Addio a Dario Fo, uomo libero del ‘900, artista e innovatore. Il premio Nobel per la letteratura si è spento all’ospedale Sacco di Milano dove era ricoverato da dodici giorni: i familiari nelle ultime ore erano stati avvisati dai medici dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Se ne è andato poco dopo le 8.30 del mattino, alla stessa ora della moglie Franca Rame che lo aveva lasciato il 29 maggio 2013 e alla quale aveva dedicato quel “ciao” gridato al cielo il giorno del funerale come ultimo gesto di amore. Un solo commento dal figlio Jacopo sotto casa: “Non c’è più, è stato un gran finale”. Solo il 20 settembre aveva presentato la sua ultima fatica letteraria. La cerimonia pubblica si svolgerà sabato alle 12 in piazza Duomo, mentre la camera ardente sarà allestita venerdì 14 ottobre al Piccolo Teatro Strehler di Milano (dalle 9.45 alle 24) e sabato 15 dalle 8.30 alle 11, dove il Nobel a marzo aveva festeggiato assieme ad amici, parenti, attori e musicisti i suoi 90 anni.

E’ stato regista, attore e scrittore e dal 2013 ha deciso di sostenere il Movimento 5 stelle e il progetto dell’amico Beppe Grillo. In occasione dell’ultimo raduno grillino a Palermo aveva inviato un videomessaggio proiettato dal palco durante la manifestazione in cui aveva interpretato un articolo della giornalista de il Fatto Quotidiano Silvia Truzzi “Italicum, un governo da operetta“.

Video di Alessandro Madron

A ricordarlo sul blog il leader del M5s: “Sarai sempre con noi Dario”, ha scritto Grillo. E ha poi riportato un pezzo del discorso che fece dal palco di piazza Duomo il 19 febbraio 2013, poco prima delle elezioni politiche: “Mi sembra”, disse Dario Fo, “di essere tornato indietro di molti anni, alla fine della guerra, l’ultima guerra mondiale. Ci fu una festa come questa e c’era tanta gente come siete voi: felici, pieni di gioia e, non dico speranza, la speranza lasciamola a parte, ma di certezza che si sarebbe rovesciato tutto e non ci siamo riusciti. Fatelo voi per favore, fatelo voi!“. Il comico ha poi scritto di suo pugno un ricordo personale dell’amico e artista: “Dario non era semplicemente un uomo libero, era la libertà incarnata. Un uomo fortunato di virtù che lo divertivano, coronate da un’insaziabile curiosità. Descrivere una perdita così è straziante quanto impossibile; l’ultima cosa che abbiamo perso è il Dario premio Nobel, la prima è l’esempio di un modo grandioso di interpretare la propria umanità, che ci ha sempre regalato a piene mani”. E ha poi aggiunto anche una nota sul suo rapporto con Casaleggio: “Era capace persino di avere un dialogo con Gianroberto! Avrebbe messo a suo agio anche una talpa. La loro intesa fu immediata ed ha continuato a vivere con gioia, oramai solo nella mia mente”.

Cordoglio anche da parte del figlio di Gianroberto, Davide, che su Facebook lo ha ricordato come una persona straordinaria, un uomo “vulcanico nei pensieri, incessante nel creare arte con i suoi discorsi, le sue opere, i suoi quadri, le sue mostre, ma soprattutto aveva un’umanità eccezionale. Aveva urgenza nel creare qualunque progetto – prosegue il figlio del cofondatore del Movimento – ma se doveva parlare con qualcuno gli dedicava tutto il tempo del mondo. Grazie Dario per aver condiviso così tanto della tua arte con noi”.

Anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi, da sempre al centro degli attacchi satirici di Fo, ha voluto salutare l’artista: “L’Italia”, ha detto il premier, “perde uno dei grandi protagonisti del teatro, della cultura, della vita civile del nostro Paese. La sua satira, la ricerca, il lavoro sulla scena, la sua poliedrica attività artistica restano l’eredità di un grande italiano nel mondo. Ai suoi familiari il cordoglio mio personale e del governo italiano”. Commossi i parlamentari M5s che in una nota hanno salutato “la guida morale del Movimento” (così lo ha definito su Twitter la deputata grillina Carla Ruocco): “La morte di Fo”, si legge nella nota, “priva il Paese di una grande voce critica, una guida civile e spirituale. Ma priva pure il M5s di un punto di riferimento fondamentale, un compagno di viaggio allegro, geniale e profondo. Esprimiamo il nostro cordoglio più sentito per la scomparsa del premio Nobel e la nostra vicinanza al figlio Jacopo e a tutti coloro che, come noi, volevano tanto bene al grande maestro”. Lo ringrazia per “la sua voce irriverente e impegnata” il presidente del Senato, Pietro Grasso, mentre il sindaco di Milano Beppe Sala lo definisce “uno dei migliori interpreti della storia del nostro tempo. Milano non dimenticherà i suoi insegnamenti. La scomparsa di Fo ci colpisce nel profondo. Perdiamo uno dei più grandi rappresentanti della letteratura, del teatro e della cultura milanese e italiana”. Lo ha ricordato anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris in un Tweet: “Fo è cultura infinita. La sua morte lascia un vuoto incolmabile da altri. Solo la sua arte può colmare la fine terrena. Dario Fo è eterno”.

