Dopo giorni di silenzio conditi da un imbarazzo che ha coinvolto anche i vertici della Casa Bianca, Hillary Clinton ha deciso di parlare. Con il senno di poi “sarebbe stato meglio utilizzare due telefoni e due indirizzi e-mail”. Così quella che da più parti viene indicata come la prossima candidata del partito Democratico alle presidenziali del 2016 ha risposto alle domande che da una settimana si fa l’America sul cosiddetto “email-gate“: quando era Segretario di Stato, la Clinton ha utilizzato la mail personale invece di quella ufficiale per tenere la corrispondenza, una pratica sconsigliata dai protocolli. E lei lo ha ammesso: sarebbe stato più “smart”, più furbo, ha detto, ma “l’ho fatto per comodità”, ha spiegato, “ed era permesso”.

Il resto, per Hillary sono dettagli. È chiaro dal tono della conferenza stampa affollatissima al Palazzo di Vetro dell’Onu, dove la ex segretario di Stato aveva prima parlato di diritti delle donne. Avrebbe probabilmente voluto proseguire su quella linea. Ma non era più possibile evitare il tema, lasciare che l”email gate” esploso dopo le rivelazioni del New York Times sull’utilizzo esclusivo di indirizzo mail e server privati durante il suo mandato a capo del dipartimento di Stato, crescesse ancora e la fagocitasse. Bisogna invece sgomberare il campo. Rispondere alle domande e andare avanti. Magari a preparare la corsa per la Casa Bianca

Non ne parla mai Hillary e a domanda precisa svicola, traccheggia. Non è quindi questa la prima tappa della campagna elettorale per diventare la prima presidente degli Stati Uniti -come forse speravano i molti giornalisti accorsi, comprese grandi firme e volti noti – ma è un passo indispensabile per prepararla. È stata la prima conferenza stampa in due anni, la prima volta che Hillary è tornata a parlare al Paese: “Mi fido degli americani”, ha detto, nella comprensione che “ho preso misure senza precedenti nel rendere pubbliche tutte le e-mail di lavoro”.

In tutto 60mila, inviate e ricevute. Metà di natura personale, metà di lavoro. Le prime sono state cancellate “non avevo ragione di tenerle”. Le altre consegnate al Dipartimento di Stato: 55mila pagine. Una volta esaminate, quella parte di e-mail che verranno considerate adeguate per la divulgazione, saranno pubblicate in un’unica soluzione su un apposito sito web. Lo ha annunciato a Washington il portavoce del dipartimento di Stato pochi minuti prima che Hillary Clinton cominciasse a parlare a New York. La ex segretario di Stato se ne rallegra: “Una volta che il pubblico le vedrà avrà uno sguardo senza precedenti sulla vita lavorativa di un alto funzionario del governo”.

“Non ho inviato via e-mail materiale classificato”, ha detto la Clinton, “ho tenuto fede alle mie responsabilità”, ha insistito. C’è però già chi si chiede se le sue risposte non abbiano finito generare altre domande. In realtà è una sola: se gli americani saranno disposti a perdonarle questa mossa poco “smart” ad una donna che sull’essere “smart” ha costruito vita, carriera e campagne. Lo si vedrà nei prossimi sondaggi. Intanto nei più recenti vola: ad appoggiarla per la Casa Bianca è infatti il 44% degli americani, contro il 23% di Jeb Bush, il probabile frontrunner repubblicano, stando ad un rilevamento di Wall Street Journal e Nbc, secondo cui tra gli elettori democratici ben l’86% è pronto ad appoggiare l’ex first lady nel corso delle primarie del partito.

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