Quando l’iniziativa parte dalle minoranze.

United Artist For Italy, creata da artisti dei paesi Ue ed extra Ue del mondo dello spettacolo italiano, è una campagna – assolutamente attuale – per favorire una rappresentazione plurale all’interno dell’industria cinetelevisiva italiana.

Se l’industria cinetelevisiva vuole avere un rinnovamento, non può non considerare il cambiamento della società italiana e dunque deve abbattere alcuni stereotipi che si ritrovano ancora nella televisione. I testimonial della campagna infatti evidenziano i limiti presenti nell’industria cinetelevisiva italiana nel rappresentare il “diverso”, che poi diverso proprio non è dal momento che il più delle volte è di nazionalità italiana o è nato e vissuto in Italia.

Questione questa che altre emittenti televisive pubbliche straniere hanno iniziato a considerare, vedi il caso della Bbc, per la programmazione futura, cercando di monitorare la presenza della diversità, che non è soltanto di razza, ma anche di genere.

Se l’industria radiotelevisiva italiana non ha mai preso seriamente in questione la situazione, malgrado nella tv pubblica sia presente un contratto di servizio che si occupa di regolare pluralità dell’informazione e rispetto della dignità della persona, la scarsa considerazione può essere imputata sia a una mancanza di coscienza storica e culturale sulla questione sia a una mancanza legislativa in materia. Forse andrebbe preso anche in considerazione lo stesso disegno di legge che regolamenta il cinema, cercando di focalizzare l’attenzione sul significato di pluralità (ed è questo l’obiettivo dell’iniziativa), specialmente nella questione di rappresentanza o meno all’interno dell’industria televisiva. E questo riguarda anche l’informazione, già oggetto di politiche europee, che non possono limitarsi a creare soltanto delle emittenti televisive dedicate ai nuovi cittadini.

Nel documentario Blaxploitalian – Cento anni di afrostorie nel cinema italiano di Fred Kuwornu, la cui anteprima si terrà il prossimo 14 ottobre alla Festa del Cinema di Roma, si evidenzia come nella storia del cinema italiano ci siano state figure impersonate dalla “diversità”. Se queste figure non sono diventate dei personaggi ancora oggi degni di nota, forse è proprio perché l’Italia è ancora un paese della tradizione (con i suoi lati positivi e negativi) ma è anche ostile a riconoscere la sua vera identità storica. Il razzismo, la misogenia in Italia esistono dai tempi di Mussolini e forse sarebbe ora di prendere una chiara posizione anche su questo, senza particolari campagne, ma cercando di correggere errori passati e prevenire quelli futuri, ma soprattutto portando un dibattito creativo e culturale sulla rappresentazione non solo diretto alle minoranze ma al Paese. Se Stati Uniti, Francia e Inghilterra hanno iniziato a riflettere su questo, perché l’Italia dovrebbe essere esclusa?

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