Esselunga chiuderà il 2014 “meno bene degli anni precedenti”, con un calo delle vendite di “almeno il 30%“. Lo ha detto il patron della catena di supermercati Bernardo Caprotti, intervenendo a Firenze all’inaugurazione di un punto vendita. “C’è una deflazione del 2%, si vende il 40% in promozione“, ha spiegato l’imprenditore, aggiungendo che “la gente compra uova, farina, acciughe e non la roba cara. Quindi ‘fare gli euro’ alla cassa non è facile: riusciamo a fare gli euro dell’anno scorso facendo dei volumi tremendi”. Morale: “La nostra chiusura d’anno non sarà brillante“. A chi gli chiedeva previsioni per il 2015, il fondatore di Esselunga ha risposto solo: “Chiediamolo a Draghi“. Come dire che l’andamento dell’economia italiana dipende totalmente dalle decisioni del governatore della Banca centrale europea.

“Questo è un Paese che ha troppe regole, leggi e norme: non ci si può più muovere”, ha lamentato poi Caprotti, interpellato dai giornalisti sulle riforme economiche del governo. “Per questo “in Italia fare impresa è più difficile che altrove: ci sono più regole, norme, pianificazione”, anche se “Renzi cerca di semplificare un po’”.

Parlando del dibattito sull’articolo 18, Caprotti ha poi detto che “la maggior parte della gente non sa neppure che esiste. Lavora e basta. L’articolo 18 serve a qualcuno, magari. Ma lasciamo perdere, io non sono un giuslavorista. E soprattutto non voglio che mi sparino“. Quanto al Jobs Act, per Caprotti l’ipotesi che la precarietà possa aumentare a causa della riforma del mercato del lavoro portata avanti dall’esecutivo “è una favola”.

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