Piccola premessa, pleonastica, siamo a fine febbraio dell’anno del Signore 2015. Da quando, sul volgere dello scorso millennio la rete è entrata prepotentemente nella filiera della discografia, sovvertendo equilibri e priorità, tutto è cambiato nel mondo della musica. Oggi si parla di dischi intendendo qualcosa che passa da un sito dentro il nostro smartphone, non dico nella totalità dei casi, ma poco ci manca. La musica è sempre più liquida, Spotify et similia sono diventati speranza disperata per quanti continuano a pensare che la musica incisa abbia un presente e anche un futuro, il download, quindi, ha lasciato il posto allo streaming, figuriamoci se può avere un senso parlare di discografia. E figuriamoci se ha senso dare troppa attenzione, oggi, fine febbraio dell’anno del Signore 2015, al mondo delle radio. Smartphone, ripeto, questa la parola chiave.

Ma come?, dirà qualcuno, proprio l’ultimo Sanremo è stato sventolato sotto gli occhi di tutti come il Festival delle Radio. Appunto, infatti l’ha vinto Il Volo, con una canzone che sembra uscita di sana pianta da un film sugli anni 50, senza per altro avere il fascino del vintage. Sia come sia, di radio ci tocca parlare, perché in queste ore sta impazzando una polemica, in rete (mica in radio), e protagonista è un uomo che del mondo delle radio è protagonista da una vita, Pasquale Di Molfetta, meglio noto come Linus. Sì, il capo di Radio Deejay, una dei pezzi da novanta della radiofonia italiana, ha dato sfogo a una sua paturnia tra le righe del proprio blog, esternando un linguaggio e una simpatia che non gli riconoscevamo. “Quando ho scritto il pezzo sui dati d’ascolto sapevo che mi sarei esposto alle critiche velenose di qualche provinciale del nostro cortiletto radiofonico. Che qualcuno avrebbe detto che non sapevo perdere. Fino a ieri però, incredibile, niente di questo genere, anzi. Poi è arrivato il solito fenomeno, che sul sito della sua radio mi dà del lacrimoso, dicendo che mi lamento adesso che perdo e non lo facevo quando le cose andavano bene.”
Così attacca, il Nostro. Oggetto della sua lamentazione precedente i dati di Monitor, che attestano Deejay in perdita di ascolti, come tutte le sue concorrenti (tranne Radio Sole 24 Ore), e ben al di sotto della competitor RTL 102,5, oltre due milioni di ascoltatori in meno dell’emittente di Suraci. Stando a quanto Linus sostiene i dati di Monitor sono poco precisi, anzi, poco chiari, e quindi i dati lasciano il tempo che trovano. Di qui la lamentazione.
Ma non basta, “Caro “comecazzotichiami ” (ti chiamerò così visto che non ti sei firmato), tanto per cominciare la tua radio è quella che con Deejay è uscita peggio da questa indagine, quindi non vedo cos’hai da festeggiare. Sono ventun’anni che dirigo la mia radio, abbiamo avuto momenti di alti e bassi e mai mi sono lamentato. Nemmeno nel duemila, l’anno in cui abbiamo toccato il nostro minimo storico. Ma ci siamo rimboccati le maniche, siamo andati avanti e siamo risaliti.”

Boom.
Linus sbrocca sul suo blog. Perché qualcuno lo ha attaccato. Un qualcuno rimasto anonimo, e di conseguenza chiamato in maniera piuttosto colorita nella parte del post appena letta. Questo il post cui Linus fa riferimento: “Nel suo blog Linus si dice stufo di Monitor (l’indagine di ascolto delle Radio) e afferma che se fosse il suo editore “uscirebbe domani dalle nebbie di Monitor e anche sbattendo la porta”. Sarà. Ma è curioso che Linus si lamenti solo ora, dopo aver beneficiato per dieci anni dei dati discutibili della precedente Audiradio (rottamata da diversi anni), anni in cui c’erano altri indicatori “certificati” secondo i quali 105 risultava essere davanti a Deejay, anche se, Audiradio, non ce la voleva proprio mettere. Ora che, dopo dieci anni, c’ è finalmente una rilevazione seria per la quale 105 dopo anni è a un passo da Deejay (ma senza una televisione come loro e senza il traffico che i portali del Gruppo Espresso regalano tutti i giorni a Deejay.it), Linus si lamenta…”

Un regolamento di conti in piena regola tra due Radio, Deejay, da una parte, 105, dall’altra, in caduta libera. Chiaro che Linus non abbia gradito né i dati di Monitor, che sottolinea la continua emorragia di ascolti, né lo sberleffo da parte di un competitor, per altro non esattamente in condizioni di salute radiofonica migliori delle sue. Nel mentre il mondo va avanti, per sapere se un disco funziona si guarda la classifica di iTunes, lo streaming viene conteggiato nelle vendite dei brani e gli smartphone continuano a essere gli stereo dei giorni nostri.

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