“Lo scopo del fallito attacco all’ambasciata italiana era politico, l’obiettivo era minare la sicurezza nella capitale”. Lo ha detto Ahmed Salem, portavoce delle Forze speciali di deterrenza (Rada), gruppo anti-milizie dispiegato a Tripoli, fedele al governo libico di unità di Fayez Al Sarraj, citato dal sito Libya Observer. Gli autori dell’attentato del 26 gennaio, ha aggiunto Salem, sarebbero legati alla cosiddetta ‘Operazione dignità‘ del generale Khalifa Haftar, fedele al governo di Tobruk che si oppone a quello di Tripoli – sostenuto dall’Onu e da diversi paesi, fra cui l’Italia – il cui obiettivo era proprio quello di colpire la sede diplomatica.

“Non rispondiamo a queste sciocchezze“. E’ stata la risposta alle accuse del colonnello Ahmed El-Mismari, portavoce delle forze armate di cui è comandante il generale Haftar. “Noi lottiamo contro il terrorismo con metodi militari utilizzati dagli eserciti di tutto il mondo” e “non conduciamo simili operazioni eseguite solo da formazioni terroriste in Siria, Libia e Iraq” ha concluso El Mismari, sottolineando che “queste operazioni portano il marchio del terrorismo“.

Ma secondo Salem, due dei tre assalitori morti nell’attacco sono stati identificati come Milood Mazin e Hamza Abu Ajilah. Mentre il terzo, ancora in fuga, sarebbe Omer Kabout. Il ruolo di Mazin e Ajilah, spiega il portavoce, sarebbe stato quello di parcheggiare l’autobomba vicino al muro dell’ambasciata, mentre Kabout avrebbe dovuto prenderli in auto. Kabout, conclude il militare, è un alto comandante della ‘Operazione dignità’ attivo nell’ovest della Libia, incaricato di supervisionare incontri segreti dei seguaci dell’operazione nella sua casa sulla via dell’aeroporto a Tripoli.

L’ambasciatore libico a Roma, Ahmed Safar, ha commentato durante una conferenza stampa: secondo il rappresentato diplomatico il fatto rimane “ancora sotto indagine” e qualsiasi “dichiarazione giornalistica è prematura prima della chiusura delle indagini”. Il diplomatico ha aggiunto che “dalla procura generale viene trattato come un episodio di criminalità, non terroristico, ma questo non impedisce di sospettare che il momento scelto possa avere dimensioni politiche”.

Il fallito attentato vicino all’ambasciata italiana è avvenuto a poca distanza dalla riapertura della sede diplomatica, il 10 gennaio scorso, definita da Haftar una “nuova occupazione. Il comandante delle forze di Tobruk aveva anche “rifiutato qualsiasi aiuto italiano”, riferendosi all’invio di medicinali e aiuti urgenti proposto dal ministro degli esteri, Angelino Alfano, “a meno che l’Italia ritiri le sue truppe” che presidiano un ospedale italiano impiantato a Misurata nell’ambito dell’operazione Ippocrate.

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