“Preti pedofili, un’idea der Papa: braccialetto elettrònio all’uccello per vedè dove lo mettano”. La locandina del “Vernacoliere” (mensile satirico in vernacolo livornese nato 32 anni fa) dello scorso agosto non è affatto piaciuta a don Edoardo Medori della parrocchia Sant’Andrea di Livorno: il sacerdote ha così scritto al prefetto e al sindaco affinché “intervengano presso l’editore invitandolo alla prudenza e alla saggezza, come segno di rispetto per tutti, specialmente per i minori”.


Video di Emilia Trevisani 

A rivelare e a riportare integralmente l’intero carteggio che ne è nato tra editore, prefetto e parroco è stato lo stesso direttore della rivista Mario Cardinali sul nuovo numero di ottobre appena uscito in edicola: “Clamoroso a Livorno – recita la copertina – un prete scrive a sindaco e prefetto: ammonite il Vernacoliere, ha parlato dei preti pedofili!”. Lo scorso 2 agosto don Medori si era rivolto al sindaco e al prefetto: “Penso che i minori vadano tutelati a tutti i costi anche da certe locandine che stravolgono la verità di fatti e di persone e inoltre sollecitano percorsi rovinosi nella mente dei nostri ragazzi”. Locandina contro cui avrebbero puntato il dito molti genitori in “forte imbarazzo” che “non sanno e non possono rispondere a certe domande curiose dei loro figli”: don Medori sostiene di esser “stato interpellato telefonicamente da tantissime persone, tra cui medici e educatori”.

Il direttore Cardinali ha risposto per le rime: “Ammonite il Vernacoliere! Ai ragazzini non far sapere che i preti pedofili glielo puntano nel sedere” titola il nuovo editoriale. Poi va giù duro: “Non siamo più ai tempi della Santa Inquisizione, ma neppure a quelli del Papa Re”. Il direttore parla di atteggiamento “anacronistico”. L’appello di don Medori? Secondo Cardinali è l’auspicio di “un esemplare ammonimento”. Il Vernacoliere pubblica anche la risposta (13 agosto) del viceprefetto vicario Girolamo Bonfissuto a don Medori: “Credo debba ricercarsi il giusto equilibrio: restino pur salve le esasperazioni umoristiche, scanzonate e libertarie de “Il Vernacoliere”, che ha oltretutto il merito di accendere per un attimo un sorriso in lettori assai preoccupati per le estreme difficoltà del tempo presente, senza però che si trascendano determinati limiti, imposti prima di tutto dal buon senso ma anche, appunto, dall’imprescindibile esigenza della tutela dei minori”.

Sempre lo stesso giorno Bonfissuto scrive a Cardinali, allegandogli la lettera di don Medori: “Le sarei grato se volesse farmi conoscere le Sue riflessioni sulla questione sollevata”. Il direttore del Vernacoliere risponde (27 agosto) al viceprefetto ricordando che “solo alla Magistratura è dato d’intervenire sulla libera stampa ove si ravvisi un reato”. Poi conclude: “Esporrò comunque queste e altre mie considerazioni sul prossimo numero”. E il primo cittadino Filippo Nogarin? “Non ci risulta alcuna risposta del sindaco” scrive il Vernacoliere. Il botta e risposta non si è però concluso. “Sulla questione della pedofilia all’interno della Chiesa – ha dichiarato oggi (30 settembre) don Medori a Il Tirreno – sto lavorando da anni, abbiamo fatto decine di incontri in parrocchia, è un tema che mi tocca tantissimo. Tanto che se venisse a confessarsi da me un sacerdote raccontando di aver compiuto atti del genere, io non lo assolverei. E pur rispettando l’obbligo del segreto della confessione in qualche modo mi attiverei…”. Il parroco ribadisce: “Un tema delicato come questo deve essere trattato con serietà, altrimenti si fa solo confusione”.

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