Prima o poi doveva succedere. Anche la corsa più veloce a un certo punto si arresta, come quella del mercato dell’auto cinese, che nello scorso mese di giugno ha subìto una contrazione del 3,2% rispetto allo stesso mese del 2014. È poco più che un’inezia, anche perché il consuntivo da inizio anno resta in positivo dell’8,4%, ma è comunque un segnale e le previsioni della China Association of Automobile Manufacturers per l’intero 2015 parlano di una crescita del 7%, a 25,1 milioni di pezzi. Non sono più i balzi in vanti a doppia cifra di un paio di anni fa, ma è presto per parlare di crisi, perché sebbene le grandi città siano intasate di auto, appena fuori, invece, quasi non se ne trovano. In Cina, infatti, ci sono ancora meno di 100 auto per 1.000 abitanti, cioè niente rispetto all’Europa e agli Stati Uniti, che viaggiano ben sopra la soglia delle 500.

I marchi europei del lusso corrono ai riparo. BMW e Mercedes hanno dovuto iniziare ad abbassare leggermente i prezzi e a praticare qualche piccolo sconto – cose mai viste finora da quel lato del mondo – e alcune catene di concessionarie hanno anche annullato gli aumenti di stipendi. Il responsabile di un gruppo di autosaloni BMW ha dichiarato ad Automotive News che nell’ultimo anno e mezzo le cose non vanno bene come prima, sia per colpa del rallentamento della crescita dell’economia, sia per il giro di vite del governo contro la corruzione, che evidentemente ha pesato sull’acquisto di auto di lusso. Così, per vendere una X5 o una X6, sono fioccati anche sconti del 15%, tanto che la Casa di Monaco di Baviera ha dichiarato che ridurrà il numero degli stock inviati ai concessionari.

Dalla Cina, però, arriva una diversa interpretazione del primo mese in negativo. Secondo Yang Jian, caporedattore di Automotive News China, il risultato di giugno è solo frutto di alcune contingenze. Intanto le vendite 2015, essendo rapportate a quelle 2014, risentono degli “acquisti compulsivi” della scorsa primavera, quando si scatenò un’ondata di nuovi contratti in molte grandi città (+60% nella prima metà del 2014 solo a Nanjing) per timore che alcune municipalità avrebbero posto un tetto all’immatricolazione di nuove auto per limitare la congestione del traffico. La bolla speculativa creatasi in borsa, poi, ha avuto il suo ruolo, perché molti, anziché comprare un’auto nuova, hanno investito in azioni con gli indici di mercato che raddoppiavano ogni giorno. Infine c’è la questione, puramente burocratica, dei conteggi: fino allo scorso anno si calcolavano come venduto tutte le auto arrivate negli autosaloni e non quelle immatricolate.

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