese”.

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