La Costituzione nata dalla Resistenza è stata nuovamente scelta – senza possibilità di equivoco – dal popolo italiano come la propria Costituzione, bocciando quella liberista proposta da Renzi, Verdini, Merkel e dai liberisti di tutto il mondo. Si tratta di un risultato straordinario che ha sconfitto il populismo governativo di Renzi il quale ha demagogicamente impostato tutta la campagna per il Sì sul taglio dei senatori. Il popolo italiano ha capito che Renzi stava trasformando il referendum in un plebiscito sulla sua persona e sulla sua politica ed ha deciso di dire No a Renzi e alla manomissione della Costituzione. Il demagogo populista è stato sconfitto dal popolo e lo scardinamento della democrazia è stato evitato: questo è il punto politico principale che è emerso domenica dalle urne con una partecipazione popolare che eccede di gran lunga la capacità di mobilitazione delle forze politiche in campo.

Per quanto riguarda gli effetti politici di questa irruzione del popolo nella politica, alla cacciata di Renzi debbono seguire elezioni anticipate nei tempi più rapidi possibili. E’ infatti intollerabile che gli esiti del voto popolare vengano gestiti da un Parlamento eletto con una legge incostituzionale attraverso una contrattazione e un cambio di volti che non rappresenta un ricambio di sostanza. Così come è intollerabile che questo Parlamento si metta a rifare la legge elettorale. Da questo punto di vista gravissima è la posizione del Movimento 5 Stelle che propone che il Parlamento riveda la legge del Senato per trasformarla in senso maggioritario. E’ una posizione gravissima non solo perché fornisce l’alibi al Parlamento e ad un nuovo governo per mettersi a lavorare sulla legge elettorale ma perché chiede che la legge del Senato oggi sostanzialmente proporzionale venga deformata in senso maggioritario. Il M5S sceglie cioè di mettersi nel solco del Porcellum e dell’Italicum, nel solco di chi vuole avere la maggioranza parlamentare senza avere i voti, nel solco della governabilità che stava alla base della manomissione della Costituzione che il popolo italiano ha appena bocciato!

Esiste invece una strada maestra da seguire per rispettare la volontà popolare espressa nel referendum ed è quella di affidarsi alla sentenza della Corte. Nelle prossime settimane la Consulta dovrà pronunciarsi sulla Costituzionalità dell’Italicum. Come ha già fatto riguardo al porcellum, la Corte dovrà emanare una sentenza immediatamente eseguibile, dovrà cioè indicare esattamente le modifiche all’italicum – che è certamente incostituzionale – in modo da consegnare al paese una legge elettorale pronta per l’uso. Rifondazione Comunista propone che subito dopo la sentenza della Corte il Presidente della Repubblica indica le elezioni per il Parlamento, con leggi finalmente costituzionali.

Questo vuol dire che a primavera si possono tranquillamente fare le elezioni politiche e ridare la parola al popolo.

Nel frattempo è evidente che dovrà esserci un governo ed è evidente che il Pd che ha la maggioranza parlamentare in virtù dell’abnorme premio di maggioranza dovuto al Porcellum, ha la responsabilità di proporre e dar vita all’esecutivo. Noi pensiamo che questo nuovo esecutivo debba rispedire al mittente i diktat di Bruxelles e rifare la legge di Bilancio al fine di affrontare la più grave emergenza sociale del paese: la piaga della povertà. Proponiamo quindi un governo di scopo con un solo punto programmatico: contrastare la povertà e dar vita anche in Italia ad un reddito minimo per i disoccupati.

A sinistra proponiamo che in tempi rapidissimi si dia vita ad un processo costituente di un soggetto politico unitario della sinistra antiliberista, autonomo ed alternativo al Pd e ai socialisti europei. Un soggetto unitario che si ponga l’obiettivo dichiarato di realizzare quanto indicato in Costituzione: dal diritto al lavoro e nel lavoro, al diritto alla sanità e all’assistenza, che reintroduca la tassazione progressiva, fissi i vincoli sociali dell’iniziativa economica privata, tuteli l’ambiente, persegua una politica di pace. Una sinistra che a partire dal chiaro obiettivo di costruire un polo politico antiliberista sia dichiaratamente pluralista al suo interno: dai cattolici seguaci di Papa Francesco ai comunisti passando per le mille sfumature culturali ed ideologiche che caratterizzano oggi gli uomini e le donne di sinistra. Una sinistra che non chieda abiure o scioglimenti a nessuno ma che si connoti come il soggetto unitario riconosciuto da tutti e tutte per andare insieme alle elezioni – sempre con lo stesso simbolo – per fare campagne politiche sui nodi programmatici che lo caratterizzano. Un soggetto unitario della sinistra e non un partito, perché abbiamo bisogno di apertura alle mille forme di militanza e non di ridurre ad uno una pluralità di percorsi ed esperienze che è una ricchezza da valorizzare. Un soggetto unitario, democratico e partecipato, basato sul principio di “una testa un voto” che innovando pratiche politiche e selezione dei gruppi dirigenti si candidi a dar vita ad una sinistra antiliberista di popolo.

Noi riteniamo urgente l’avvio di questo percorso e anche a tal fine riteniamo che i Comitati del No e i coordinamenti per il No sociale, che tanto lavoro hanno fatto in questi mesi, non debbano essere smobilitati. Il tessuto dei comitati è stato il protagonista della difesa della Costituzione, può e a mio parere deve essere il protagonista della costruzione della sinistra unitaria e plurale che la Costituzione vuole attuare. Occorre costruire la sinistra con il popolo della Costituzione antifascista nata dalla Resistenza.

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