La Confraternita del Pampascione, l’Arcisodalizio per la ricerca del Culatello Supremo, l’emerita Confraternita della Patata di Bologna, quella del Bollito e della Pera Madernassa. Qualcuno, lassù, le ama. Anzi, quaggiù. Per la precisione, in Parlamento, dove il deputato Massimo Palmizio, 42 anni, milanese, eletto sotto le insegne di Forza Italia, si è preso la briga di presentare una proposta di legge per la tutela e la promozione di associazioni, club, congreghe e confraternite che diffondono e valorizzano i sapori della cucina nostrana, esaltano le qualità del vino italiano, tramandano di generazione in generazione ricette che hanno secoli di storia.

BUON APPETITO Le associazioni iscritte alla Fice, la Federazione italiana circoli enogastronomici, fondata a Savona quasi mezzo secolo fa, sono più di cento. Basta scorrere l’elenco per capire come queste realtà siano legate alla storia e all’evoluzione di uno dei connubi più celebri del made in Italy in tutto il mondo: cibo e vino. Ce n’è per tutti i gusti e dappertutto lungo la penisola: dalla tarantina Confraternita del Capocollo alla sarda Confraternita del Nepente di Olieno; dal Magnifico Ordine dei Cavalieri del Dogado dei Mocenigo all’Ordine Lomellino della Rana e del salame d’oca di Pavia, alla piacentina Confraternita dei Grass, e sembrano superflue spiegazioni sull’origine del nome che questo club di buongustai (evidentemente con pochi problemi di colesterolo) si è voluto dare.

SIGNORI, A TAVOLA Un patrimonio gastronomico e culturale, quello concentrato in queste associazioni, che sarebbe un peccato disperdere e che, al contrario, va tutelato e valorizzato. Anche con fondi pubblici. Ed è quanto prevede la proposta di Palmizio, che affida alle Regioni il compito di istituire un registro ad hoc per queste associazioni e di finanziare, compatibilmente con le normative Ue in materia di aiuti di Stato, iniziative delle confraternite, assegnando loro spazi e strutture regionali per progetti a sfondo enogastronomico, oltre ad informare i consumatori sulle manifestazioni organizzate nel corso dell’anno.

PIATTI DI RIGORE  Soldi pubblici distribuiti però secondo rigorosi criteri, perchè le confraternite non devono avere fini di lucro, devono essere attive da almeno tre anni, devono prevedere nel proprio statuto come finalità principale la tutela e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari e dei piatti tipici del territorio, accanto alla promozione della cultura enogastronomica e delle tradizioni locali attraverso l’organizzazione di iniziative sociali e culturali, le loro strutture devono garantire un’offerta adeguata di servizi di ristorazione e di degustazione dei prodotti tipici dell’enogastronomia.

CIN CIN Le confraternite, sottolinea Palmizio, “ricoprono un ruolo fondamentale, dalla ricerca, valorizzazione e conoscenza del vino e della cucina italiana nelle loro componenti tecniche, storiche, di costume e di folclore, alla ricerca storica regionale, il loro raggio di azione non si limita al territorio locale, ma in modo più esteso, in ambito nazionale e internazionale, attraverso la conoscenza del prodotto tipico”. Sostenendo la loro attività, aggiunge il deputato di Fi, “si vogliono accrescere i livelli di competitività delle strutture turistiche”, anche pubblicando sul sito del ministero delle Politiche agricole l’elenco aggiornato delle associazioni e delle loro iniziative.

TUTTI PROMOSSI La promozione delle confraternite è affidata al tandem ministero delle Politiche agricole-Regioni. A loro spetta il sostegno dei progetti proposti dalle associazioni iscritte nei registri, anche utilizzando spazi e attrezzature regionali; l’attivazione di servizi di promozione e di informazione dei consumatori sulle attività delle confraternite, realizzati anche d’intesa con le altre strutture di tutela e valorizzazione dei prodotti agroalimentari e dei piatti tipici operanti sul territorio regionale, ed in particolare, con i consorzi di tutela o di promozione, con i soggetti giuridici possessori di marchi provinciali, regionali, nazionali o europei di prodotti enogastronomici e con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative a livello regionale dei pubblici esercizi nel settore della ristorazione.

CORPO A CORPO Inizialmente, si legge nel sito della Fice, le confraternite erano pie associazioni di laici a scopo di culto, di beneficenza, di devozione, sotto la protezione di un santo. Studiate da accademici, storici ed antropologi, vengono definite dallo storico delle religioni Gabriel Le Bras come raggruppamenti volontari chiamati a soddisfare i ”necessari bisogni del corpo e dell’anima”.

SENTI CHE STORIA E’ tra il XIII ed il XV secolo che le confraternite hanno avuto un enorme sviluppo. Il loro pregio è stato quello di avere dato vita ad associazioni che operavano secondo il principio del mutuo soccorso, una formula che attraeva le famiglie di un abitato che vedevano nella confraternita una sorta di difesa contro le avversità della vita perchè si poteva far conto sulla collaborazione di tutti gli associati.

FRANZA O SPAGNA Quella delle confraternite, insomma, è una storia plurisecolare, un capitolo dell’enogastronomia italiana che non si è mai chiuso. La confraternita d’la Tripa, ad esempio, è nata nel XIV secolo a Moncalieri, patria della trippa, piatto povero, ricavato dalle interiora del manzo e del vitello. Sulle orme di questo medievale sodalizio, di estrazione ‘laico’, e con il chiaro intento di rinnovarne vita e secolari tradizioni, la confraternita è stata ricostituita nel 1960. Ancora oggi a Moncalieri questo piatto dalla tradizione secolare può essere degustato secondo le antiche ricette. E poco importa se a votare la legge sarà questo o quel gruppo, o magari il via libera arriverà in maniera trasversale perché, come si dice, Franza o Spagna purchè se magna. E in questo caso, ne siamo convinti, si mangia davvero bene.

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