Due interrogatori “sommari, pieni di incoerenze e menzogne” a Salah Abdeslam, durante i quali gli investigatori belgi hanno perso l’occasione di scoprire chi erano i suoi complici e durante i quali hanno mostrato al terrorista di Parigi le foto dei fratelli kamikaze El Bakraoui senza ottenere nessuna informazione utile. Secondo Le Monde, che ha pubblicato in esclusiva i contenuti dei verbali delle deposizioni di Salah del 19 marzo scorso, l’audizione è stata “abbastanza sommaria, piena di incoerenze”: “Si vede che gli investigatori hanno forse mancato l’occasione di ottenere informazioni che avrebbero potuto sventare gli attentati del 22 marzo a Bruxelles”. Le domande, sottolinea l’autrice Elise Vincent, sono concentrate sui fatti di Parigi del 13 novembre: la rete di aiuti e il sostegno durante la fuga. “Ma l’interrogatorio”, scrive la giornalista che ha letto i verbali, “non è per niente incalzante. Salah si accontenta di rispondere alle domande, minimizzando il suo ruolo, e senza dare elementi che potrebbero far sospettare gli investigatori. E la giustizia belga sembra aver sfiorato il dramma che si stava svolgendo in contemporanea”.

La bugia più lampante di Abdeslam riguarda i suoi rapporti con Abdelhami Abaooud. Nei verbali conferma infatti che sia stato la mente degli attacchi di Parigi, ma dice di “averlo visto una sola volta alla vigilia degli attentati”. In realtà si conoscono dall’infanzia. Salah viene sentito il 19 marzo per due volte: prima dalla polizia federale e poi dal giudice istruttore per un’ora ciascuno. “Un tempo abbastanza breve”, sempre secondo Le Monde, in riferimento a quanto effettivamente avrebbe potuto dire Salah. Per due volte gli viene chiesto de conosce i fratelli kamikaze e per due volte risponde: “Non li conosco”. Nessuno gli farà più altra domanda su questo tema.

Abdeslam ha ammesso di aver affittato macchine e prenotato gli hotel per gli attentati di Parigi del 13 novembre scorso e di aver portato i tre kamikaze allo Stade de France. Ma ha scaricato la responsabilità sul fratello Brahim che “glielo aveva chiesto”. Il terrorista ha anche parlato della cintura esplosiva che aveva addosso: ha detto di averla tolta e poi nascosta in un “luogo discreto”. Ma secondo le informazioni di Le Monde, non avrebbe avuto abbastanza liquido per farsi saltare in aria.

Il terrorista ha poi spiegato molto superficialmente la sua fuga, senza dare troppe indicazioni sui legami e i complici che lo hanno protetto. Il 14 novembre 2015 si è nascosto nel comune brussellese di Schaerbeek, chiedendo ospitalità a tale Abdel, che sarebbe Mohamed Belkaid, ucciso nel raid della polizia a Forest del 15 marzo, al quale Abdeslam è sfuggito per poco. “Non avevo un altro posto dove andare – ha detto SalahAbdel non è stato contento di vedermi arrivare. Gli ho spiegato che non ero riuscito a farmi saltare in aria, mi ha consolato e poi mi ha detto che mi avrebbe tenuto nascosto fino a quando non avessi potuto andare in un altro posto sicuro”. Così, una decina di giorni dopo, si sono spostati in taxi da Scharbeek a Forest, dove Belkaid – considerato il logista degli attacchi di Parigi – aveva a disposizione un appartamento, quello nel quale la polizia ha fatto irruzione il 15 marzo, credendolo vuoto, e da dove Salah è riuscito a scappare, tre giorni prima di essere catturato a Molenbeek.

