Russia, Arabia Saudita, Qatar e Venezuela sono pronti a congelare la produzione di petrolio ai livelli dell’11 gennaio, ma a condizione che altri Paesi produttori facciano lo stesso. Lo ha precisato il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak, in una dichiarazione al termine dell’incontro di Doha con i suoi omologhi degli altri tre Paesi. Dopo l’annuncio il prezzo del petrolio si è assestato sui 32 dollari al barile (Brent, mentre il Wti viaggia sui 29,5 dollari). In scia alle attese di un taglio della produzione (invece del congelamento) era volato a 35,5 dollari (+6,5%), l’entusiasmo si è quindi smorzato alla luce dei paletti dei vari Paesi.

“La ragione per cui siamo d’accordo su un potenziale congelamento della produzione è perché, semplicemente, si tratta dell’inizio di un processo che valuteremo nei prossimi mesi nei quali decideremo se abbiamo bisogno di altre misure per stabilizzare e far crescere il mercato”, ha detto il ministro del Petrolio saudita, Ali al-Naimi. “Ci siamo resi conto oggi che l’offerta sta andando cadendo a causa dei prezzi correnti e che anche la domanda è in aumento”, ha detto al-Naimi. “Il congelamento ai livelli di gennaio secondo noi è adeguato per il mercato“, ha aggiunto ancora il ministro saudita, sottolineando ancora che “non vogliamo fluttuazioni significative dei prezzi, vogliamo soddisfare la domanda. Vogliamo un prezzo del petrolio stabile“.

L’Iran, però, ha fatto sapere a stretto giro che non rinuncerà alla sua quota nel mercato petrolifero internazionale.”Due sono le questioni importanti: primo, il mercato è alle prese con un surplus (di produzione, ndr) e secondo, l’Iran non rinuncerà alla sua quota” di mercato, ha dichiarato il ministro iraniano del Petrolio, Bijan Zangeneh riferendo che mercoledì avrà un incontro a Teheran con i suoi omologhi di Iraq e Venezuela. Nei giorni scorsi il vice presidente iraniano, Eshaq Jahangiri, aveva annunciato che le esportazioni di petrolio della Repubblica islamica saliranno a 1,5 milioni di barili al giorno entro l’inizio del nuovo anno persiano, che prende il via il 20 marzo. Secondo due fonti interpellate da Reuters, a Teheran potrebbero essere offerte condizioni speciali se fosse raggiunto un accordo tra i principali Paesi produttori per congelare la produzione ai livelli di gennaio.

Nel frattempo anche l’Iraq ha fatto trapelare il suo sì di massima a un’intesa per il congelamento dell’output. Baghdad “è a favore di ogni decisione che contribuisca a puntellare i prezzi del petrolio”, ha spiegato una fonte del governo iracheno. Un’adesione ufficiale è invece arrivata dal Kuwait, che “accoglie con favore l’accordo di Doha e conferma il suo impegno rispetto a quanto convenuto, ovvero congelare la produzione ai livelli di gennaio 2016, a condizione che che i principali produttori Opec e non-Opec si impegnino a loro volta”, ha dichiarato Anas al-Saleh, il ministro del Petrolio kuwaitiano.

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