Quasi 15 miliardi di spesa totale, di cui 2,7 per le Regioni, 1,5 per le abolende Province e 10,5 per i Comuni. A tanto è ammontato nel 2014 il totale degli stipendi del personale degli enti locali: 524mila persone, esclusi i dipendenti delle società partecipate e i lavoratori con contratti flessibili. Secondo la Corte dei Conti, che ha reso noti i dati raccolti nel sistema informatico Sico (Sistema conoscitivo del personale), la spesa media per un dipendente regionale ammonta a 34.772 euro, a fronte dei 27.621 per ogni dipendente comunale e dei 28.003 incassati dai lavoratori delle Province. I dirigenti, ovviamente, sono pagati di più: 92.988 euro medi nelle Regioni, 84.935 nei Comuni e 97.806 nelle Province. La cifra si riferisce comunque a prima che iniziasse l’iter per la ricollocazione dei dipendenti provinciali.

La spesa totale del comparto nel 2014 è ammontata a circa 14,8 miliardi di euro, con tendenza all’aumento nonostante il congelamento degli stipendi dei dipendenti pubblici. “Anche nel 2014 si rileva la tendenza della spesa media a crescere in talune realtà locali caratterizzate dalla sensibile contrazione della consistenza del personale dirigente”, scrive infatti la Corte, notando che al contrario “in presenza dei noti vincoli/blocchi stipendiali dovrebbe rimanere stabile”. Come si spiega allora il trend crescente? “Anche nel 2014 si rileva la sua tendenza a crescere in talune realtà locali caratterizzate dalla sensibile contrazione della consistenza del personale dirigente, il che appare sintomatico della reiterata prassi di ripartire le risorse del trattamento accessorio (una parte cospicua del trattamento economico dirigenziale) tra i dirigenti rimasti in servizio, in contrasto con il disposto dell’art. 9, co. 2-bis, d.l. n. 78/2010″, cioè appunto il decreto che ha disposto lo stop all’aumento delle buste paga. Per quest’anno è atteso lo sblocco, che stando a quanto anticipato dal ministro Marianna Madia riguarderà però solo gli statali con i redditi più bassi.

A quota 524mila persone si arriva sommando dirigenti, segretari comunali e provinciali e direttori generali e personale con qualifica non dirigenziale. La delibera della magistratura contabile rileva che “dall’esame dei dati esposti emergono situazioni alquanto diversificate tra Regioni a statuto ordinario e speciale (incluse le Province autonome) per quanto concerne il numero del personale in servizio”: in particolare “si evidenzia una distribuzione non uniforme del personale sul territorio nazionale, con punte di maggiore concentrazione nelle Regioni del Sud e in Sicilia“. Questo “si riflette anche sul rapporto di incidenza tra dipendenti e dirigenti che, anche in quei casi (riferibili al personale delle Regioni e di alcuni Comuni) in cui risulti superiore alla media nazionale, non può essere considerato in sé indicativo di un’ottimale organizzazione del lavoro.

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