Il patriarcato incasserà una nuova spintarella verso la rottamazione? Mercoledì la Camera  ha approvato la proposta di legge che abolisce la trasmissione obbligatoria del solo cognome paterno. I genitori potranno scegliere tra il cognome materno, quello paterno (o entrambi) e in caso di disaccordo la prole riceverà i due cognomi in ordine alfabetico.

Un testo che parrebbe garantire parità tra padre e madre ma che scende a compromessi con la tradizione patriarcale. Lo spiega Iole Natoli Nisi che da anni si batte per la trasmissione del cognome materno, questa legge infatti nega ai figli e alle figlie la libertà di scelta e rimuove la prossimità neonatale perché ognuno di noi viene alla luce grazie al corpo di una donna ed è con la madre che entriamo in relazione fin dalla vita intrauterina.

Un legame che esigerebbe che il primo cognome fosse quello materno ma anch’io come Iole penso che, in mancanza di meglio, questa proposta di legge è il meglio che oggi possiamo avere. Se non fosse stato per una sentenza della Corte Europea dei diritti umani che il 7 gennaio scorso ha condannato l’Italia per aver impedito ad una coppia di dare alla figlia il cognome materno, questa proposta di legge non sarebbe nemmeno arrivata  in Parlamento e quando ci è arrivata ha sollevato fortissime proteste.

La scorsa estate alcuni deputati del centrodestra hanno attaccato la legge con argomentazioni a dir poco bizzarre ma che hanno fatto vibrare le corde del maschilismo di  altri deputati del Pd, mentre alcuni deputati del M5s nascondevano il loro maschilismo con la foglia di fico del ma ci sono cose più importanti di cui occuparsi, utilissima quando si affronta il tema della parità tra donne e uomini. Il rinvio della votazione probabilmente ha evitato che il testo venisse  bocciato esponendo l’Italia al ridicolo e al rischio di ricevere una multa.  

E’ arrivato l’autunno: il conservatorismo maschilista bipartisan che abita in Parlamento  si farà sentire nuovamente con qualche colpo di coda anche a costo del ridicolo? Forza Italia, il Nuovo Centro destra, Fratelli d’Italia e Gal hanno chiesto e ottenuto che la votazione avvenisse scrutinio segreto. Se contavano sul voto contrario dei “progressisti”, alla Camera gli è andata male: con 239 voti a favore, 92 contrari e 69 astenuti è stato assestato il primo colpo ad una tradizione che faceva scomparire la matrilinearità e cancellava la  discendenza materna. Che accadrà in Senato? Riusciremo a gettare il cuore oltre l’ostacolo come scriveva Monica Lanfranco il giorno seguente il rinvio della votazione della legge e a sperare in un Paese che apra le porte ad una società più equa per le donne?

Molti sono convinti che non si tratti di una questione importante ma tutto ciò che riguarda il piano simbolico lo è, eccome! Se la questione della trasmissione del cognome paterno fosse questione di lana caprina perché in Parlamento lo zoccolo duro del maschilismo farebbe ancora tanta resistenza?

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