Cita Mao Tse-Tung e sostiene Emiliano alle regionali. Che è successo a Mario Mauro? Raggiungiamo l’ex parlamentare europeo mentre è in trasferta in Armenia. Scopriamo così che alle Regionali 2015 c’è davvero chi può sperare che vincano tutti, nessuno escluso. All’ex ministro e presidente di Popolari per l’Italia è infatti riuscita l’impresa di sostenere il Pd in Puglia, Forza Italia in Liguria, Marche e Campania, il candidato di Ncd-Fi-Lega in Umbria e Flavio Tosi in Veneto. Non è la quadratura perfetta del cerchiobottismo, ma poco ci manca.

“Il governo – giura – non c’entra nulla”, anche se due fedelissimi come la senatrice Angela D’Onghia e il deputato Domenico Rossi sono sottosegretari. Non si fa in tempo a domandarglielo, che Mauro spazza via il potenziale “equivoco”: “Non è perché faccio un’alleanza con Emiliano che cambio idea sull’Italicum o sulla riforma costituzionale su cui è difficile dare la fiducia”. Traduzione: difficile, ma non impossibile. Oppure difficile e pertanto impossibile. Insomma, poi si vede. Intanto ripete allo sfinimento che “si tratta di consultazioni locali, necessariamente influenzate da assetti e candidati specifici…”. Non fa menzione del fatto che al posto di Emiliano s’era ventilata una sua candidatura. Sarà un lapsus, ma parlando del patto col centrosinistra cita il compagno Mao: “C’è grande confusione sotto il cielo”.

E i Mauro-boys hanno deciso di contribuirvi, mettendo a segno una serie di accordi in multicolor che sembrano seppellire il sogno di ricomporre il “campo popolare”. In Umbria sposano la causa del sindaco di Assisi Claudio Ricci che è sostenuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia, Ncd e Lega Nord. Convolano poi a nozze con Forza Italia supportando Giovanni Toti in Liguria e il socialista berlusconiano Stefano Caldoro in Campania. Ma siccome hanno una parola buona per tutti, in Puglia sostengono apertamente il dem Michele Emiliano e in Veneto, tra il leghista duro e puro Luca Zaia e la renziana Alessandra Moretti, reputano “più funzionale” il progetto centrista nato intorno a Flavio Tosi.

Il fatto è che le alleanze variabili che Mario Mauro va stringendo su e giù per l’Italia ricordano tanto le variegate appartenenze che hanno connotato i suoi ultimi anni da onorevole: da Forza Italia a Monti, da Scelta Civica a Alleanza per l’Italia e poi nel gruppo misto delle autonomie (Gal). Quando glielo si fa notare tira fuori le unghie il mite Mauro che fu ministro della Difesa. E ha pure gioco facile nell’affondarle a destra e a manca, elencando le contraddizioni altrui che renderebbero “adeguate ai tempi” la preferenze tripartisan in vista del 31 maggio.

“Non mi sembra che altrove alberghi maggior coerenza”, dice al fattoquotidiano.it l’ex-ciellino, ex-dc, ex-forzista ed ex-pidiellino ed ex-montiano. “Ricordo, sommessamente, che questa legislatura è nata da un accordo tra Pd e Forza Italia e prosegue con accordi ancora diversi. E che i due partiti continuano ad avere atteggiamenti ondivaghi. E’ uno degli aspetti curiosi del fare politica al tempo di Renzi, dove si parla tanto di partito della nazione ma tutti i partiti sono percorsi da profonde differenze e divisioni che sul territorio si manifestano con più forza. Scandalizzarsi è stupido”.

E giù esempi di “maionese impazzita” spalmata da Venezia ad Agrigento: “Qualche giorno fa un esponente del Partito Democratico ha vinto le primarie ad Agrigento, salvo poi, dopo un ripensamento dello stesso Pd, essere diventato il candidato di Forza Italia. E sempre per star lì penso alla frattura in Liguria tra la candidata del Pd e il candidato del Pd che corre contro di lei”. La coerenza, rileva Mauro, non trionfa manco a destra. “Nelle Marche il campione di centro destra diventa l’ex presidente del Pd”.

E passiamo alla Lega, che nel Veneto sta vivendo l’ultima pesante frattura. “Non posso che sostenere Tosi. Vivo a Milano e con quelli del Carroccio ho sempre avuto ottimi rapporti anche stando su campi differenti nel contesto europeo. Ma quella era una Lega federalista con un’idea molto radicata di migliorare l’Europa, oggi ha assunto un tratto marcatamente nazionalista. Ora tocca mettere insieme un fronte che su altro ha molti valori in comune. L’europeismo è imprescindibile”. E quindi no a Zaia e sì a Tosi. Il punto però è cosa succede l’indomani del voto, dopo aver donato un pezzetto di “centralismo democratico” a tutti i possibili vincitori. I Mauro-boys staranno a destra o a sinistra?

“Per noi il campo di riferimento resta il centro destra, ammesso che la definizione abbia ancora un senso. Il progetto resta quello di mettere insieme idee liberali e popolari confermando questo posizionamento”. Il fatto è che oggi a volte è possibile e a volte no, dipende. “Nel centro destra italiano alligna il caos totale e le risse finiscono per allontanare i moderati e costringerli a fare scelte contingenti su scala locale con il solo obiettivo di dare giunte credibili alle regioni. Certo non andiamo dall’altra parte, ma ci poniamo il tema di una ricostruzione dell’area che non può essere la mera riproposizione dell’esistente e delle vecchie sigle più o meno in buona salute. Non è convincente e non è vincente”. Con questo programma ripartirà la lunga marcia verso destra del compagno Mauro-Tse-Tung.

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