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Ripensando alle frasi di Vincenzo De Luca, simili a quelle che ci sono state riservate negli ultimi 25 anni da politici di ogni colore, ho scritto le righe pubblicate in fondo a questo testo. Riassumono la mia visione sui rapporti tra stampa e potere.

Ai De Luca di turno, secondo me, si risponde solo coi fatti e con la cronaca. In questo caso con i numeri, che dicono come il governatore della Campania avrebbe perso le elezioni di 2200 voti se la lista Campania in rete, ispirata dal cosentiniano Vincenzo D’Anna, fosse rimasta nel centro-destra.

A mio parere la qualità del consenso non è indifferente per chi si candida. In questo caso poi correva con De Luca anche Tommaso Barbato (l’uomo che sputò in faccia in Parlamento a un collega dell’Udeur che si era rifiutato di votare contro il governo di Romano Prodi). Barbato, che ha ricevuto oltre 4300 preferenze, come è noto, è stato di recente arrestato per concorso esterno in associazione camorristica.

I senatori e i deputati del Pd che hanno applaudito e riso quando De Luca mi definiva “consumatore abusivo di ossigeno” dovrebbero forse riflettere su un punto: certe frasi in alcune regioni d’Italia si prestano a essere equivocate. E De Luca lo sa.

Poco male, comunque. Se avessimo voluto ricevere solo applausi non avremmo scelto di fare i giornalisti. O almeno non lo avremmo fatto a ilfattoquotidiano.it.

Qui di seguito, dunque, le mie riflessioni, pubblicate su Il Fatto Quotidiano del lunedì, sulle regole che dovrebbero disciplinare i rapporti tra i giornali e i potenti.

Leggetele e fatemi sapere che ne pensate. Non condividerle è legittimo. Se non siete d’accordo vi prego di argomentare con educazione il vostro dissenso. La qualità del dibattito e del confronto è importante. Comunque la si pensi.

Grazie

I media indipendenti non debbono né sorprendersi, né lamentarsi. Da sempre in Italia gli attacchi, gli insulti e persino le minacce da parte di chi è al Potere, o pretende di arrivarci, sono l’oscena e ingiusta normalità. Il mestiere del giornalista, in fondo, è solo quello di riflettere, analizzare e (a volte) criticare la realtà. Chi scrive è, o dovrebbe essere, uno specchio. Per questo quando la faccia del Potere è brutta, o peggio ancora sporca, il Potere si guarda e reagisce. Cattivo.

Nei paesi democratici, e il nostro ancora lo è, il giornalismo può però portare a risultati importanti per tutta la collettività. Alla lunga il racconto non edulcorato dei fatti finisce per migliorare la qualità delle classi dirigenti. Le spinge a comportarsi meglio o addirittura contribuisce alla loro sostituzione. Ma l’obbiettivo, per chi come noi tenta (tra molti errori) solo di essere imparziale, non è mai questo. È solo un positivo effetto collaterale del nostro lavoro di cronisti. Un effetto collaterale che un numero sempre più grande di lettori e cittadini si augura essere imminente.

Il Fatto Quotidiano del Lunedì, 10 agosto 2015

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