Il vuoto normativo sulla eterologa “non c’è”. È il presidente della Corte costituzionale Giuseppe Tesauro in una intervista a Il Messaggero a spiegare che “i centri di fecondazione assistita autorizzati possono praticare già ora l’eterologa, purché rispettino tutti quei paletti che la legge 40 ha fissato per la procreazione medicalmente assistita in generale e tutti i meccanismi di controllo pubblico previsti e magari talvolta insufficienti”. Insomma l’annuncio del governo con “il divieto dei trattamenti fino ad approvazione della nuova legge” non sembra trovare nessun appiglio giuridico. Anche se il ministro della Salute Beatrice Lorenzin,intervistata da La Repubblica, ha un parere del tutto opposto: “Secondo la lettura del nostro ufficio legislativo i centri, pubblici e privati, senza una legge non si possono muovere. Altrimenti si espongono a contenziosi e problemi giuridici, legati ad esempio alle procedure di autorizzazione. Senza legge non si può istituire un registro nazionale dei gameti, verificare la loro tracciabilità o controllare quante donazioni fa una persona in un anno. E non si può recepire la direttiva europea sull’autorizzazione dei centri. Comunque – sottolinea – sto facendo valutare se siamo in grado prendere provvedimenti intermedi, come linee guida, senza la norma parlamentare”.

Per Tesauro invece l’unico vuoto normativo riguarda “il numero delle donazioni, da colmare eventualmente con un aggiornamento delle linee guida o con norma primaria” spiega il giudice che lo scorso giugno ha scritto e depositato le motivazioni della sentenza con cui è stata l’illegittimità del divieto di fecondazione eterologa in Italia: “Avere figli è un diritto incoercibile”. “Mi rendo conto che su un tema così delicato c’è una riflessione diffusa nel Paese e non solo nel governo e nel parlamento, che ovviamente resta sovrano e che può anche scegliere di modificare o integrare la legge 40“.

Quindi a parte il punto relativo al numero delle donazioni “rimane la legge 40 che regolamenta i requisiti soggettivi, quelli oggettivi, il divieto del mercimonio e tutto ciò che è importante anche sotto il profilo civilistico; l’utero in affitto è fuori della 40 e quindi non c’entra”. Se ci fosse stato bisogno di una legge, “la Corte avrebbe dovuto dichiarare l’inammissibilità del ricorso –  osserva Tesauro -. Sul punto la sentenza è chiara, ma questo non preclude affatto un intervento del Parlamento”. Che non potrà essere un decreto che vieti, in attesa della legge votata dal parlamento, l’eterologa: “Riesce difficile immaginarlo, penso all’articolo 135 della Costituzione (quando la Consulta dichiara l’llegittimità costituzionale di una norma, questa cessa di avere efficacia dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione). 

Lo stop al decreto “lo ha deciso il consiglio dei ministri, su proposta del premier Renzi – dice Lorenzin – Ho spiegato perché c’era bisogno del decreto, ho parlato dell’urgenza di tipo sanitario e delle forti pressioni esterne. Ho proposto una soluzione pragmatica. Mi hanno chiesto se secondo me questa materia aveva una portata bioetica. Ho detto di sì e abbiamo deciso che si poteva aspettare qualche mese, perché su questi temi deve esprimersi il Parlamento. Se il governo decide che si può prendere tempo, sono d’accordo”. Sui tempi, “se c’è la volontà di andare fino in fondo e si attengono agli elementi già previsti dal mio decreto possono volerci pochi mesi. Altrimenti si sta fermi e si aspetta. Del resto questa materia in Italia è stata dibattuta anni. Un po’ di attesa in più non cambia le cose”.

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