Più calci che calcio: legna buona per l’Inter, meno per la Juventus. Nel derby d’Italia ci si picchia tanto per non prenderle davvero. E al fischio finale, il risultato non può essere che uno zero a zero. Le motivazioni per osare non mancherebbero a entrambe ma a vincere alla fine sono le paure. Quelle dei nerazzurri di cadere ancora in casa dopo il tracollo contro la Fiorentina, gli incubi bianconeri di ritrovarsi a 11 lunghezze dalla vetta. Sarebbero stati davvero troppi per coltivare sogni di rimonta da qui a maggio. Meglio blindare la porta dopo 10 gol subiti nelle ultime undici partite in A e attendere tempi migliori. Delle finte schermaglie alla fine ne giova il campionato, con 4 punti di distanza tra Paulo Sousa e l’ottavo posto dell’Atalanta. Una bagarre così non si vedeva da tempo. Ma a spiccare nel mucchio non è certo questa Inter: 3 punti nelle ultime tre giornate dopo la partenza arrembante con cinque vittorie consecutive. La squadra di Mancini dimostra ancora grande solidità tuttavia anche con Brozovic per Kondogbia la fluidità del gioco è sempre quella: lontana anni luce da Fiorentina e Napoli o dalla Roma.

Logico con queste premesse che ne nasca una partita nervosa. Nella prima mezz’ora sono più i cartellini che le occasioni. È una lotta senza quartiere. Dopo sedici minuti Valeri, volendo lanciare un messaggio fin troppo duro ai ventidue in campo, ha già sventolato gialli in faccia a Marcisio, Melo, Khedira e Zaza. Se ne ingoierà però almeno altri due prima dell’intervallo lasciando che la partita resti maschia. Ci si picchia duro pur di non concedere vantaggi. A parte una transizione bianconera che si sviluppa sulla sinistra con Zaza, schierato a sorpresa al posto di Dybala, e Morata a ispirare Cuadrado che spara su Handanovic non c’è nulla da segnalare fino a un salvataggio di Chiellini su Jovetic imbeccato da Murillo, bravo a trasformare in un’azione offensiva un break su Zaza. La Juventus ha difficoltà a costruire: Marchisio è evidentemente in ritardo di condizione, Pogba non si accende mai. Merito anche della mediana tutta muscoli dell’Inter: Melo e Medel vanno alla caccia di ogni pallone che capiti a tiro, con le buone o con le cattive. E nel secondo campionario va annoverato anche un fallo del brasiliano su Khedira sul quale Valeri chiude un occhio: sarebbe valso il secondo giallo.

Mancini inverte Brozovic e Perisic per tamponare Cuadrado e provare a sfruttare la velocità dell’ex Wolfsburg dal lato di Pogba-Evra. Il baricentro dei suoi sale anche se l’occasione migliore nasce su un calcio d’angolo con un tiro velenoso di Brozovic sventato da Buffon in collaborazione con la traversa. Per vedere di meglio, a parte due gran chiusure di Barzagli e Murillo su Icardi e Zaza, bisogna aspettare la deviazione di Handanovic sull’inserimento di Cuadrado. Ma siamo già nel secondo tempo. I ritmi si abbassano e aumentano gli spazi. Ci prova Jovetic da fuori seguendo il leit motiv delle occasioni interiste: assoli, l’estemporaneità, guizzi. Nulla di corale.

Mentre la Juve, pur tra mille difficoltà di costruzione, quando arriva davanti ad Handanovic lo fa ragionando. Spesso partendo dai piedi Cuadrado, come in occasione del palo di Khedira, liberato da un’ottima sponda di Morata dopo il cross del colombiano. Un’occasione clamorosa divorata dal tedesco, tutto solo e in ottima posizione. Guarin per Melo e Allegri che cambia la coppia d’attacco inserendo Manduzkic e Dybala (ancora bocciato in partenza, come Alex Sandro) nell’ultimo quarto d’ora non cambiano lo spartito: l’Inter è compassata, la Juve pensa più a non prenderle che a cercare il colpaccio che cambierebbe il ritmo lento del campionato. Merito anche dell’attenzione di Murillo-Miranda da un parte e di Barzagli – 34 primavere e non sentirle – dall’altra. Il miglior mastice per tenere le squadre incollate allo zero a zero. Più utile all’Inter che ai bianconeri.

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