Oggi il ministro della Giustizia belga Koen Geens intervenendo alla Camera ha detto che “dopo gli attentati di Bruxelles Salah Abdeslam non vuole più parlare”. Intanto oggi sono emersi nuovi particolari sugli errori e le sviste che avrebbero favorito la latitanza di Salah. Un poliziotto di Malines, città non lontana da Bruxelles, in un rapporto confidenziale del 7 dicembre scorso destinato alla cellula antiterrorismo della polizia giudiziaria federale della capitale, aveva indicato l’indirizzo di rue de Quatre Vents 79, dove venerdì scorso è stato trovato il terrorista. Secondo quanto rivela il sito della Derniere Heure, quel rapporto, però, non è mai stato trasmesso ed è rimasto per tre mesi alla polizia di Malines. Appreso che l’arresto di Abdeslam è avvenuto proprio all’indirizzo da lui indicato, il poliziotto ha segnalato il caso, sul quale adesso è stata avviata un’inchiesta.  Oggi i ministri dell’Interno e della Giustizia belgi – che avevano presentato le dimissioni, poi respinte – compariranno in Parlamento per fornire spiegazioni sulle falle della sicurezza, tra cui il fatto che il Belgio avesse ricevuto dalla Turchia l’informazione che Ibrahim El Bakraoui era ritenuto un jihadista.

I verbali di Salah: “Abaaoud responsabile degli attacchi di Parigi” – Salah nel corso degli interrogatori ha negato di aver voluto farsi esplodere negli attentati del 13 novembre, dove era incaricato di colpire con altri tre kamikaze allo Stade de France. “Ho fatto scendere i miei tre passeggeri, poi sono ripartito – ha detto – ho guidato alla cieca, mi sono fermato da qualche parte, non saprei dove. Ho chiuso l’auto, ho portato via la chiave e sono rientrato nella stazione Montrouge (dove il 23 novembre è stata ritrovata in un cestino della spazzatura un ordigno simile a una cintura esplosiva, ndr). Ho fatto qualche fermata di metro, una o due. Sono sceso, ho camminato fino a un negozio di telefoni, ne ho comprato uno e ho contattato una sola persona: Mohamed Amri“. In realtà ha chiamato anche anche una sua zia che abita a Parigi per chiederle aiuto. E’ poi Amri che, insieme con Hamza Attou, partirà immediatamente da Bruxelles per andarlo a recuperare a Parigi. Attribuisce un ruolo centrale al fratello Brahim (che si è fatto esplodere nel ristorante Comptoir Voltaire) per l’organizzazione degli attacchi: dice di aver “affittato delle auto e degli hotel su sua richiesta” per il commando e che “ogni volta che ha dovuto pagare cose per preparare gli attentati, il denaro veniva da Brahim“.

E Salah ha aggiunto di essere venuto a sapere del ruolo di Abdelhamid Abaooud, mente della strage, dal fratello Brahim. “È lui – dice – che mi ha spiegato che Abaaoud era il responsabile. (…) Ho visto Abaaoud a Charleroi la notte tra 11 e 12 novembre 2015, l’unica volta che l’ho visto in vita mia”. Tuttavia, ricorda la testata, i due erano stati condannati assieme per rapina nel 2010. Sempre secondo il giornale, l’ex fuggitivo ha poi spudoratamente mentito agli inquirenti dicendo di aver conosciuto Abaaoud solo alla vigilia della strage quando è ampiamente dimostrato che fossero amici d’infanzia a MolenbeekConferma solo l’identità di Bilal Hadfi, e non degli altri due kamikaze dello Stade de France di cui dice “ignorare il ruolo”. Precisa anche che doveva recarsi alla partita amichevole Francia-Germania, senza biglietto, “per farsi esplodere”. Interrogato prima degli attentati di Bruxelles, Salah ha negato di conoscere Najim Laachraoui, presunto artificiere della cellula parigina morto martedì negli attacchi nella capitale belga. Vari fatti però lo contraddicono, tra cui che nel settembre 2015 Laacharoui sia stato controllato alla frontiera austro-ungherese in sua compagnia.

 

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