Chi non abbassa i toni polemici è il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta: “Ha violentemente diviso il Paese”, ha detto intervenendo a Radio Anch’io su Radio Uno. “Quando muore una persona, ovviamente, cordoglio. Però, nessuna ipocrisia. Non mi era mai piaciuto, l’ho considerato sempre un uomo violentemente di parte, un uomo che violentemente ha diviso il Paese. Nei miei confronti si è espresso in maniera razzista, facendo riferimento alla mia altezza, per esempio. E questo lo dico con grande amarezza e con grande dolore. Penso che un premio Nobel, un grande uomo come viene descritto non doveva far polemiche con avversari politici usando questi strumenti o questi schemi mentali. Io dico pace all’anima sua, onore a Dario Fo che è morto, perché sono diverso da lui e sono diverso dalla sua cultura”, conclude.

A piangere l’artista il mondo della cultura internazionale. L’agenzia Adnkronos ha raccolto il ricordo dell’architetto e senatore a vita Stefano Boeri: “E’ stato un personaggio straordinario che ha attraversato il ‘900 e questo pezzo di secolo con un atteggiamento di critica intelligente e sarcastica, ma positiva al potere costituito. Si dice spesso che il modo con cui si lascia la terra è emblematico del modo con cui la si è abitata. Dario Fo ci ha lasciato in piena attività”. Anche i giornali di tutto il mondo salutano “l’arlecchino italiano”. Così titola El Mundo che ricorda il drammaturgo come “un anarchico, un borghese impertinente….un visionario”. Anche l’altro grande giornale spagnolo, El Pais, in prima pagina sul sito recita invece: “muore Dario Fo, flagello per il potere politico ed ecclesiale”. “Anticonformista e all’ascolto della sua epoca”, lo definisce il francese Le Monde. Le Figaro oltre all’opera letteraria e teatrale di Fo ricorda anche il suo più recente impegno politico, e “il sostegno al comico Beppe Grillo alle elezioni del 2013″. Anche il britannico Guardian pubblica in prima pagina la notizia della morte del premio Nobel, ricordando in particolare le sue opere di satira politica come “Morte accidentale di un anarchico”. In Germania a ricordarlo è la Faz che sottolinea come fosse “celebre per i suoi giochi di parole e le sue provocazioni”.

Attore, drammaturgo, regista e scrittore, Fo ha vinto il Nobel per la letteratura nel 1997 “perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi”. La sua opera più celebre è ‘Mistero Buffo‘: una ‘giullarata’ portata in scena per la prima volta nel 1969, nella quale Fo recitava in grammelot, ossia un linguaggio teatrale che si rifà alle improvvisazioni giullaresche e che è costituito da suoni che imitano il ritmo e l’intonazione di uno o più idiomi reali con intenti parodici. Nel caso di ‘Mistero Buffo’ si trattava della mescolanza di vari dialetti della Pianura Padana. Intervistato per i suoi 90 anni dal Fatto Quotidiano per i suoi 90 anni aveva descritto così il suo ruolo di artista: “Creare meraviglia vuol dire suscitare l’incanto in chi ti guarda. E attraverso il coinvolgimento passano al pubblico molte cose, per questo fare teatro è il mestiere più straordinario del mondo”.

A inizio settembre Fo aveva ricevuto la notizia che le sue opere teatrali erano state bloccate in Turchia insieme a quelle di William Shakespeare, Bertolt Brecht e Anton Čechov. “E’ un grande onore essere censurati e vietati, soprattutto, insieme a dei grossi personaggi“, aveva commentato. “Un riconoscimento. Qualcuno, ridendo, ha detto: ‘E’ un altro Premio Nobel! Dovresti essere felice!’. Io non lo sono molto, perché penso che soprattutto in questo momento, come succedeva negli anni settanta proprio in Turchia, c’è una reazione pesante per quanto riguarda la cultura”.

L’ultima fatica letteraria l’aveva presentata lui stesso a Milano il 20 settembre scorso. L’opera dal titolo “Darwin ma siamo scimmie da parte di padre o di madre?” era completata dalle tavole illustrate dello stesso Fo. In quell’occasione il premio Nobel aveva parlato di creazionismo: “Più si va avanti più sballa ogni cosa“, aveva detto a ilfattoquotidiano.it. “Non è vero che eravamo bianchi di pelle, siamo nati molti secoli prima, in piena Africa, e naturalmente eravamo neri. Adamo ed Eva erano neri e soprattutto Dio, essendo il padre, è a sua volta nero”.

Ha condiviso la vita professionale e artistica con la moglie Franca Rame. I due si sposarono nel 1954 e vissero insieme tutto il resto delle loro vite, fino al 2013, anno della morte dell’attrice. Commovente il saluto di Fo alla moglie ai funerali: “C’è una regola antica nel teatro. Quando hai concluso non c’è bisogno che tu dica altra parola. Saluta e pensa che quella gente, se tu l’hai accontentata nei sentimenti e nel pensiero ti sarà riconoscente” e un lungo “ciao” urlato al cielo. Dall’unione dei due è nato il figlio Jacopo, nel 1955.

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